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Recensione "Quasi Amici" di Olivier Nakache e Eric Toledano

Creato il 22 marzo 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Elena Bigoni

Cari lettori, con il beneplacido della capa, torno a saltellare dalla carta stampata alle pellicole cinematografiche per presentarvi la recensione di Quasi amici uscito in Italia il 24 febbraio e tratto dal libro autobiografico edito in italia da Ponte delle Grazie dal titolo Il diavolo custode di Philippe Pozzo di Borgo. Un film che mi ha letteralmente conquistato e che ho consigliato caldamente già alle mie colleghe di Diario. 

Titolo: Quasi Amici  Registi: Olivier Nakache, Eric Toledano  Sceneggiatori: Olivier Nakache, Eric Toledano  Distribuzione: Medusa film  Genere: Commedia  Durata: 112 minuti  Cast: François Cluzet, Omar Sy,Anne Le Ny, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet Trama: Quasi amici, ispirato ad una storia vera, racconta l'incontro tra due mondi apparentemente lontani. Dopo un incidente di parapendio che lo ha reso paraplegico, il ricco aristocratico Philippe (François Cluzet) assume Driss (Omar Sy), ragazzo di periferia appena uscito dalla prigione, come badante personale. Per dirla senza troppi giri di parole, la persona meno adatta per questo incarico. L'improbabile connubio genera altrettanto improbabili incontri tra Vivaldi e gli Earth, Wind and Fire, dizione perfetta e slang di strada, completi eleganti e tute da ginnastica.
RECENSIONE 

«Driss, mi dica, secondo lei perché la gente si interessa all'arte?» «Non lo so, è un business!» «No. Perché è la sola traccia del nostro passaggio sulla terra.» «Ma che stronzata, per 50 euro vado da Bricofer e gliene faccio venti di tracce del mio passaggio sulla terra. Ci metto anche del burro in omaggio, se vuole!» «Non dica sciocchezze e mi dia un cioccolatino.» 

Se fossi una critica − e anche una cinica − vi direi subito che questa pellicola, campione di incassi in Francia, è una favola buonista che strizza pericolosamente l’occhio al politically correct, non solo per la trama stessa che vede il nascere di un’amicizia tra due persone che vivono due mondi agli antipodi, ma anche perché sono due persone − una Bianca e una Nera − che trovano un modo di comunicare che va oltre al pregiudizi in cui molti sono incatenati. Elemento, questo, molto sentito in Francia, sono passati pochi anni dalle rivolte parigini , quando le strade della città erano messe a ferro e fuoco. Insomma, siamo molto lontani dalla realtà raccontata ne L’odio di M. Kassovitz, altro campione di incassi in Francia. Visto però che sono una normale spettatrice che ama potersi ogni tanto allontanare dalla realtà − cinica e a volte priva di futuro di queste giornate in balia della Crisi economica −, adoro vedere il mondo attraverso le lenti colorate della speranza almeno per la durata di un film che vi consiglio caldamente
Quella di Philipe e Driss è una favola, due mondi diversi che si incontrano, due mondi strani e solitari che trovano un linguaggio comune ed universale: Philipe è ricco, ha avuto molto dalla vita ma ha perso anche tanto, conosce il mondo che lo circonda, un mondo molto spesso fatto di convenienza, un mondo in cui i soldi comprano la compassione degli altri eppure grazie a Driss, ex-carcerato che vorrebbe vivere di sussidio, ritrova nuovi stimoli e un nuovo modo di vedere il mondo, riprendendo in mano le redini della propria vita.  

Un film intenso, ricco, privo di fronzoli o elementi caricaturaliLa sintonia tra sceneggiatura, regia e recitazione è così profonda da arrivare dritta al cuore. Si ride, si ride parecchio anzi, il senso di speranza che trasmette il film riesce a superare anche quei momenti della pellicola che mostrano la durezza della vita, il mondo di chi è obbligato a vivere per il resto della sua vita su una sedia a rotelle, assistito in tutto e per tutti, anche nei bisogni primari. 



Un cast eccellente e perfettamente in equilibrato brilla attraverso Omar Sy, attore che interpreta Driss. I suoi sorrisi, la sua forza, la sua divertente verve, la sua cura priva di qualunque tipo di pietà nei confronti di Philippe arriva dritta al cuore dello spettatore. Quasi amici è la strana e vera storia di un’amicizia in cui entrambe le parti subiscono un cambiamento, acquisendo una maggiore consapevolezza di se stessi e una nuova prospettiva nei confronti della vita. Il film di Olivier Nakache e Eric Toledano è una pellicola che parla di speranza, non importa ciò che si è stati, importa ciò che si farà per migliorare se stessi. Al termine del film non ho potuto fare a meno di pensare alla frase “Ciascuno è artefice della propria sorte”, trasformandola però nella frase “Ognuno DEVE essere artifice del proprio destino”. Trailer: QUI


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