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Reietto – una storia vera X pt

Da Parolesemplici

Reietto2Gli amici di Striscia la notizia hanno, per un caso fortuito, intrapreso una strada differente, anche se fra i numerosi tentativi di contatto compariva anche una e-mail diretta al Gabibbo:A: [email protected]

Data: 17 ottobre 2009 19:00

Oggetto: c’è del marcio in Danimarca

Caro pupazzone rosso sicuramente sarai a conoscenza che su molti social network, siti e blog compaiono articoli a dir poco interessanti sulla signora De Filippi ed il suo staff. Ti scrivo gli indirizzi dove puoi verificare:(i file non sono più a disposizione)

Ora ciò che ci si chiede è, caro amico dei fanciulli, tu che spesso suggerisci servizi a dir poco frivoli, come mai continui ad ignorare la vostra cara amica la signora Maria De Filippi?

Si dice che uno dei suoi adepti scriverà un nuovo libro, questa volta da chi copieranno, a chi sottrarranno indebitamente idee?

Non è proprio possibile che la questione non vi interessa, magari se di mezzo non ci fosse stata LEI, questa questione avrebbe suscitato il tuo interesse e quello di voi tutti.

E’ certo che ignorerete questa mail, stanchi di riceverne quasi una all’anno, ma tra le tante cose che rendono l’Italia un posto invivibile c’è anche questo sistema omertoso e camorristico.

La camorra non è rappresentata dai boss che si nascondono e nascono al Sud, ma è un fitto sistema fatto di omertà, paura, riverenze, intoccabili, amicizie, imposizione di un potere, e quello mediatico è un potere forte, che guida masse e nasconde malefatte.

Magari questa e-mail la leggerà una nuova redattrice che mi contatterà, sarebbe divertente ascoltare con quale nuova scusa verrei liquidato.

Caro Gabibbone ti saluto e comunque invio a te e a tutto lo staff i miei complimenti, diciamo che fatta eccezione per le questioni che riguardano amici e veline siete veramente un’ottima trasmissione ed ogni giorno dimostrate un gran lavoro di attenzione, professionalità, sicuramente giornalismo (direi vero) e molto altro, certamente ci sono molte persone che vi devono ringraziare per il vostro provvidenziale intervento. Spiacente di non essere tra questi.

Grazie.

Non so se a seguito di questa o di quale delle numerose e-mail o telefonate fui contattato da una redattrice.

Durante la prima telefonata raccontai la storia omettendo di specificare il nome del personaggio coinvolto.

La redattrice mi informò, al termine del colloquio, che avrebbe dovuto fare delle verifiche e parlare con gli autori del programma, poiché la storia era veramente interessante e per poterla inserire nel programma c’era bisogno di un lavoro attento anche al fine di rispettare i dogmi tecnici, senza nulla togliere a ciò che la storia poteva suscitare.

Trascorsero un paio di giorni e la cortese redattrice mi ricontattò con lo scopo di conoscere maggiori dettagli circa la vicenda che le avevo narrato, fu in quell’occasione che le feci i nomi delle persone coinvolte.

Il tono di voce si modificò in modo repentino, divenendo più cupo e preoccupato, la gentile interlocutrice volle informarmi che lei era li da poco e che non poteva prendere alcuna decisione senza aver parlato prima con gli autori.

Il giorno seguente ci risentimmo, nuovamente, ella mi disse che era dispiaciuta ma a causa dei tempi ristretti degli interventi che dovevano rientrare in uno spazio di pochi minuti, non era possibile occuparsi del mio caso, si congedò augurandomi buona fortuna ed invitandomi a non demordere poiché la decisione era venuta direttamente dagli autori.

Restai senza parole, perché la medesima storia narrata senza il nome Maria De Filippi poteva trovare una collocazione, mentre dopo la pronuncia di quel nome la questione aveva la necessità di un altro tipo di caratteristiche che sfortunatamente non possedeva più?

Non credo ci siano ulteriori frasi che possano spiegare meglio quanto affermato da questa redattrice.

L’esperienza con gli amici di Striscia si è conclusa, ovviamente senza ricevere alcuna risposta, non molto tempo prima che questo racconto venisse impresso sulla carta, attraverso alcuni tentativi di attrarre l’attenzione del Signor Staffelli e del Signor Iacchetti percorrendo la via dei contatti segnalati sul loro sito personale.

Sono certo che se fossero così cortesi da offrirmi un confronto diretto, i preparati amici di Striscia mostrerebbero filmati nei quali si sono occupati di vicende legate alla Signora De Filippi accompagnando le immagini con l’abile maestria dei loro commenti.

Per questo dovrei ringraziarli, perché sarebbero solo un valido supporto alla mia storia.

A questo punto intervenne mia madre in prima persona, dicendomi che aveva l’intenzione di andare lei stessa alla sede de Il Mattino di Napoli per chiedere udienza a qualche redattore.

Accadde proprio questo, l’indignato genitore si recò da sola alla sede napoletana del quotidiano e chiese di essere ascoltata poiché aveva una storia interessante da rendere nota.

Fu accolta con molta cortesia, le venne offerto di accomodarsi e di attendere fino a quando un redattore sarebbe stato a sua disposizione per ascoltare quanto aveva da dire.

Il redattore giunse dopo qualche tempo nella sala occupata anche da altri giornalisti, la gentilezza non fu mai lesinata, come anche il vanto di essere al servizio di chiunque avesse storie serie da esporre.

Mia madre cominciò il racconto senza indugio, lo sguardo d’interesse dell’interlocutore si faceva sempre più intenso, anche chi era li accanto volse la testa per udire meglio.

Quando la narratrice pronunciò il nome Maria De Filippi, i volti si fecero scuri, affermando che loro non avevano tempo da perdere e che le storie di cui si occupavano erano di una caratura intellettuale ben differente, misero quasi alla porta mia madre senza che potesse concludere il suo racconto.

Non ero presente, ma posso immaginare la rabbia che percorse in quel momento la mamma di A.

Non si arrese e pensò di recarsi immediatamente alla sede di Canale 9, una TV campana la cui ubicazione si trova non lontano da quella de Il Mattino.

Anche in questo luogo la accolse un guanto di gentilezza, questa volta volle essere chiara e fece subito il nome dell’intoccabile.

Stranamente nessuno si scompose, un redattore suggerì che l’unica persona con le capacità ed i mezzi per ascoltare quella storia e fare qualcosa di concreto era di certo Luigi Necco, storico giornalista partenopeo.

Quasi pronunciandosi attraverso un coro unanime i presenti invitarono mia madre ad inviare una lettera direttamente al giornalista Necco con l’intera storia, in breve avrebbe ricevuto certamente una risposta: “Lui sì che ci tiene a Napoli e ai Napoletani”.

L’occasione non doveva essere perduta, fui informato del da farsi e mi misi subito all’opera.

Luigi Necco venne raggiunto da una lettera con ricevuta di ritorno:

Gentile dottor Necco:

Chi le scrive è una donna zzzz, il ricordo della sua voce mi riporta indietro negli anni quando, con elegante ironia, portava nelle nostre case allegre notizie, con il suo: – Milano chiama, Napoli risponde -, accompagnato dall’ondulato movimento delle dita.

Ora Lei si occupa di temi importanti, di ferite che lacerano la nostra città, ricca di potenziale che viene però soffocato dalla melma nella quale molti ci spingono, gi orno dopo giorno.

La storia che vorrei ascoltasse non tocca temi importanti, quali; la camorra, la politica o argomenti del genere, ma si lega alla perversa dote di una Napoli capace di dare alla luce figli ricchi di grande talento, nello stesso tempo incapace di offrire loro un futuro degno di quelle capacità che molti considerano uniche dei Napoletani, quelli VERI però.

Le vorrei parlare, per chiedere il suo aiuto, affinché venga reso pubblico quanto ho da dire, ma soprattutto quanto ho da dimostrare con prove tangibili. Non voglio ottenere nulla di concreto vorrei solo che si sapesse.

Tutto comincia quando un giovane laureato Napoletano, con specializzazione post Laurea, concorso letterario vinto, è costretto a doversi indirizzare verso l’insulso nulla dei padroni della televisione italiana, per cercare una speranza, una luce, che gli permettesse di uscire da quel tunnel buio nel quale, truffe editoriali, raccomandati, istituzioni universitarie, lo avevano spinto.

Le vicissitudini che vorrei raccontare si sviluppano e si evolvono da circa dieci anni.

Da due, stanca  di essere presa in giro ed insultata, ho cercato di rendere pubblico, invano, quanto in mio possesso.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando, l’altro giorno sono andata alla sede de Il Mattino.

Ho chiesto di parlare con qualcuno che avesse voglia di ascoltare le mie parole, sono stati tutti molto gentili. Stavano per chiamare un giornalista, ma quando hanno sentito il nome Maria De Filippi, hanno avuto paura, e mi hanno liquidato come altri avevano già fatto in passato.

Capisco che lo abbiano fatto Striscia la Notizia e le Iene poiché eseguono gli ordini di scuderia e fanno quadrato per difendere l’intoccabile, ma che a Napoli non si aiuti un Napoletano che ha qualità e cerca di emergere e lottare senza essere un camorrista, un analfabeta o un protetto della potente setta della così detta –Napoli bene-, non riesco proprio ad accettarlo. Così, oggi sono venuta alla sede di Canale9 e due redattori molto cortesi mi hanno detto che esiste solo una persona che può ascoltarmi e che ha le doti necessarie per capire: Luigi Necco. Per questo mi sono decisa a scriverLe, so di far parte delle persone privilegiate, per ciò che abbiamo e che la mia storia non tocca i temi profondi e importanti che invece coinvolgono altre persone meno fortunate, ma le assicuro che se vorrà ascoltarmi resterà colpito da quanto accaduto e troverà materiale interessante per una divulgazione che va fatta, per tanti motivi, non solo per quelli che mi coinvolgono personalmente.

La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato.

Questa volta il giornalista Luigi Necco tacque. Nessuna indignazione, nessuna difesa dell’amata Napoli e della sua gente.

Cosa mi restava se non la quantità innumerevole di proposte editoriali giunte con firma in calce, per mezzo delle quali avrei potuto tappezzare un’intera stanza, avrei potuto, però, farlo anche attraverso le migliaia di euro che chiedevano per pubblicare il libro.

Continua…


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