- What do you see now, when you look at me?
- What do you think I see?
- Death”.
Questo quarto episodio di The Affair ha portato lo show su un livello completamente nuovo. Pur tenendo fede all’idea originaria di rappresentare una storia da due punti di vista diversi, in questa puntata Noah ed Alison sono gli unici protagonisti e, questa volta, il racconto di Alison si innesta subito dopo quello di Noah.
C’è chi ha trovato questa puntata necessaria ma prematura per via della totale assenza di ogni altro personaggio, mentre c’è chi non ha apprezzato la narrazione consequenziale piuttosto che corrispettiva.
Non mi schiero con nessuna delle due posizioni, ma non sono in totale disaccordo con esse. Sicuramente quella degli autori di incentrare il quarto episodio della prima stagione solo sui protagonisti è stata una mossa azzardata, ma apprezzabile. Sebbene anche io abbia avvertito l’assenza delle rispettive famiglie, soprattutto nella prima parte, andando avanti con la visione ho compreso la scelta: questa parte del racconto è cruciale e dare spazio ad altri sarebbe stato dispersivo. Per quanto riguarda il cambiamento di format, invece, sono in disaccordo: la serie si è già dimostrata capace di innovarsi, di presentarci una stessa idea in forma diversa, e questo è un punto di forza.
Soprattutto perché, sebbene le storie si susseguano, alcuni episodi si ripropongono nelle due parti con le solite discrepanze sottili ma determinanti. Quella che mi ha colpito di più, e che credo sia molto importante, riguarda la scena in spiaggia in cui Alison racconta a Noah la storia delle voci dei relitti. Noah, i cui ricordi sono in generale più sereni, ricorda che Alison
mentre Alison ricorda di aver detto questo
E la differenza abissale fra questi due ricordi ci dice molto più su queste due persone di qualunque altra cosa.
Queste differenze sulla storia delle voci si accompagnano ad altre discrepanze nella scena in spiaggia. Nella versione di Alison è tutto molto più carico di nostalgia e tristezza, come ci si aspetterebbe, ma non solo nel raccontare cose relative a lei stessa: persino il personaggio di Noah assume un carattere più crepuscolare, più rimesso. E allora la domanda che ho citato a inizio pezzo assume un senso ben preciso: ci ricordiamo le persone per come le vediamo e vediamo le persone per ciò che ci aspettiamo da loro.
La lite fra i due, che nel racconto di Noah è abbastanza banale per due persone nella loro posizione, assume contorni molto più angoscianti nella narrazione di Alison. Noah scopre i segni del grande segreto di Alison, proprio nel momento di riscoprire una seconda volta la loro intimità. E tutto, ancora una volta, va a pezzi. Le cicatrici dicono qualcosa di Alison che solo noi spettatori abbiamo il privilegio di sapere.
A questo punto è evidente la motivazione che sta dietro la sceneggiatura di questo episodio: dopo il susseguirsi di questi accadimenti drammatici e intensi, Alison e Noah sono arrivati ad un punto da cui non si torna più indietro. Da questo punto in poi la loro non è più solo una relazione, ma un vero e proprio rapporto, sicuramente costruito sul tanta sofferenza e tanta mancanza, il che ci mostra ulteriormente come essi non siano destinati a diventare una coppia – sono entrambi troppo persi per ritrovarsi – ma sono comunque destinati a rimanere legati. Non si tratta del sesso, che fanno la prima volta, né di amore, che fanno la seconda volta. Si tratta di qualcosa di molto più importante: portare con sé la sofferenza dell’altro e, quindi, l’immagine di sé di cui l’altro ci carica quando questo ci racconta il suo passato.
L’episodio ha quindi dalla sua il grande pregio di averci fatto addentrare nella relazione dei due e lo fa in modo esclusivo e, al tempo stesso, intenso. Non mancano i momenti di angoscia, di paura dell’altro, di fiducia che manca, di rabbia: tutti sentimenti autentici che rendono incisiva ogni scena di questo telefilm.
There is nothing about you that seems easy. And whatever darkness you think you’re hiding, it’s written all over your fucking face. And you know what? I kind of like it”.
Infine, questo episodio – nient’affatto monotematico o piatto – ci rivela qualcosa in più circa l’indagine del detective Jeffries, il quale è persino partecipe di una discrepanza narrativa, quando rivela ai due protagonisti due cose interamente diverse circa il suo matrimonio: falso ricordo o reale intenzione del detective di sviare i due interrogati?
Ciò che più conta, però, è che vediamo Alison chiamare qualcuno – chi? – per dirgli che si trova sotto interrogatorio. E mentre lo fa è piuttosto nel panico. A questo punto mi viene anche da mettere in dubbio il finale dello scorso episodio in cui nomina una baby sitter da chiamare.
In ogni caso, il format di questo episodio sembra terminare con esso. Il prossimo episodio, infatti, è ambientato nuovamente a Montauk e avremo modo di vedere Cole perdere ancora una volta il controllo della situazione. Ecco a voi il promo della quinta puntata.