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Recensione "Utili consigli per il buon investigatore" di Alexander McCall Smith

Creato il 27 febbraio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da romina Autore: Alexander McCall Smith 
Editore: Guanda
Anno: 2012 
Pagine 253 
Euro 16,50
Trama: La signora Ramotswe e la sua assistente Grace Makutsi, gli unici due investigatori in gonnella di tutto il Botswana, hanno modi ben diversi di prendere la vita. Conciliante l’una e permalosissima l’altra, difficilmente troverebbero l’equilibrio con cui gestiscono la Ladies’ Detective Agency N.1 se non avessero un mentore: quel Clovis Andersen, autore dei Principi dell’indagine privata, che fornisce soprattutto considerazioni spicciole. Stavolta però è dura. Un’amica nei guai ricorre al loro aiuto: come dirle che il manuale suggerisce di non accettare incarichi da conoscenti e famigliari? Tuttavia, Precious Ramotswe ha una regola che vince su ogni altra: ascolta sempre quel che le dice il cuore. Eccola allora invischiata in una storia di tradimenti e insoddisfazioni coniugali... L’infelicità, però, serpeggia anche tra le persone che le sono più vicine. L’occhialuta ed efficiente signorina Makutsi subisce un grave affronto e, per distrarla, la signora Ramotswe la porta con sé in un irresistibile viaggio nel selvaggio nord. Le due donne partono in un’avventura on the road da cui torneranno sempre più amiche. 
RECENSIONE Ma non lasciatevi ingannare dal titolo. Chi cerca nell’ultimo, divertente libro di Alexander McCall Smith lo spicciolo decalogo che lo trasformerà nel perfetto investigatore è fuori strada. Non resterà tuttavia deluso, a patto che una cosa sia chiara da subito: il mondo di Mma Ramotswe è caldo e colorato come il suo Botswana, dove non occorrono bussole per trovare il nord, ma basta annusare il vento che si porta dietro “un odore misto di aridità, vuoto ed erba ondeggiante”, e dove la gente volge ancora gli occhi al sole per indagare lo scorrere del tempo. È una terra dalla sapienza antica, nella quale le superstizioni e la magia sono storie che si raccontano sorridendo, ma con il rispetto di chi sa di essere parte di qualcosa di più grande e sconosciuto. 
Mma Ramotswe è esattamente come la sua terra: “Parlare con la signora Ramotswe dava sempre quel risultato: ci si sentiva più calmi dopo aver discusso di un problema con lei”. La lettura scorre piacevole, senza forzature né colpi di scena volti a catturare a ogni costo il lettore. Ha il sapore di un lento tè rosso sorseggiato di fronte a un variopinto e chiassoso mercato africano scaldato dal sole tropicale. I nodi si sciolgono con naturalezza, insieme con quel pizzico di imprevedibilità che fa apparire la vita a volte più incredibile della realtà e rende all’ordine del giorno anche gli avvenimenti più improbabili.
 L’autore va dritto al cuore di un Paese e della sua gente dalla generosità innata, ricordandoci in un’intuizione velata di nostalgia come “sarebbe davvero facile perdersi, scomparire, ritrovarsi da soli in un’immensa Africa, ridotti a ciò che veramente si è: una piccola e vulnerabile creatura in mezzo a tante altre creature”. Sono le descrizioni del cielo africano, dei suoi repentini e capricciosi cambiamenti, come l’aria che a un tratto si riempie dell’odore acre della terra, a impreziosire la narrazione di una poesia leggera, dedicata a una terra magnifica e dalla dignità semplice, dove la stessa parola “pula” può voler dire gioia, soldi e pioggia
I personaggi sono ben congeniati e l’accoppiata detective e assistente rivisitata in modo brillante. La tensione narrativa cala, a volte, per lasciare spazio a riflessioni più ampie. Episodi quali l’incontro con il mendicante durante l’acquazzone, seppur non contribuiscano all’evolversi della vicenda e ne rallentino il ritmo, introducono temi di certo cari all’autore, professore di diritto ed ex membro dell’UNESCO, esperto di bioetica. A volte sono questi stessi, gradevoli excursus a baluginare l’impressione di una visione utopica, più distintamente percettibile nella risoluzione delle contese umane. Se il nome Miss Marple non vi dice nulla e l’idea di un circolo di investigatrici in gonnella inseparabili dalla loro rassicurante tazza di tè vi mette i brividi, o vi ricorda in un ghigno la caricatura maliziosa che Stephen King ritrae nel suo racconto “Maxicamionista”, questo libro non fa per voi. 
Ma è consigliato a tutti gli altri, soprattutto a chi abbia voglia di una lettura piacevole e divertente, che si distende in considerazioni ottimistiche che scaldano il cuore. 

“Gli esseri umani erano così: si protendevano l’uno verso l’altro, senza dar peso alle differenze abissali che li separavano, differenze di tipo geografico, nazionale, linguistico; nonostante tutto, le persone riuscivano lo stesso a osservarsi e vedere che siamo tutti uguali, almeno in ciò che conta, negli aspetti che riguardano lo spirito e il cuore, nelle cose umane”. 

Ma se temete la monotonia, rassicuratevi. McCall Smith è autore sensibile, capace anche di una velata, intelligente ironia: 

“Le stelle erano tante, e quasi tutte avevano un nome, ne era convinta. Chissà se qualcuna aveva anche un nome africano? Si chiese. Sarebbe stato giusto, decise, dare un nome africano a quelle che stavano proprio sulle nostre teste, perché appartenevano a noi quanto agli altri. Sentiva arrivare il sonno, e i suoi pensieri vagavano: la notte, le stelle, la luna… E qualcuno aveva mai avanzato pretese sulla luna? Sarebbe stato molto scorretto fare una cosa del genere, la luna era di tutti; però, se fosse stata del Botswana, loro se ne sarebbero presi cura per bene. In poco tempo avrebbero portato del bestiame anche lassù, immaginò… e i suoi pensieri si persero alla deriva”.

Come dire, un garbo impeccabile.
L'AUTORE
Sessanta libri sulle spalle e non sentirli, Alexander McCall Smith è nato e cresciuto in Africa. Professore di diritto presso l’Università di Edimburgo è stato vicepresidente della commissione per la genetica della Gran Bretagna. Molti dei suoi libri, compresa la serie di Precius Ramotswe e della sua Ladies’Detective Agency N.1, sono pubblicati in Italia da Guanda. Alcune curiosità Alexander McCall Smith è anche un appassionato musicista. Suona il fagotto ed è tra i fondatori della “Really Terrible Orchestra” di Edimburgo. Il sito dell’autore http://www.alexandermccallsmith.co.uk/


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