Titolo: Una stanza tutta per gli altri
Autore: Alicia Giménez Bartlett
Editore: Sellerio
Traduttore: Maria Nicola
ISBN: 9788838919039
Num. Pagine: 300
Prezzo: 14,00€
Voto:
Trama:
Un racconto attraverso gli occhi della domestica che servì in casa dell’enigmatica Virginia Woolf dal 1916 al 1934. Il romanzo, certo, di ciò che Nelly vedeva: il marito Leonard, i sodali del gruppo, la sorella Vanessa, grande pittrice, Catherine Mansfield; e di Virginia, la presenza quasi volatile, l’ipersensibilità, il suo amore per essere amata. Ma il gruppo di Bloomsbury è solo una cornice, uno sfondo, per un mondo di donne che anela a nascere, ma che diventa presto il decorso di una ossessione, impossibile a sciogliersi.
Recensione:
Partiamo con un’ammissione di colpa: mai letto nulla proveniente dalla penna di Virginia Woolf, né tantomeno mi sono mai interessata alla sua persona, alla sua esistenza o alle sue opere prima d’ora, l’unica cosa che ho sempre saputo di lei è che morì suicida.
Mi sono quindi cimentata nella lettura di questo romanzo-cronaca spinta dalla mera e semplice curiosità, un po’ perché ho già avuto modo di apprezzare la scrittura della Barlett, un po’ perché le storie viste dall’angolazione del dietro le quinte mi hanno sempre attirato.
Una stanza tutta per gli altri è provocatorio già dal titolo, storpiatura del noto Una stanza tutta per sé scritto dalla stessa Virginia, ma ha anche un significato che fa da perno all’intera opera. Non avere una stanza per sé, che altro non è che una metafora neanche tanto sottile del non possedere realmente nulla, nemmeno un misero letto o un misero comodino, è il leit motiv che spinge la chiave narrante – Mary – e che sarà anche il fulcro del termine della relazione di lavoro tra lei e casa Woolf.
È basato sugli avvenimenti trascritti dai diari sia di Mary che della stessa Virginia, l’autrice ha messo insieme riflessioni e vicissitudini, litigi e riappacificazioni creando una sorta di cronologia raccontata, regalandoci anche un interessantissima panoramica sul loro stile di vita, sul loro carattere, sul loro modo di pensare, di fare e di comportarsi, un’introspezione psicologica che mi è piaciuta tantissimo, che ha delineato due donne dalla tempra fin troppo simile per poter permettere loro di andare d’accordo.
Innanzitutto, Virginia Woolf detestava gli Harmony. Due stelline solo per aver scoperto questa meravigliosa informazione.
Mary e Virginia sono opposte e simili, entrambe hanno un loro personale modo di vedere la vita, entrambe possiedono un amor proprio che le spinge a perdonare a malincuore, o forse mai, ed entrambe hanno uno spirito che va contro la corrente del periodo, opponendosi con decisione e schiettezza ai dettami della società, ai limiti imposti dai paletti morali di metà novecento. Trattasi si argomenti come la libertà sessuale, l’emancipazione delle donne, il rifiuto delle stesse nei confronti del matrimonio contratto solo per dovere, l’alfabetizzazione delle classi più basse.
La cosa che ha reso molto più stimolante quest’opera, sta nel carattere individuale delle due, le personalità dominanti che si scontrano, che possono apparire persino incoerenti con se stesse, tra alti e bassi, tra segretucci e ripicche.
Virginia propugna l’uguaglianza dei diversi ceti sociali, tuttavia detesta che Mary, la domestica, le tenga testa su un qualsiasi argomento, e preferirebbe che se ne stesse al suo posto a testa bassa, senza fiatare, manifestando un comportamento borghese e insieme superbo, frutto della sua posizione di famosa intellettuale e dell’orgoglio della sua indole.
Mary dal canto suo è fin troppo impertinente, la posizione d’inferiorità raramente le è d’impiccio, il suo spirito non viene mai sottomesso e difficilmente rinnega se stessa o le sue parole, se non quando le viene comodo; grazie al periodo trascorso in casa Woolf e agli ospiti che rappresentano il colto cuore bohemien della nuova era, Mary amplia la sua mente, impara a non stupirsi, a non scioccarsi, arriva a ragionare attraverso un pensiero liberale che quasi rasenta quello di Virginia.
Si tratta insomma di una ricostruzione che ci permette di curiosare nella dimora dei Woolf, tra i malesseri patologici di Virginia e le artiste che hanno perso la testa per lei, tra le chiacchiere scambiate tra domestiche alle situazioni più o meno tragiche delle vite parallele delle protagoniste.
Mi è piaciuto molto. Lo stile della Barlett è invisibile, permette agli eventi di susseguirsi senza alcuna forzatura, i personaggi sono pieni di fascino, di carisma, folli, altezzosi, contraddittori e sofferenti, e per quanto breve, penso sia un ritratto eloquente ed esaustivo, sia di Virginia, sia di Mary, sia di un’epoca che ha dato i natali a molti pensatori del tempo.
Lo consiglio.