1981: Reds di Warren Beatty
uscita italia: 16 aprile 1982 uscita usa: 3 dicembre 1981
Pioggia di premi e riconoscimenti, incassi record per uno dei più importanti film degli anni ottanta.
La storia dell’unico americano ad avere sepoltura dentro le mura del Cremino, autore del celebre I dieci giorni che sconvolsero il mondo (1), salutato con entusiasmo dalla critica: “Storia, politica, amore e libertà si fondono in un filmone costato quasi quaranta miliardi…, pervaso da una grande passione e da un’innegabile spettacolarità” (il Farinotti), “…un perfetto esempio di «cinema di parola» in grado di unire il valore intellettuale della sceneggiatura alla forza trascinante delle immagini e dello spettacolo” (TNTvillage), “…un affascinante intarsio di quadri fotografici, di ricostruzioni storiche, di commenti appassionati, sociali ed umani oltre che politici” (Movieconnection), “…il film riesce a fondere ‘Il dottor Zivago’ con ‘Via col vento’” (Film.tv.it).
Seconda prova alla regia di Warren Beatty, dopo il grande successo de Il paradiso può attendere, è uno straordinario affresco d’epoca (dalla presidenza Wilson alla Prima Guerra Mondiale e alla Rivoluzione Sovietica) ed ha l’indubbio merito, in piena era reaganiana, di ricordare che anche negli States si diffusero le più estreme e radicali idee di sinistra fino ad arrivare alla creazione di un partito comunista, tema che Hollywood ha quasi sempre totalmente ignorato (qualche accenno lo avevamo trovato nel 1973 in Come eravamo di Sidney Pollack).
Mantenendosi sempre in ammirevole equilibrio tra la sfera pubblica e quella privata, Warren Beatty, coadiuvato da un formidabile cast stellare, ha realizzato un’opera che onora la cinematografia americana: tre ammirabili ore che coinvolgono e appassionano senza pause o digressioni. Da non dimenticare. Da rivedere.
Strameritato il terzo Oscar assegnato alla fotografia di Vittorio Storaro. Plauso al magnifico e fluido montaggio di Dede Allen e Craig McKay e alla struggente e mai invasiva musica del grande Stephen Sondheim.
p.s.
Bellissima l’idea di inframmezzare il racconto con brevi interviste di una trentina di testimoni di quegli anni
note
(1) “Si tratta, probabilmente, dell’unica figura di rivoluzionario comunista proposto in una luce positiva in tutta la storia del Cinema americano” (Paciolicinemaecineteca)
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