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Reggio Emilia: Omicidio in famiglia, le manette fanno chiarezza sulla figlia-mandante

Creato il 03 novembre 2011 da Yourpluscommunication

Reggio Emilia: Omicidio in famiglia, le manette fanno chiarezza sulla figlia-mandanteLUZZARA (Reggio Emilia) – L’omicidio del padre doveva essere solo l’inizio. Poi sarebbe toccato alla zia Dominique e alla cugina Katia Bosi. Erano questi i piani di Ylenia Moretti, la ragazza ventunenne arrestata ieri nella tarda serata dai carabinieri di Reggio Emilia per concorso morale nell’omicidio del padre, Rodolfo Moretti, freddato il 20 luglio scorso dal cognato Matteo Zanetti.

La ragazza, ventunenne, trasferita nel carcere di Modena, era già stata accusata di duplice tentato omicidio del padre insieme alla madre Roberta Franchi, aveva una relazione con lo zio, reo confesso dell’omicidio. L’uomo, secondo la tesi del pm di Reggio Emilia Luciano Padula, innamorato della nipote, sarebbe stato istigato dalla stessa giovane ad eliminare il cognato.

Rodolfo Moretti era sfuggito a due tentativi di omicidi nel 2010, nel primo caso disarmando il killer armato di coltello che l’aveva aggredito, nel secondo per una crisi di coscienza che aveva portato il secondo killer, un marocchino, sempre assoldato dalla figlia col benestare della moglie, a rinunciare all’incarico – che gli avrebbe fruttato 5mila euro, già intascati – e a confessare tutto ai carabinieri.

La sera del 20 luglio scorso Moretti non riuscì ad evitare i due colpi di pistola esplosigli contro dal cognato al momento di salire in macchina, dopo aver fatto il consueto giro di ispezione alla porcilaia dove aveva trovato lavoro.

Reggio Emilia: Omicidio in famiglia, le manette fanno chiarezza sulla figlia-mandante
Matteo Zanetti, 43 anni, l’omicida, è il marito di Dominique, la sorella della vittima e cognato di Moretti.

Residente a Gazzoldo Degli Ippoliti, nel mantovano, nella sua casa scontava gli arresti domiciliari Ylenia, la figlia di Rodolfo Moretti Già poche ore dopo l’arresto di Zanetti il magistrato inquirente aveva evidenziato come il “delitto fosse maturato in ambito familiare” e “collegabile con la vicenda che in precedenza aveva visto coinvolti alcuni dei protagonisti”.

LA RICOSTRUZIONE

E’ l’8 gennaio 2010 quando Rodolfo Moretti viene aggredito davanti a casa. E’ passata l’una di notte e l’uomo, camionista e magazziniere, sta andando al lavoro al mulino San Giorgio di Luzzara. Viene aggredito alle spalle e colpito con una coltellata alla schiena. L’aggressore è Alex Granata, 22 anni di Suzzara (Mantova). In un primo momento l’episodio viene inquadrato come un raptus di follia da parte del giovane. Due mesi dopo, è il 20 marzo, dopo la confessione di un altro sicario pentito, i carabinieri cominciano ad indagare sulla famiglia Moretti e scoprono quello che per la procura è un piano omicida ordito dalla figlia di Rodolfo Moretti, Ylenia, 19 anni con la complicità dell’amico Davide Giorgi, 26 anni della provincia di Suzzara ma commesso in un market di Luzzara.

Reggio Emilia: Omicidio in famiglia, le manette fanno chiarezza sulla figlia-mandante
Il 27 marzo I carabinieri arrestano anche Mauro Fornacciari, 47 anni amico di Moretti. Per i pm ha aiutato Ylenia. Passano pochi giorni, il 5 aprile viene arrestata anche Roberta Claudia Franchi, 41 anni, moglie di Rodolfo Moretti e madre di Ylenia. Il 18 febbraio 2011 la Procura chiude le indagini sui reiterati tentativi di omicidio: i pm chiedono il giudizio immediato per la moglie, la figlia e il suo amico Davide Giorgi. A mettere gli investigatori sulle tracce della pista familiare era stato il numero di telefonino del mandante fornito dal sicario pentito ai carabinieri.

Quando si accertò a chi apparteneva, il fallito agguato con il coltello assunse immediatamente un altro aspetto. Ylenia, che già al padre aveva raccontato molte bugie (di essersi diplomata, di lavorare in uno studio da avvocato, di avere un avvocato per fidanzato) ne aveva raccontata un’altra. Si era fatta dare dal padre i soldi per un viaggio a New York, aveva finto di partire, si era chiusa nella casa di un’amica ed era rimasta lì, in attesa che il marocchino, pagato con i soldi per il viaggio americano, uccidesse. Ma il telefonino era ormai sotto controllo: non era tra i grattacieli, ma molto più vicino, e la ragazza venne arrestata. Madre e figlia la sera dell’omicidio erano state le prime persone ad essere condotte in caserma per essere ascoltate.

I rapporti di Moretti con la moglie e la figlia si stavano ricomponendo: l’uomo non si era nemmeno costituito parte civile nel processo contro di loro. Le due donne erano ai domiciliari: alla figlia Ylenia furono revocati tra le polemiche subito dopo la morte del padre. Proprio due settimane prima dell’omicidio di Rodolfo Moretti in tribunale a Reggio Emilia era prevista la ratifica del patteggiamento concordato tra pubblico ministero e difese ma c’era stato un rinvio perché Federica Pingelli, legale di Ylenia Moretti, aveva appena dato alla luce un bambino. Ylenia Moretti, 20 anni, la madre Roberta Franchi e Davide Giorgi, sono stati tutti accusati di tentato omicidio in concorso ai danni di Rodolfo Moretti. A indagini praticamente concluse, era stata fissata per il 22 giugno un’udienza preliminare davanti al giudice, in vista di un processo con rito immediato. Data poi cancellata per il subentrare di un accordo tra tra accusa e difesa che prevedeva lo sconto della pena ai domiciliari.

Ultimamente polemiche erano sorte perché aYlenia Moretti, tornata a vivere nella casa del padre a Luzzara, il Comune provvedeva, attraverso i servizi sociali, a pagare le bollette di gas e luce e presto si sarebbe fatto carico anche del costo per il conseguimento della patente di guida.

Antonio Murzio

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