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Recensione "Re di Bastoni, in Piedi" di Francesca Battistella

Creato il 05 febbraio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Re di Bastoni, in Piedi" di Francesca Battistella

Pubblicato da Germana Maciocci Cari lettori, ecco a voi un romanzo che ho ricevuto "a sorpresa", grazie all'interessamento dell'amica e collega blogger di Diario Elisabetta Bricca. Un piccolo gioiello di fiction moderna, un giallo / noir ironico e profondo che Scrittura & Scritture ha pubblicato lo scorso maggio: ecco a voi Re di bastoni, in piedi di Francesca Battistella. Enjoy!!!
Titolo: Re di Bastoni, in Piedi Autore: Francesca Battistella
Editore: Scrittura & Scritture
Collana: Catrame
Uscita: maggio 2011
Pagine: 269 Prezzo: 12,50 Euro Trama: Sogni premonitori che puntualmente si avverano, il futuro letto nelle carte da gioco: questa è Maricò, proprietaria di Casa Serena, una pensione che tra i suoi ospiti fissi vede don Cecè Tarallo, ’o femmeniello. 
E proprio a lui le carte di Maricò riservano un tenebroso messaggio… Ma don Cecè, di lì a poco, muore e lascia a Maricò una scomoda eredità, racchiusa tra le pagine di quaderni che rivelano terribili fatti di sangue. La lettura dei quaderni si intreccia coni sogni di Maricò, le scombina le carte, e la fa precipitare in un vortice di eventi che la portano ad incontrare politici, avvocati e camorristi, tutti legati a filo doppio tra loro e a “certe strane morti del Nord”. L’arrivo alla pensione dell’affascinante Raoul Zanardi, commissario della Direzione Investigativa Antimafia, travolgerà ancora di più Maricò nel segreto di don Cecè. Il Re di bastoni, in piedi corre sul doppio binario del giallo e del noir.
RECENSIONE Napoli, anni ’80. Mentre la bella e tormentata capitale partenopea si divide tra la speranza e il sogno del mito di Maradona e l’incubo della lotta per la supremazia sulla città delle famiglie camorriste, Maria Consiglia, per tutti Maricò, è una tranquilla donna di più di trent’anni che gestisce insieme all’anziana e vivace zia Cettina la piccola pensione ereditata dai genitori. Casa Serena offre ai suoi ospiti – maestre fuori sede, un milanese “doc” emigrato ormai da decenni la garanzia di vitto e alloggio a buon prezzo insieme al calore – e alle piccole beghe – di un ambiente a conduzione familiare. 


Maricò è una ragazza all’apparenza semplice e di buon carattere, che si dedica anima e corpo al suo lavoro e che la sera a letto preferisce la compagnia di un buon libro, ma anche nel suo cuore albergano speranze e segreti: non è una Cenerentola rassegnata, piuttosto una donna che pensa con la sua testa e che sa dosare la sua impulsività. La sua vita è però turbata da qualche tempo da strani sogni che si riveleranno in seguito premonitori. Alcuni di questi sogni l’angosciano: sente un bambino piangere e non può aiutarlo, avverte la presenza di un “uomo nero” che impesta con la sua malvagità l’aria che la circonda. Ma altri la rassicurano – quelli durante i quali avverte forte la presenza della madre a proteggerla e sostenerla – per cui è certa che, qualsiasi difficoltà dovrà affrontare, ne uscirà sana e salva. Quello che teme, è che non sa ancora a quale prezzo. 
Al “soprannaturale”, o come lo si vuole chiamare, Maricò è abituata: è infatti in grado di leggere il futuro nelle carte. Una sorta di affettuoso “rito” settimanale si svolge in particolare la domenica sera, quando la donna legge le carte al suo ospite più affezionato: don Cecè, detto “o’femminiello” a causa delle sue dichiarate preferenze sessuali, vissute sempre con discrezione. Uomo ormai anziano, molto distinto, che è a pensione a Casa Serena da quando Maricò era bambina, ha contribuito alla evoluzione affettiva e culturale della ragazza, che lo considera ormai una presenza rassicurante nella propria vitaRassicurante per Maricò è anche il fatto che a don Cecè escono sempre buone carte, da quando ha iniziato a leggergliele. Ma una domenica sera i suoi sogni più terribili si materializzano nella sua realtà quotidiana, quando a don Cecè "esce" la carta del Re di bastoni in piedi, che rappresenta un uomo pericoloso dal quale bisogna guardarsi. Maricò naturalmente non sa chi potrebbe essere mai nemico di don Cecè, che durante tutta la sua vita non ha mai fatto del male a nessuno, ma quest'ultimo sembra averne un'idea, e quando dopo poco tempo viene a mancare, lasciando alla ragazza i suoi quaderni di memorie, Maricò viene a conoscenza di fatti accaduti molto tempo prima, alcuni veramente drammatici, come la scomparsa di un bambino quando don Cecè era ancora giovane, mai più ritrovato, e degli orribili segreti che si celano invece dietro i volti apparentemente rispettabili di alcuni personaggi pubblici che Maricò conosce da sempre.
La stanza di don Cecè viene nel frattempo occupata dal misterioso poliziotto Raul Zanardi, romagnolo, che è stato inviato a Napoli per indagare su strane morti avvenute in Nord Italia e che sembrerebbero legate a giochi di potere interni alla camorra. I lettori non più tanto giovani ricorderanno infatti che a metà degli anni ottanta, tra l'altro, con il famigerato don Raffaele Cutolo in prigione, la camorra è in corso di riorganizzazione e le varie famiglie fanno a gara per prendere il controllo di appalti pubblici e aree urbane, combattendo una vera e propria guerra sanguinosa che farà diverse vittime tra pregiudicati e poveri innocenti. 
Il personaggio di Zanardi, descritto come uomo di bella presenza e piuttosto sagace,  oltre a costituire il perfetto principe azzurro per Maricò,  soprattutto secondo zia Cettina, che a quanto si dice, si dice abbia vissuto una giovinezza tutt'altro che casta  la proteggerà anche da coloro che, essendo a conoscenza dei pericolosi diari di don Cecè, minacceranno con parole e fatti la nostra eroina, sconfiggendo il Re di bastoni in piedi grazie anche alla collaborazione non solo dei cosiddetti "buoni", ma anche di un "cattivo" sui generis che aveva tanto amato don Cecè.
C'è da dire infatti che tutti i personaggi di questo romanzo sono ben definiti, caratterizzati, a più dimensioni, e agiscono in coerenza con il carattere che l’autrice ha scelto per loro e con l'epoca nella quale sono stati situati. Eventuali “colpi di scena” e prese di posizione messe in atto quindi possono al massimo sorprendere il lettore e dare movimento alla trama, senza forzature. Notevole a questo proposito, per esempio, la sorella di Maricò, Fausta, sposata e con quattro figli pestiferi, una femmina tutta drammi e piagnistei, la quale si annoia perché conduce una vita agiata e si agita alla ricerca di qualcosa a cui pensare una vera attrice mancata, magistralmente descritta dall’autrice in atteggiamenti e gestualità veramente spassosi, atti a far pagare a tutti coloro che la circondano la piattezza del suo carattere. 
In considerazione delle mie impressioni sopra descritte, e alla narrazione su più livelli sui quali si è basata sapientemente l'autrice, non mi sento pertanto di condividere l’opinione di chi ha descritto lo stile di questo romanzo come “leggero”. Si può affermare, e perdonatemi il gioco di parole, che Francesca Battistella scrive senza ombra di dubbio “con stile”: è vero che nel suo libro non c’è ombra di morbosità, soprattutto quando tratta argomenti drammatici, come la morte di una persona cara, o altri inconcepibili come la violenza della criminalità organizzata e della mostruosità pedofila. È vero anche che la parte “romantica”, le frasi che descrivono la storia tra Zanardi e Maricò, non è mai leziosa, e che quando la protagonista si trova a dover affrontare eventi inspiegabili, non ha certo le reazioni un’eroina da paranormal romance post-adolescenziale. 
L’impressione che deriva dalla lettura di Re di bastoni, in piedi, è quella di un romanzo concreto e impegnato, strutturato con arte, che non lascia nulla al caso e che vuole interessare il lettore senza invischiarlo in descrizioni infinite e ridondanti, e pertanto estremamente scorrevole e di facile lettura. Frasi brevi, semplici, la giusta quantità di parole ben piazzate e vi ritroverete a sghignazzare o a rabbrividire per l'orrore.  L’esperienza della Battistella nel mondo del teatro e della televisione si avverte e in questo caso costituisce un plus a beneficio del testo, che a mio avviso potrebbe dar spunto senza problemi per una fiction di buona qualità. Un giudizio pertanto totalmente positivo per questo romanzo: consigliatissimo. Complimenti quindi a Francesca Battistella per le sue notevoli doti di autrice e alla casa editrice Scrittura & Scritture per la scelta.  Un’ultima nota per coloro che leggeranno i giudizi di coloro che, anche se con intenzioni tutt’altro che dannose ma comunque un po’ polemiche, hanno incentrato le loro recensioni, sulla “napoletanità” di questo libro: si tratta di un libro scritto in italiano, non in dialetto, anche se si fa riferimento a piatti tipici della cucina partenopea, ma vengono descritte situazioni socio-politiche (alcune per fortuna, altre per disgrazia), comuni in tutta Italia. Chi dovesse mai tradurlo in un’altra lingua, non avrebbe difficoltà, per intenderci. Che poi Raul Zanardi ricordi un po’ il Maresciallo di De Sica in “Pane Amore e Fantasia” – e zia Cettina la fantastica Tina Pica,  vivaddio! In questo caso si tratterebbe solo di un romanzo scritto in stile Italiano  con la “I” maiuscola, utilizzando ancora una volta il termine “stile” come sinonimo di “alta qualità”. Non temano quindi i lettori “nordici” o quelli stranieri, buttatevi a capofitto e volentieri nella lettura di Re di bastoni, in piedi. Non ve ne pentirete.
L'autrice: vive sul Lago D’Orta. Ha collaborato come traduttrice per l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli e ha lavorato come addetta alle pubbliche relazioni ed editor presso la Innovare S.r.l. del Gruppo Banco di Napoli. Attrice di cinema e di teatro di avanguardia negli anni ’70 e ’80, ha un brevetto di pilota di aereo e una grande passione per la scrittura e per i viaggi. Ha già pubblicato “Gli esuli” (2004), Il parco delle meraviglie (2006).

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