Sulla bocciatura dei Referendum per la legge elettorale ci sono da fare alcune precisazioni. La Consulta ha cassato i quesiti proposti dal comitato ‘Firmo, Voto, Scelgo‘, appoggiato da partiti come Idv e Pd. Fin qui la cronaca.
Durante la campagna di raccolta firme e di dibattito sui Referendum, ricordo che molti sostenevano la seguente ipotesi: “una volta abolito il Porcellum, torna in vigore il Mattarellum” (legge elettorale maggioritaria con correzione proporzionale, in vigore dal 1994 al 2005). Altri sostenevano che vi sarebbe stato invece bisogno di un intervento del Parlamento, per presentare una legge elettorale nuova.
Tali ragionamenti mi avevano lasciato perplesso. Come si fa a ripristinare una legge non piu in vigore una volta che la legge che l’ha ‘sostituita’ viene abrogata? E se si fosse andati alle elezioni anticipate subito dopo una eventuale vittoria referendaria con quale legge elettorale si sarebbero celebrate le consultazioni? Chi avrebbe deciso il sistema elettorale in vigore?
In effetti sembra proprio che la ‘lacunosità’ dei quesiti abbia spinto la Corte Costituzionale verso la bocciatura.
Attenzione, però: nella campagna Firmo, Voto, Scelgo, quella sostenuta dai partiti, c’è un vizio di forma. Che è proprio quello a cui si è appellata la Consulta per la sua decisione. Il primo quesito proponeva l’abrogazione d’amblé della legge elettorale di Calderoli. Il secondo, la sua abrogazione per parti. Ma il punto è che la giurisprudenza si basa sulla sentenza n.32 del 1993 (confermata dalla n.5 del 1995) pronunciata dalla Corte Costituzionale:
«Sono assoggettabili a referendum popolare anche le leggi elettorali relative ad organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, alla duplice condizione che i quesiti siano omogenei e riconducibili a una matrice razionalmente unitaria, e ne risulti una coerente normativa residua, immediatamente applicabile, in guisa da garantire, pur nell’eventualità di inerzia legislativa, la costante operatività dell’organo.»
Traduciamo? Se si abolisce del tutto una legge che riguarda la materia elettorale ci deve comunque essere una normativa già pronta che garantisca che le elezioni si possano svolgere regolarmente anche qualora il Parlamento non possa legiferare in merito. Cosa che non sarebbe stata affatto garantità né dall’abolizione totale né dall’abolizione per parti del Porcellum.
A riprova del fatto che queste non siano considerazioni esposte esclusivamente a posteriori, in un gruppo su Facebook di un altro comitato referendario la fine ingloriosa del presunto referendum anti-porcellum era stata predetta fin dall’8 settembre 2011.
E pensare che anche altri avevano proposto dei Referendum per modificare la legge elettorale:
‘Io firmo’. La proposta referendaria è composta da tre quesiti, due per la Camera dei deputati, uno per il Senato. I tre quesiti si possono ancora leggere online. Sull’onda dei referendum contro la privatizzazione dei servizi pubblici e contro il nucleare e il legittimo impedimento, parte la raccolta firme di iniziativa popolare, sostenuta da Stefano Passigli, Giovanni Sartori, Enzo Cheli, Tullio De Mauro, Gianni Ferrara, Massimo Villone, Jacopo Sce, Daniel Pommier, Andrea Carandini, Gustavo Visentini, Claudio Abbado, Dacia Maraini, Renzo Piano, Inge Feltrinelli, Innocenzo Cipolletta, Margherita Hack, Benedetta Tobagi, Franco Cardini, Massimo Teodori, Umberto Ambrosoli, Domenico Fisichella, Enrico Scoppola.
Sono stati ignorati dai partiti. Ed ora Di Pietro accusa il Quirinale. Inaudito.