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Recensione: "Un sapore di ruggine ed ossa"

Creato il 08 marzo 2014 da Giuseppe Armellini
Sur mes lèvresDe battre mon coeur s'est arretèUn ProphèteDe rouille et d'os
Che vuoi dire a un regista che intitola così i suoi ultimi 4 film?Posso considerarmi fortunato di aver visto (quasi) l'opera omnia di questo grande regista francese, Jacques Audiard, venuto prepotentemente fuori nel 2009 con quel formidabile film che è stato Il Profeta.La più grande capacità di questo autore è quella di saper raccontare storie (non a caso prima di diventare regista è stato sceneggiatore per anni), magari anche semplici nel loro dipanarsi ma assolutamente prive di fronzoli e difetti evidenti, molto secche, centrate.Altra nota di merito è la rara capacità di Audiard di fare un film completamente diverso dall'altro nel plot ma mantenere al contempo un suo personale stile e riconoscibilità. Anche in questo potenzialmente splendido Un sapore di ruggine ed ossa ( in Italia abbiamo aggiunto il sapore, te pareva) Audiard parla di uomini, relazioni, difficoltà, sempre con quella base di crime e degrado sotto. Stavolta si affida ad un'attrice di fama e capacità consolidata, quella Marion Cotillard che a soli 38 anni ha alle spalle una carriera di un eclettismo incredibile, infarcita di ruoli uno completamente diverso dall'altro, eccellente in tutto, dal bio-pic alla fantascienza, dal drammone alla commedia.Vicino a lei il sorprendente Schoenaerts, in un ruolo difficilissimo peraltro.Ed è proprio il personaggio dell'attore belga ad essere l'ago della bilancia nella valutazione del film.Il fatto è che il suo Alain è tutt'altro che un personaggio positivo.Assolutamente indifferente a qualsiasi cosa, padre terribile, cultore della donna-oggetto a livelli quasi fastidiosi, lottatore di strada, ladro d'occasione e di base persona che non sembra avere un minimo concetto di cosa sia l'affetto, l'amore, la considerazione del prossimo.La bella Stephanie si innamora comunque di lui.Ma un incidente con un'orca nel suo spettacolo acquatico la priva delle gambe.Siamo molto molto vicini a quel capolavoro che è Quasi Amici ma in chiave completamente drammatica (se poi pensiamo anche a Lo Scafandro e la Farfalla possiamo notare come il tema dell'handicap in Francia tiri molto e porti a risultati di assoluto livello).E Alain somiglia molto al personaggio di colore di Quasi Amici, uno che rende tutto facile e banale, sdrammatizza sempre, fa vivere all'altro l'handicap in maniera quasi inesistente. Ma mentre Driss sembra farlo per un suo fantastico lato caratteriale in qualche modo consapevole, Alain sembra proprio non arrivarci, mancare di sensibilità.O questo è sembrato a me.Ed è qui che nutro qualche riserva sul film perchè è indubbio che la sceneggiatura in qualche modo "premi" Alain quando questo, a mio modo di vedere, è quasi indifendibile.La penultima sequenza, l'incidente col figlio è un momento di drammaticità incredibile che ho faticato a sopportare.Ma il finale, assolutamente legittimo e verosimile (sono situazioni come quelle a poter cambiare per sempre un uomo) l'ho trovato forse troppo "ribaltato" rispetto a quello che abbiamo visto fino a quel momento.Non lo so, sono combattuto perchè tutti i meriti e i demeriti del film sono nel personaggio di Alain. Ho parlato anche di meriti perchè la tratteggiatura di quel personaggio rende la pellicola affatto ammiccante, molto dura, vera, originale nelle sue dinamiche.Ma c'è un'atmosfera assolutoria verso di lui, o almeno così a me è parso, che mi disturba un pò.Resta un'opera da vedere subito.Come tutti gli Audiard.
( voto 7,5 )

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