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[Recensione] Quel che resta di te – Keith Gray

Creato il 21 agosto 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Quel che resta di te – Keith GrayTitolo: Quel che resta di te
Autore: Keith Gray
Editore: Piemme
Traduttore: Simona Brogli
ISBN: 978-8856609417
Num. Pagine: 292
Prezzo: 15.00€
Voto: [Recensione] Quel che resta di te – Keith Gray

Trama:
Dopo il funerale ipocrita e deprimente di Ross, Kenny Sim e Blake sentono di dover fare qualcosa di speciale per il loro migliore amico. Rubano così l’urna contenente le sue ceneri e affrontano 261 miglia per portarla in uno sperduto paesino della Scozia. Era il viaggio che Ross avrebbe da sempre voluto fare. Durante questo rocambolesco percorso, i tre ragazzi realizzeranno l’effetto che l’amico ha avuto sulle loro vite e quanto ancora conti per loro, ma dovranno anche confrontarsi con una sconvolgente verità che nessuno di loro aveva voluto vedere.

Recensione:
L’incipit di questo romanzo mi ha interessata fin da subito: il funerale di un ragazzo, tre inseparabili amici, la voglia di riscattare la sua memoria e decidere di rendere il suo ricordo indelebile e allo stesso tempo di realizzare uno dei desideri della sua vita che quindi li spinge a rubare l’urna che contiene le sue ceneri e intraprendere un viaggio in treno che li condurrà a Ross – il nome del loro stesso amico – tra peripezie e disastri.
Insomma, l’inizio non è forse dei più innovativi ma di certo è sempre una formula che funziona, soprattutto quando i protagonisti sono giovani e sanno cacciarsi nei guai, e anche quando si ha la prospettiva che tra le pagine si nasconda una bella narrazione e una storia più profonda di quanto pronosticato.
Ecco, purtroppo in questo romanzo non ho trovato nulla di quest’ultimo appunto.
Lo stile è liscio, gentile e leggibilissimo, giovanile ma senza mai scadere nell’infantile o nell’ostentazione di un qualche slang, è scorrevole e accattivante, puro; le vicende sono raccontate in prima persona – forse in alcuni punti peccano un po’ di assenza di pathos anche quando servirebbe, ma non è una grossa penalizzazione – facendo vivere quell’avventura con gli occhi di Blake.
La cosa che non mi è piaciuta granché è stata l’esagerata semplicità del tutto, e il finale.
Mi spiego: leggendo la quarta di copertina è quasi automatico aspettarsi qualche rivelazione, un approfondimento psicologico non indifferente, ci si attende che qualcosa nel climax della storia venga spezzato, cambiato dal conoscere un avvenimento di cui i protagonisti non erano al corrente, in modo da mutare non solo i loro pensieri ma anche il loro modo di vedere le cose, la situazione, il defunto stesso. In Quel che resta di te più o meno è successo, ma… in modo piuttosto superficiale.
Mi sono stupita di quando, nell’apprendere una notizia che ha sconvolto tutti e tre, ci sia stata una baruffa e nient’altro, e a poche pagine dal finale, senza dare al lettore il tempo di capire, di assimilare sensazioni, emozioni, che peraltro non sono mai state analizzate.
È successo e basta, in pratica, e mi ha deluso questa noncuranza per un particolare che invece avrebbe dovuto essere il fulcro della storia stessa; tutta l’avventura dei tre amici è sfumata in un attimo, nessuna riflessione, nessuna introspezione, nessun approfondimento, è stato così e basta.
So che nella vita molte cose in effetti si svolgono così, ma da un romanzo mi sarei aspettata qualcosa in più, qualcosa che lasciasse il segno, qualcosa che imprimesse nella mente di chi ha sfogliato pagina dopo pagina almeno un ricordo della vicenda, e invece no, nient’altro che un po’ d’amarezza e poche parole da dire.
Se si vuole scrivere un romanzo per lasciare il lettore tale e quale a quando aveva cominciato a leggere, tanto valeva non scriverlo nemmeno.


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