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Recensione "Sherlock Holmes e i tesori di Londra" di Tracy Revels

Creato il 06 agosto 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Stefania Auci

 

Cari lettori,
è stato pubblicato dalla Gargoyle Books un romanzo particolare, che ha tutti i numeri per diventare una perfetta lettura estiva, un mash up in cui trovano posto il voodoo, l'Inghilterra vittoriana, fate, fantasmi e una meravigliosa storia di amicizia. Protagonisti? Sherlock Holmes e John Watson. Questo volume, pubblicato in inglese con il titolo di Shadowfall, è stato seguito da un secondo, Shadowblood, pubblicato in Gran Bretagna a marzo 2012, dalle tinte più gotiche e dark e ambientata nel mondo della stregoneria. Personalmente, sono curiosa di leggere questo secondo volume poiché il primo mi ha intrigato e divertito, anche se ha lasciato delle perplessità che descriverò successivamente. 

Trama:  
Dove sono finiti i corvi della Corona, la Pietra di Londra, il Cuore di San Giorgio, ossia i principali tesori della capitale britannica di fine Ottocento? Esiste un collegamento tra questi furti e la raccapricciante serie di trafugamenti di cadaveri avvenuta nel Cimitero di Highgate, a cominciare dalla sparizione delle spoglie di una giovane americana creola? Alla Regina Vittoria e agli esponenti più importanti dell’establishment politico non resta che affidarsi a Sherlock Holmes. Ma se questa volta il celebre investigatore non fosse estraneo all’intricata vicenda? E se il suo metodo d’indagine, fondato sulla serrata applicazione della logica e sulla rigorosa osservazione, non bastasse a risolvere il caso?

RECENSIONE In questi mesi si assiste a un revival della figura dell’investigatore per eccellenza. Grazie alla serie televisiva della BBC, al film di Guy Ritchie e alla nuova versione americana (con scelte discutibili quali un Watson donna. Sic!), la figura di Sherlock Holmes sta tornando prepotentemente alla ribalta. Il romanzo di Tracy Revels si distacca dai pastiches e dagli epigoni del grande Conan Doyle per seguire una strada che appare, prima facie, antitetica rispetto ai caratteri salienti che hanno reso questo personaggio così amato. Sì, perché scenario del mondo de “I tesori di Londra” è il mondo Fairie

Londra è minacciata da poteri oscuri che rubano quanto è legato – per tradizione o superstizione – alla fondazione della città e alla monarchia. Spariscono i corvi della Torre di Londra, le salme da Highgate, la pietra di Londra, il cuore di San Giorgio, tutti oggetti che, a vario titolo, sono collegati alla stabilità della capitale inglese. L’autrice rielabora le doti di Holmes  logica, capacità di osservazione, acume critico – reinventandoli in chiave magica. Le sue straordinarie doti umane sono potenziate dalla sua origine magica poiché egli, come il cinico e arrivista fratello Mycroft, è originario dal mondo delle fate. In questa dimensione parallela alla nostra convivono forze benefiche e positive assieme a orrori indicibili, e sono questi ultimi a minacciare la stabilità dell’equilibrio tra queste dimensioni. 

Con la collaborazione di Ipazia, resa immortale da una maledizione, e con il placet di Titania, regina delle fate, Sherlock affronterà le divinità del voodoo che tentano di alterare l’equilibrio tra il giorno e la notte, tra la vita e la morte. E per fare ciò dovrà rivelare la sua vera natura a John Watson, il suo fraterno amico: perché Sherlock è un mago potentissimo, capace di affrontare poteri oscuri ogni oltre immaginazione.


Il plot di fondo è sicuramente particolare: da sherlockiana convinta, ho affrontato questo testo con più di una punta di scetticismo, ma la narrazione piacevole e lo stile abbastanza retrò mi hanno intrigato. Vinta (e affascinata) ma non convinta poiché lo iato tra il protagonista del Canon e il personaggio di Sherlock del romanzo è, almeno in alcuni punti, molto forte. Mentre l’investigatore di Conan Doyle rimane freddo ed enigmatico, dotato di una ferrea logica basata sull’osservazione sulla scienza, l’Holmes della Revels adopera spesso le sue doti magiche per aggirare quegli ostacoli che avrebbe potuto risolvere con impegno e deduzione. La figura che invece è maggiormente aderente al Canon è certamente John Watson e così pure il legame tra i due, che rimane saldo, basato su una forte fiducia reciproca. Il cronista di Baker Street è lucido, forte, dotato di quell’incredulità che lo rende vicino al lettore e ne rappresenta una sorta di filtro critico. Watson non accetta facilmente che il suo amico e compagno sia in realtà un mezzosangue del mondo Fairie, così come mantiene un invidiabile sangue freddo negli scontri con le creature del mondo magico che oltrepassano i confini della dimensione dell’ombra. 
Particolarmente interessante è poi il ruolo di Ipazia: filosofa greca e studiosa messa a morte per le sue teorie, la donna è adesso custode della più grande biblioteca magica esistente, oltre che un’alleata preziosa per i due investigatori. Questa figura mescola dei tocchi di Lara Croft a una sagacia e un acume che riportano alla memoria lo Sherlock del Canon: una scelta voluta e determinata dal fatto che è stata la docente del giovane Holmes. Una lettura piacevole e originale, di qualità superiore per la scrittura e lo stile rispetto ai volumi di molti epigoni che si trovano sugli scaffali in questo periodo, sempre tenendo conto che si tratta di un volume insolito e decisamente out of Canon.  Se lo consiglio? Sì. E', come ho già detto, un romanzo particolare, adatto a chi ama le contaminazioni e il fantastico di buon livello. Un delizioso racconto per l'estate che non vi lascerà delusi.


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