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Recensione "Vipera" di Maurizio De Giovanni

Creato il 04 maggio 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Antonella Albano IL ROMANZO DELL'AMORE IMPOSSIBILE, UNA CITTÀ SOSPESA SULL'ABISSO, UN PERSONAGGIO DI DONNA CHE RIVELA IL CUORE SEGRETO DI OGNUNO. 
Cari lettori, oggi vi proponiamo un altro dei romanzi inseriti nella rosa dei finalisti del premio Bancarella, il cui vincitore sarà proclamato il 21 luglio di quest'anno. Sto parlando della nuova storia del commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni, pubblicato nel 2012 da Einaudi.
Titolo: Vipera.  Sottotitolo: Nessuna resurrezione per il commissario Ricciardi Autore: Maurizio De Giovanni Editore: Einaudi Collana: Stile libero Big Pagine: 312 Prezzo: brossura €18,00  ebook €9.99 Data pubblicazione: 27 novembre 2012 Trama: «Che aria è questa, sulla mia faccia? Che sono questi profumi, i fiori e il mare? Che vuole da me la primavera, perché non se ne torna da dove è venuta?»  Una nuova primavera si affaccia, e tenta uomini e donne con i suoi profumi, ma anche il male è nell'aria. Manca una settimana a Pasqua nella Napoli del 1932. Al Paradiso, esclusiva casa di tolleranza nella centralissima via Chiaia, Vipera, la prostituta piú famosa, è ritrovata morta, soffocata con un cuscino. L'ultimo cliente sostiene di averla lasciata ancora viva, il successivo di averla trovata già morta. Chi l'ha uccisa, e perché? Ricciardi deve districarsi in un groviglio di sentimenti e motivazioni. Avidità, frustrazione, invidia, bigottismo. Amore. La scoperta di passioni insospettabili si accompagna alla rivelazione di una città molto diversa da come appare. Sotto i nostri occhi prendono forma, vivissimi e veri, illuminati da dettagli sorprendenti, sorretti da una genuina vocazione narrativa, i mercati, i vicoli, le strade, i mestieri, la rete rigogliosa dei commerci vecchi e nuovi, accanto alla vigliaccheria e al coraggio, alle violenze arroganti di chi pensa già di essere impunito per sempre perché indossa una camicia nera. Tanto che uno dei compagni di Ricciardi, il dottor Modo, vecchio estimatore di Vipera, finisce per cacciarsi in un guaio molto serio... E il romanzo, come non mai, sembra costruirsi da solo, incantevole e potente, sotto le mani abili di chi sa dosare e mescolare gli ingredienti piú diversi, come accade nelle vere ricette del periodo pasquale di cui è insaporita la storia. RECENSIONE Casa di tolleranza, atmosfere, colori, odori, sete e sguardi bistrati, vie e vicoli affollati di scugnizzi e ricchi borghesi. Napoletanità disincantata che guarda con affetto le tradizioni e le fisime di una comunità in perenne, allegro e disperato movimento, fra profumo di mare e olezzo di zeppole. Negli angoli gli spiriti sbiaditi dei morti ripetono all’infinito gli aneliti dell’ultimo loro lucido annaspare alla vita.
Questo è l’ambiente in cui si muove il commissario Ricciardi, in un 1932 segnato dall’ombra untuosa del totalitarismo fascista, che striscia senza parere in una Napoli dei benpensanti e dei poveracci, delle signore eleganti col taglio alla maschietta e delle matrone intente all’antica arte della cucina come gesto di amore profondo e dedicato – come la vita – alla famiglia, dei signori con la paglietta seduti nei caffè e dei brigadieri in divisa, dei femminielli e dei buttafuori delle bische.
I dialoghi sono arguti; intervallati all’azione e alle descrizioni gustose ci sono momenti lirici, senza soggetto il più delle volte, che chiedono all’intuizione del lettore di essere attribuiti all’assassino, ai numerosi comprimari del giallo o all’ispettore stesso. Dell’assassino si vede l’anima intossicata dunque, ma non il volto, che aspetta di essere svelato da un’azione investigativa forse troppo moderna, per certi aspetti, per essere datata 1932 e ambientata in Italia, ma affidata all’intelligente umanità del brigadiere Maione e alla sensibilità del commissario Ricciardi, il cui punto di vista dolente e tragico conferisce profondità chiaroscurale ai colori vivaci dei quartieri e dei caratteri napoletani
“Che vuoi tu dalla primavera?” le domande di questo giallo partenopeo attingono all’io lirico dell’autore e colorano di tragedia umana le vicende del romanzo, che non sono legate solo all’assassinio della bellissima prostituta Vipera, all’anagrafe Cennamo Maria Rosaria, ma anche agli amici e collaboratori del commissario, che sono personaggi vivi e ben tratteggiati e che cercano di avvolgere d’affetto la solitudine desolata di Ricciardi Il dramma di questo trentenne compostamente attraente, che vive con la sua tata, la vecchia Rosa, è costituito dal fatto che egli riesce a vedere, come un “tumblr” ripetuto ossessivamente, gli ultimi momenti dei morti e questa capacità vissuta comprensibilmente come una maledizione, tenuta segreta a tutti, lo isola e gli ricorda il dolore della vita che se ne va a ogni momento; aggiunge un alone di mistero alla storia che risulta sia moderno – i riferimenti citabili a tutte le componenti horror e mistery di romanzi e serie televisive sono numerosi – sia antico, perché pesca nella superstizione dell’immaginario partenopeo e meridionale in genere, quello che lascia fiori nei luoghi delle morti violente, come in piccoli altari pagani. Non manca la componente romantica con le due donne innamorate di Ricciardi, che lo coinvolgono tentandolo in maniera diversa.

Le vicende del dott. Modo, medico legale e antifascista generoso e ribelle, di Livia ricca e giovane vedova profondamente innamorata di Ricciardi e della timida Enrica che impara dalla tata Rosa le ricette preferite del commissario, trepida e certa allo stesso tempo del sentimento inconfessato che li lega, si intrecciano con la difficile investigazione per scoprire chi ha ucciso la bellissima Vipera, proprio quando un suo antico amore, riemerso dai traumi terribili della sua vita passata, le aveva chiesto di sposarla. L’aria intrigante della primavera, la crudeltà delle antiche tradizioni quaresimali che accecano gli occhi dei canarini per farli cantare meglio, che allevano i capretti in casa per poi sgozzarli in vista della festa, quelle liberatorie della Pasqua e le rituali sacralità della cucina napoletana e cilentana offrono sensazioni ricchissime a questo romanzo che si fa leggere con grande piacere
Gli unici appunti che possono limitare questo apprezzamento sono da un lato la manifesta intenzione, che probabilmente si può attribuire più alla casa editrice e all’editing che all’autore, di confezionare per il pubblico un pacchetto accattivante, quasi troppo pieno per non risultare un poco ruffiano – anche nell’intenzione di rivaleggiare col più noto Montalbano –, e poi la mancanza di uno stile preciso e riconoscibile, che riconduca in un fluire elegante ma unico l’afflato lirico dell’autore, la sensibilità della scrittura e i ritmi precisi dell’azione. Maurizio De Giovanni scrive in modo “cantabile”, come una romanza, come la famosa canzone del 1919 di Mario E.A. (Giovanni Ermete Gaeta) che ha ispirato il titolo di questo colorato romanzo, che dice così: “Ella portava un braccialetto strano:/ una vipera d’oro attorcigliata,/ che viscida parea sotto la mano / viscida e viva, quando l’ho toccata…/ Quando ella abbandona vasi fremente sul mio seno,/ parea schizzasse tutto il suo veleno!”

In conclusione, possiamo augurarci che questo romanzo vinca il premio Bancarella? Sì, no, forse. Un lettore si augura sempre di essere schiantato da un colpo di fulmine, che arrivino il libro e l'autore che portino una ventata d'aria fresca, anzi, proprio un temporale estivo che spazzi via il vecchiume per qualcosa di folgorante e nuovo quanto un innamoramento. Non mi sembra questo il caso, eppure qui c'è l'Italia, c'è il giallo, il mistero, il dolore, la storia e la speranza. Si potrebbe dire così: "Se vincesse Vipera potrebbe non essere il peggiore dei mali". 

Le indagini del commissario Ricciardi
  1. Il senso del dolore. L'inverno del commissario Ricciardi (2012)
  2. La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi (2012)
  3. Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi (2012)
  4. Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi (2012)



L'autore: Maurizio de Giovanni è nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Ha iniziato a scrivere nel 2005 vincendo un concorso per giallisti esordienti, con un racconto avente per protagonista il commissario Ricciardi. 
I romanzi con Ricciardi sono tradotti in Germania, Spagna, Francia e Inghilterra e sono in corso di pubblicazione negli Stati Uniti. Per Einaudi Stile Libero è uscito nel 2011 il quinto volume della serie, Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi. 
Nel 2012 è uscito Il metodo del Coccodrillo, di ambientazione contemporanea, per Mondadori. Maurizio de Giovanni ha scritto racconti a tema calcistico sul Napoli, squadra della quale è visceralmente tifoso, e alcune opere teatrali.  Nel 2012, sempre per Einaudi Stile libero, è uscita la uniform edition del ciclo del commissario Ricciardi  ambientato nella Napoli del fascismo e pubblicato da Fandango tra il 2007 e il 2010 , composta da Il senso del dolore. L'inverno del commissario Ricciardi, La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi, Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi, Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi. A fine 2012, sempre per Einaudi Stile libero, è uscito Vipera. Nessuna resurrezione per il commissario Ricciardi, che è stato selezionato per il Premio Bancarella 2013.

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Da Adele Libero
Inviato il 06 maggio a 05:10

Molto puntuale questa recensione che svela parecchio della trama e dei personaggi e del contesto ambientale. Fortunatamente lascia ancora qualcosa da scoprire sulle motivazioni del delitto. A me è piaciuto molto per tutto quello che è stato qui detto, per l'atmosfera splendida nel descrivere Napoli e i sentimenti dei personaggi che si muovono, per un po' di ambiguità che sempre caraterizza il Commissario Ricciardi, ambiguità caratteriale di eterno indeciso nella sua situazione sentimentale (che sia proprio il fil rouge che poi conduce agli altri romanzi?) e lo stile dello scrittore, sano, puntuale, coinvolgente, che, invece, sembra non essere stato molto apprezzato dal recensore. Per me, invece, è proprio l'asso in più. Se non avesse uno stile così sciolto e accattivante il libro non si farebbe leggere con tanto piacere !