Cari lettori,vi avevo già anticipato nell’anteprima pubblicata il 2 maggio scorso la grande forza drammatica di questo noir del trentaseienne scrittore francese: non sempre succede, ma dopo una lettura attenta del libro, quella forza, quella drammaticità e sono state superiori alle aspettative. Non perdetevelo, e dopo gli accenni alla trama, se vorrete, potrete trovare qualche riflessione a riguardo.Titolo originale: Modus operandiAutore: Marin Ledun Editore: Zero91 Pagine: 304Prezzo: 17,90 €Trama:L’ispettore Eric Darrieux si ritrova immerso in una inchiesta che da subito appare psicologicamente difficile. La scomparsa di un ragazzino, poi di un secondo, entrambi due studenti dello stesso istituto. Il romanzo è ambientato nel quartiere grenoblino di Eaux-Claires, lo stesso nel quale Darrieux è cresciuto; quel quartiere da sempre luogo di immigrazione italiana che verrà battuto in ogni angolo, al quale verrà fatta una vera e propria autopsia, scavando nel profondo dei suoi abitanti. Quelle indagini viscerali porteranno alla verità grazie ad un lavoro di maieutica che lo stesso Eric compirà a sua insaputa su se stesso. È facile affezionarsi al personaggio di Eric Darrieux, uno sbirro che ama il proprio lavoro, che mette anima e corpo nelle ricerche, che lavora nell’ombra in aiuto dei colleghi e con una storia affettiva complicata che lo vede diviso tra l’amore incondizionato per le proprie figlie e la moglie e quello carnale e forte verso la collega Catherine. Un ispettore attaccato al collo della bottiglia che alterna a brevi attimi di coscienza e lucidità fasi in cui l’alcol lo porta tra le nebbie delle scoperte e i fumi indefiniti del passato. Poi, una terza fuga. L’ipotesi di rapimento avanza rumorosa e pesante galoppando nella mente di Eric, mescolandosi alla paura e ai a vaghi tormenti. L’incertezza di una pista che risulta sempre troppo indefinita attraversa un thrillerpsicologico che mette in luce il rapporto tra aggressore e vittima. Prevale il gioco macabro e crudele di deresponsabilizzazione del primo che impedisce al secondo di sentirsi libero per sempre. RECENSIONESono passati i tempi in cui i generi letterari si dividevano in “alti” e “bassi” o popolari: il “giallo”, il noir o più genericamente il romanzo poliziesco è entrato a far parte della letteratura con la L maiuscola – ovviamente con le dovute distinzioni qualitative per autore e singolo libro – anche quando a dirigere le indagini nella trama non è più il raffinato detective dotato di pipa o l’anziana signora stravagante (ed ogni riferimento non è puramente casuale). Ma ho parlato di distinzioni, non tutti i romanzi polizieschi e quando si tratta di romanzi come Quasi innocenti di Ledun, ci troviamo veramente di fronte ad un libro che sconvolge tutte le aspettative.
Lo stile dello scrittore non lascia riprendere fiato: si passa da un narratore in prima persona, un ragazzino, ad uno onnisciente che scava nella sofferenza di Eric Darrieux, ne legge i pensieri e descrive le sue azioni al presente, come una telecamera che riesca a captarne contemporaneamente stati d’animo ed azioni quotidiane.
Come già capitato per altre recensioni dove il mistero e l’indagine la fanno da padrone (seppur differentemente da questo caso), non è opportuno da parte del recensore (pur modesto che sia, come me) svelare altri clues, altri indizi e privare il lettore del gusto di scoprirli da sé. L’ispettore Darrieux torna nel quartiere della sua infanzia per indagare sulla scomparsa di tre ragazzi neanche adolescenti: Clément, Eva e Mélanie. Non vado oltre nei dettagli ma ciò che mi preme sottolineare, come già si legge, sempre nella trama, è che la profondità e la crudezza - bisogna dirlo - di questo romanzo vanno oltre lo squallore e la gravità del crimine in genere, figuriamoci quando ci si imbatta in un sospetto caso di pedofilia; vanno oltre anche l’immagine devastata dell’investigatore alcolista, roso non dalla corruzione, ma da tutte le bassezze che ha dovuto fronteggiare durante la sua carriera, da tutto quel “tanfo di morte” che aleggia sulla sua Grenoble, amata ed odiata al contempo. Anche lui è “quasi innocente”, lo sono tutti, nel romanzo: la maggior parte di loro non per aver commesso crimini (come ci si aspetterebbe), ma per aver nascosto a se stessi una verità, per aver vissuto virtualmente avvenimenti che forse sono frutto solo di una propria proiezione mentale. Sono personaggi “buoni”, alcuni di loro: non eroici anzi pieni di difetti, colpevoli di aver rimosso altri tipi di crimini che manipolano la memoria e creano nuove immagini illusorie. Una segreteria con un “occhio rosso” che lampeggia e che registra messaggi di richiesta di aiuto da parte di un bambino, le cantine dello stabile di Eaux-Claires dove Darrieux ha trascorso la sua infanzia; ed ancora, ragazzini che scompaiono, abitanti del quartiere che rilasciano testimonianze restie se non piene di menzogne, colleghi dell’ispettore invischiati, pare, in faccende piuttosto losche e barboni come informatori. Questo sembra essere lo scenario dove toccare il fondo per risalire, poi, attraverso le indagini: ma il fondo, quello vero, dovrà toccarlo Eric, e non per aver commesso alcun crimine: sarà un lavoro di auto-analisi del profondo, quello che inconsapevolmente l’ispettore si ritroverà a dover affrontare, una indagine interiore che specularmente corrisponde, forse, a quella svolta all’esterno, per le strade e gli interni di Grenoble… Ma già ho detto troppo: spero invece di avervi sufficientemente confuso le idee, in modo da permettervi di affrontare con estrema curiosità (ed anche con un certo coraggio, perché ce ne vuole) questo libro appassionante. L’AUTOREMarin Ledun (Aubenas, 7 maggio del 1975) nel 1993 iniziano i suoi studi di Scienze Economiche a Grenoble conclusi con una tesi di dottorato in Scienze Umane e Sociali sul tema delle nuove tecnologie nella vita politica. Scopre la gioia della paternità e nel 2000 diventa ricercatore in un centro di Ricerca & Sviluppo a Grenoble. E' autore di romanzi, articoli e saggi di ricerca, pittore e chitarrista.
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Recensione "Quasi Innocenti" di Marin Ledun
Creato il 12 giugno 2011 da Alessandraz @RedazioneDiarioPotrebbero interessarti anche :