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Recensione "Sixta pixta rixa xista" di Elena Vesnaver

Creato il 17 ottobre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
ho avuto l'occasione questa settimana, grazie allo spirito di iniziativa e soprattutto alla gentilezza della scrittrice Elena Vesnaver, di leggere il racconto Sixta pixta rixa xista, già pubblicato da Magnetica Edizioni nel 2007 e da pochi giorni riproposto da Edizioni di Karta in formato elettronico. Ho pertanto il piacere di presentarvi le mie impressioni riguardo questa storia di stregoneria e inquisizione, ma soprattutto di amore e di profonda femminilità. Enjoy!
Titolo: Sixta pixta rixa xista Autore: Elena Vesnaver Editore: Edizioni di Karta Pagine: 59 Prezzo: 2,99 Euro
Uscita:19 settembre 2011
Trama:  Sixta pixta rixa xista di Elena Vesnaver; un titolo misterioso e impronunciabile che rimanda a un’antica formula per scacciare le streghe. Streghe reali, antiche, nostrane. Ambientato nel Friuli del 1647 e ispirato a fatti realmente accaduti, il romanzo racconta di Luzie, che come sua nonna, comunica con la natura; del pericoloso incontro con un inquisitore; di un amore. Autentico, feroce, poetico e impossibile. Fatto di piccoli gesti, sguardi cenni e un solo, unico bacio.

RECENSIONE
Un cuore innamorato non riesce a sopportare gli scherzi, i sorrisi e le risate, un cuore innamorato non può accettare le strizzate d'occhio e i motti di spirito, un cuore innamorato preferisce l'odio, perferisce il male, il dolore, un cuore innamorato se lo squarti ti ringrazia e ti ama ancora di più. ma un cuore innamorato non è buffo e le facezie lo possono far arrabbiare e diventare cattivo....
La citazione appena fatta può essere adatta alle "clienti" di Luzie, che farebbero veramente di tutto per ottenere l'amore dell'uomo desiderato, anche utilizzando mezzi poco leciti o quantomeno piuttosto non convenzionali. Ma lei è una giovane donna che ignora la propria età e va in giro per il suo paese, Cormòns, a dispensare la sapienza tramandatole dalla nonna, facendo nascere bambini e curando malattie, i capelli corti al vento, il cuore leggero e la risata pronta. E' l'anno 1647 e ci troviamo in un piccolo paesino del Friuli. Il racconto inizia cinque giorni prima dell'Epifania, e vede Luzie alle prese con le faccende quotidiane, che per lei significa portare al pascolo le capre e prendersi cura del suo gatto ma anche dedicarsi a riti misteriosi e alla raccolta di erbe da utilizzare per i suoi filtri e medicine. Luzie è alla fine quella che antropologicamente parlando potrebbe definirsi al giorno d'oggi una guaritrice, ma nella sua epoca e nella ristrettezza del suo piccolo mondo viene chiamata strega. La maggior parte dei suoi compaesani, compreso il curato, convivono con la sua originalità e approfittano in molti delle sue doti. Altri, come Berto, contadino con la fama di cacciatore di streghe, si divertono ogni tanto a stuzzicarla, niente più. 
Ma è proprio a causa di Berto e di altri suoi compari che arriva a Cormòns nientemeno che un inquisitore. La prima ad incontrarlo è proprio Luzie, che dal primo sguardo capisce subito che il suo destino è legato al misterioso uomo dai capelli corvini e che da quell'incontro dipenderà il corso che dovrà prendere la sua vita. Quasi in risposta alla pesante croce d'oro che il prete indossa, prova della sua autorità e del potere della Chiesa di Roma, Luzie appende sul suo cuore innamorato una croce di sorbo e si lascia andare completamente al sentimento,  ignorando presentimenti e avvertimenti, volgendo verso la sua tragica, inevitabile fine, in una danza libera e liberatoria, coraggiosa e bruciante come la sua passione. 
- Ne valeva la pena Luzie? Tacque. Era la stessa domanda che si era fatta da sola. Cosa vuol dire, ne valeva la pena? Esiste una bilancia, un peso, una misura? E se c'era una bilancia, cosa poteva mettere, lei, sul maledetto piatto? Sguardi, parole, quattro dita che la sfioravano, un cuore colmo che cantava, anche in quel momento e un bacio. Un bacio. Il bacio. Quel bacio. Dio mio, quel bacio. Luzie tirò su con il naso. Sì, che ne era valsa la pena, fosse stato anche solo per quel bacio.

Grazie allo stile che mi ha ricordato quello di Chiara Palazzolo di Nel bosco di Aus, pulito, scorrevole, evocativo, questo racconto, letto tutto d'un fiato, mi ha letteralmente conquistato. La storia di Luzie, ispirata da fatti veramente accaduti nell'entroterra friulano del diciassettesimo secolo, punta dritto al cuore del lettore con linguaggio schietto e poetico insieme, narrando la storia di una donna semplice, una figlia della natura, che vive seguendo le proprie emozioni,  nel bene e nel male - e soprattutto non ha paura di vivere. Una lettura vivamente consigliata, in questo tiepido inizio d'autunno, a chi ama le storie che fanno vibrare l'anima.
L'AUTRICE: Elena Vesnaver nasce a Trieste il 21 febbraio 1964 e attualmente vive a San Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone. Lo scrivere fa da sempre parte della sua vita professionale, infatti inizia scrivendo testi originali e adattamenti per la sua compagnia teatrale. Amante della cosiddetta letteratura “di genere”, preferisce scrivere noir e thriller, con qualche sortita nella letteratura per ragazzi. Dal 2000 tiene corsi di lettura critica e ad alta voce e di scrittura creativa sia per adulti che per ragazzi.

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