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Recensione "Tre atti e due tempi" di Giorgio Faletti

Creato il 17 gennaio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Tre atti e due tempi" di Giorgio Faletti

Pubblicato da Mel Cari lettori,
il libro di cui andiamo a parlare è una rarità nella bibliografia di Giorgio Faletti, da sempre impegnato negli scritti thriller-noir. L'autore ha cominciato la stesura di questo testo a ridosso dello scandalo Calciopoli; nonostante non fosse un intenditore di calcio giocato, è rimasto profondamente colpito da ciò che spinge un tesserato a cercare la via più veloce per un guadagno oneroso, mettendo a repentaglio non soltanto la carriera, ma anche la veridicità di quel mondo nel quale si è formato e del quale ha vissuto fin da ragazzino.

 Titolo: Tre atti e due tempi
 Autore: Giorgio Faletti
 Casa Editrice: Einaudi
 Anno: 2011
 Pagine: 146
 Prezzo: 12.00 € 

Trama:
Dopo un'adolescenza irruenta e movimentata, Silvano Masoero entra nel mondo del pugilato e diventa in breve tempo una stella nascente dei pesi medi. Attratto da una proposta di soldi "facili", comincia a vendere le sue prestazioni, dicendo addio alla sua carriera e ritrovandosi ben presto in un'amara e solitaria cella. Durante la reclusione, conosce tramite lettere una giovane donna che gli scrive costantemente, facendogli compagnia nel buio della galera. Elena, questo il suo nome, lo aspetta all'uscita del carcere e lo accompagna passo passo nella sua lenta e difficile ripresa sociale. Diventa sua moglie e gli dà la gioia della paternità. Il figlio dei due, Roberto, vive con mortificazione la vita da figlio di pregiudicato, si allontana sempre più dal padre e la morte di Elena non migliora la situazione, nonostante Silvano vorrebbe in ogni modo ristringere i rapporti. I due si ritrovano fianco a fianco nell'impegno lavorativo con la squadra cittadina, compagine di serie B in cui Silvano è magazziniere e Roberto, chiamato Il Grinta dai tifosi, inaspettata punta di diamante, nonostante una carriera finora mediocre. La possibilità di un guadagno sicuro in un mondo in cui è facile trovarsi all'improvviso dalle stelle alle stalle porta Roberto a commettere gli stessi errori del padre. Silvano farà quindi i conti di nuovo con i fantasmi del suo passato.
Recensione Nuovo viaggio narrativo per Giorgio Faletti, attore, comico, scrittore, musicista, paroliere e compositore italiano. Tre atti e due tempi (Einaudi 2011, 146 pp.) è un evidente cambiamento di rotta. Dopo i successi dei precedenti thriller-noir, l’autore si cimenta in una storia su un argomento che egli stesso ammette di conoscere poco: il calcio e l’attualissimo problema delle scommesse che ne falsano i risultati.
 
Silvano - chiamato Silver, perché «la provincia è sempre pronta a trovare un soprannome» - è un ex pugile ed ex galeotto, finito in carcere per non essersi accontentato del suo evidente talento e aver ceduto alle lusinghe dei soldi facili. Lo conosciamo quando ha più di sessant’anni, è vedovo, e ci racconta la sua storia intrisa di flashback. È il magazziniere della squadra di calcio della sua città, ha avuto questo lavoro dopo essere uscito dalla galera, quando ha provato a ricominciare e a dare un futuro alla sua famiglia. Eppure il senso di colpa e la mortificazione della condizione di pregiudicato lo accompagnano in tutto il suo percorso di vita, soprattutto per i difficili rapporti con il figlio, diventato calciatore e stella della stessa squadra cittadina, compagine alla ricerca di un sogno chiamato serie A.

È in questo momento di attesa e speranza comune che Silver dovrà fare i conti con i fantasmi del passato e cercherà di redimersi per salvare molti destini e ricominciare davvero a vivere, invece di continuare a sopravvivere. Giorgio Faletti plasma un romanzo in cui ci sono tante emozioni diverse: c’è la provincia che vive di attese di gloria, di momenti che stanno sempre per accadere ma non accadono mai; le aspirazioni di un allenatore e di un padre, i sogni di una squadra, le responsabilità di un capitano e quelle di un figlio; la nostalgia per un tempo che non torna e un futuro che, invece, sembra non voler arrivare mai. 

Nonostante le palesi differenze tematiche (e anche quantitative, visto che l’autore ci aveva abituato a testi che raggiungevano anche le 700 pp.) rispetto alle precedenti pubblicazioni, il pathos che riesce a dare a questo racconto è intatto, soprattutto grazie al continuo passaggio tra il tempo della narrazione e un passato più o meno recente. Il lettore resta col fiato sospeso non solo per la curiosità di sapere come si risolverà l’intricato intreccio, ma soprattutto per la vicinanza emotiva che, pagina dopo pagina, lo fa sentire vicino al protagonista. Vi è una profonda umanità in queste righe, che non sono soltanto una romanzata denuncia di un problema che affligge il calcio italiano soprattutto negli ultimi anni, ma un inno al riscatto, alle possibilità e al coraggio di prendere la propria vita tra le mani: perché non è il mondo che ci impone il suo ritmo, siamo noi a scegliere.



Con lo stile pungente e disincantato di chi ha sperimentato l'arte comunicativa in diverse forme, lo scrittore di Asti regala al pubblico di seguaci e non solo un'inversione di tendenza, che probabilmente starà stretta a chi, dalla prima pubblicazione del 2002, ha assaporato le sue atmosfere oscure e avvincenti. Eppure questa scelta non può che essere premiata per il coraggio di avventurarsi in un mondo diverso, di reinventarsi in un nuovo tipo di stile, di rispondere, insomma, alla domanda sempre più eterogenea dell'universo narrativo contemporaneo. Nonostante alcuni episodi forse un po' inverosimili e forzati dal contesto, il testo di Faletti mostra un volto umano in tutti i suoi chiaroscuri, un personaggio alle prese con gli errori, con le conseguenze e con la difficile strada del perdono di se stesso.
Citazioni
"L'esperienza è una cazzata, una cosa che non esiste, un bacio che non sveglia da nessun sonno. E' utile per cambiare una lampadina o imbiancare una stanza o prendere un gatto senza farsi graffiare. Per il resto, è sempre la prima volta. L'esperienza serve solo a capire in che modo si soffrirà o quanto soffriranno el persone che hai vicino. A renderti conto che, come quando ti fai la barba, sei solo con il rasoio in mano davanti allo specchio. Ci sono ferite, anche se piccole, che non smettono mai di sanguinare."
"La fortuna, la fiducia, l'amore: tutta roba cieca."
"I figli sono le sole persone che possano fare accettare l'idea della morte, perché nessun padre o nessuna madre vorrebbe sopravvivere a chi ha messo al mondo."
"Non ho mai sopportato la sufficienza dei fiori finti, che restano belli per sempre e proprio per questo non sono belli mai."
"La certezza può essere dolore.L'incertezza è pure agonia."
L'AUTORE: 
Giorgio Faletti è nato ad Asti nel 1950. Laureato in giurisprudenza, inizia la sua carriera come cabarettista prima nel locali milanesi e poi in tv, in programmi come Drive in, Emilio e Fantastico. Si avvicina nel 1988 al mondo musicale con alcune uscite discografiche e diverse firme sui testi di numerosi cantanti del momento. Nel 1994 si classifica al secondo posto al Festival di Sanremo con il brano "Signor tenente", ispirato alle stragi di Capàci e di via D'Amelio. Continua a dedicarsi alla musica e alla televisione, fino all'esordio nella narrativa, avvenuto nel 2002 con "Io uccido", romanzo destinato da subito a un'immensa popolarità e tradotto nelle principali lingue del mondo. Dal 2002, interessandosi ancora di musica e cinema (ricordiamo che nel 2006 ha recitato nel film "notte prima degli esami"), ha dato alle stampe sei romanzi e sei racconti.

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