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Recensione "Stoner" di John Williams

Creato il 09 giugno 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Stoner" di John Williams

Pubblicato da Mel Cari lettori,
oggi parliamo di un libro dallo strano destino, che ha fatto un lungo giro a zonzo nella storia della letteratura, prima di affacciarsi con timidezza nell'Olimpo dei testi di valore.
Stoner di John Williams è stato pubblicato per la prima volta nel 1965, per poi essere riscoperto dalla New York Review Books Classics nel 2003. Fazi ce lo ripropone con l'altisonante postfazione di Peter Cameron, che lo definisce un "miracolo letterario".

Titolo: Stoner

Autore: John Williams Traduttore: Stefano Tummolini
Casa Editrice: Fazi Editore
Collana: I narratori
Pagine: 332
Prezzo: € 17,50
Trama William Stoner nasce in una piccola fattoria del Missouri nel 1891. E' lui il nostro protagonista, ma è anche quello che tempo fa Svevo denominava "inetto": un uomo che si lascia vivere, che segue con costante opacità il flusso della vita, senza lasciarsi trasportare dai quei bianchi e neri che la rendono speciale. Il padre, contadino che ha lavorato con fatica una vita intera, decide di mandarlo alla facoltà di Agraria dell'università della Columbia, affinché possa trarre il massimo dal lavoro della terra, che ormai non dà più gli stessi frutti. Stoner, non entusiasta, durante un corso proforma di letteratura inglese si accorge di essere fortemente attratto da questa materia e di volerla rendere l'oggetto principale dei suoi studi. Cambia di nascosto la facoltà, si laurea e inizia la sua carriera accademica da insegnante. Da questo momento in poi la sua vita va avanti con lentezza verso alcuni grandi e piccoli drammi: si allontana costantemente dai genitori, sposa una donna accorgendosi poi dopo di non amarla, s'innamora a quarantatré anni di una studentessa, Katherine Driscoll, e, per paura di uno scandalo, tronca l'unica relazione che gli aveva fatto battere il cuore per davvero, conduce una carriera senza gloria, restando eternamente ricercatore e morendo, nel 1956, senza essere ricordato, se non da pochi studenti.
RECENSIONE Questo romanzo - che per alcuni elementi è stato considerato autobiografico da parte della critica - ruota intorno alla vita di un mediocre ricercatore universitario. Come Cameron sottolinea nella postfazione, "non sembra materia troppo promettente per un romanzo". Eppure John Williams dà vita a una storia "appassionante, profonda e straziante".
A Stoner ci si affeziona. Non lo si fa per delle grandi gesta o per la forza dei suoi sentimenti. Lo si segue nei piccoli e lenti passi della sua vita con l'affetto di chi impara ad ammirare la sua caparbia tranquillità, la sua testarda solitudine.
Il protagonista del romanzo di Williams non chiede molto alla sua esistenza: segue solo con rigore la passione per la letteratura inglese e riesce ad accontentarsi di una vita da gregario, in nome della pace e di qualche piccolo e fugace scampolo di felicità.
William Stoner conduce un'esistenza desolata e triste, ma senza ripensamenti ed esitazioni. Nonostante a volte faccia rabbia la sua passività e il grigiore con cui si limita a costeggiare la vita, il lettore non può fare a meno di essere colpito dalla sua mitezza e dall'incapacità di reagire con vigore a questo mondo spietato che sembra non accorgersi di lui.
E' l'antieroe, l'opposto del sogno americano, l'uomo chiuso in una bolla. Ma proprio questo inetto che Svevo aveva bocciato e condannato senza riserve, John Williams lo assolve per integrità morale e lo rende amabile agli occhi di un lettore che si commuove per la sua onestà e per quella palese volontà di non reagire al fallimento con l'aggressione e la rabbia nei confronti del prossimo.
Stoner vive con costanza una linea retta senza picchi, una vita lenta e senza curve: il segreto dell'appagamento è, però, proprio in quelle improvvise salite e discese che la realtà ci mette davanti e che dobbiamo avere il coraggio di affrontare. Resta, quindi, forte, in chi vive sulla pelle le sue vicende, la delusione per lo strato di cronica infelicità che il protagonista di questo romanzo porta con sé fino alla fine dei suoi giorni. L'autore
John Edward Williams nacque il 29 agosto del 1922 in Texas, per la precisione a Clarksville, comunità rurale nel nord-est del paese. 
Dopo diverse esperienze in giornali e stazioni radio e dopo un infelice tentativo al college, si arruolò nel 1942 nell’Army Air Corps, combattendo durante la guerra come sergente in India e Birmania. Proprio in questo periodo scrisse la prima bozza del suo primo romanzo Nothing but the night, pubblicato nel 1948. Iscritto all’università di Denver, si laureò alternando allo studio anche la sua attività di poeta. Nel 1950 si trasferì alla University of Missouri, dove insegnò e ottenne un dottorato di ricerca. Nell’autunno del 1955 Williams assunse la direzione del programma di scrittura creativa presso l’università di Denver. Da questo momento in poi pubblicò diversi romanzi: Crossing Butcher nel 1960, Stoner nel 1965 e Augustus nel 1973, testo, quest'ultimo, che gli valse il prestigioso National Book Award. Dopo il pensionamento nel 1985, si ritirò con la moglie a Fayetteville, Arkansas, dove morì il 3 marzo del 1994 per insufficienza respiratoria, lasciando incompiuto il suo quinto romanzo, The sleep of reason.

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