8 Marzo – 30 Novembre 2014. 29.434 km compiuti in 144 giorni. Nel mezzo l’infortunio e la riabilitazione di 4 mesi prima di riprendere il cammino nel mese di settembre. 22 Paesi attraversati, 24 dogane, deserti, alluvioni, tsunami e terremoti. Sono soltanto alcuni dei dati relativi all’impresa sportiva di Paola Gianotti, Guinness World Record per aver compiuto il giro del mondo in bici. E’ la prima donna italiana ad averlo fatto, la seconda al mondo (battuto il record di 152 giorni della greca Juliana Bhuring). Una vita dedicata allo sport, condita da innumerevoli passioni, ma anche da dolorosi sacrifici e avvenimenti avversi. Proprietaria di un’azienda di eventi sportivi, dopo il fallimento nel 2012 ha deciso di lasciare tutto per scrivere una nuova pagina della sua vita in bici. Perciò, Paola rappresenta la capacità di saper reinventare il proprio futuro con lodevole tenacia e sorprendente naturalezza. «Perchè tutto è possibile: basta solo crederci.»
Sei pronta?
«Questa è la terza intervista oggi, la seconda al telefono ed un’altra a Torino.» (scherza)
Si parla tanto del tuo storico record individuale, però verrebbe da dire, leggendo la tua storia, che la tua vita non è solo bici. Che cos’è dunque per te Keep Brave? Il tuo sito o qualcosa in più?
«Per me inizialmente ha rappresentato un motto, divenuto determinante durante il giro del mondo e per tutto quello che facevo, parte organizzativa compresa. Dalla ricerca degli sponsor all’organizzazione del percorso dei 150 giorni. Dopo, oltre che un semplice slogan, è diventato quasi uno stile di vita legato ai temi del viaggio, della natura e di tutto ciò che rappresenta per me Keep Brave: la voglia di farcela.»
Sei esempio non solo del fatto che niente è impossibile, ma anche della capacità di sapersi reinventare nonostante le difficoltà strutturali del mondo del lavoro. Perciò, chi era Paola prima di sposare il progetto del mondo?
«Avevo una società di formazione di team building esperienziale per i dipendenti delle aziende; il mio obiettivo era imparare a valorizzare la funzione ed il ruolo del team. L’ho fondata nel 2008 ad Ivrea, città in cui vivo. Nonostante la crisi economica mondiale avevo deciso di mettermi in gioco, ma sono stata costretta a chiudere nel 2012, e da lì ho lasciato tutto. Allora mi sono lanciata seguendo le mie attitudini, coniugando l’amore per lo sport alla passione di viaggiare. Lo sport è così diventato per me competizione.»
Dallo sci alpinismo al triathlon e quant’altro. Non solo bici: una vita per lo sport?
«Per me la vita è sport, non solo bici. La bici è semplicemente un mezzo. Il mezzo che mi ha permesso di raggiungere il traguardo sportivo, di viaggiare e di fare il giro del mondo. Bicicletta a parte, ho sempre fatto tantissimo sport, dall’alpinismo alla thai box, sino alla subacquea. Con passione e divertimento, perché senza esse non è possibile realizzare nulla. Quando fai qualcosa divertendoti tutto cambia.»
Il tuo primo sport: 1992, il volley. Avevi 11 anni.
«Confermo. Ma come fai a saperlo? Hai studiato benissimo (scherza). Mi è sempre piaciuto tantissimo anzi è una passione che ho sempre avuto. Il mio cartone preferito era Mila e Shiro (sorride), che guardavo ogni pomeriggio tornando a casa da scuola. Non è una cosa che ho portato avanti, ma mantengo ancora una grande passione.»
Sul tuo sito parli di “impresa sociale, culturale e umana”
«Per me, soprattutto dopo l’incidente in Arizona, il viaggio è diventata una vera e propria impresa sociale. Mi sono accorta che inizialmente il progetto era unicamente un mio sogno, poi è diventato il sogno di migliaia di persone, che mi hanno dato la forza e la spinta per andare avanti. In quel momento mi sono resa conto dell’importanza di ciò che stavo facendo non solo per me stessa ma anche per il sociale. Il messaggio è quello di essere più attenti verso il mondo che ci circonda e magari cominciare ad utilizzare la bici un po’ più della macchina.»
Cosa hai pensato dopo l’incidente di Phoenix?
«Inizialmente è stata dura da accettare. Un incubo. Non ero al top della forma fisica e mentale e non riuscivo ancora a capire come mai potesse essere successa una cosa del genere. Poi è cambiato tutto. Ho cercato di trasformare l’accaduto in qualcosa di positivo. Mi sono accorta delle persone che mi stavano seguendo e ho cambiato atteggiamento. Ho dato molta più importanza alle relazioni umane ed in generale, ne sono uscita più matura.»
Quanto può essere rilevante il team per un’impresa del genere?
«Avevo dietro tre persone, tre amici che mi hanno seguita. Sono stati fondamentali e si sono mostrati sempre in prima linea. Per le prossime imprese non saranno comunque gli stessi. Diciamo che le grandi imprese, secondo me, si fanno solo con dei grandi team.»
Paola e il sociale. Il progetto “Ecosostenibilità l’aria che respiriamo”
«Volevo un progetto a tutto tondo. Una grossa sfida sportiva accompagnata da messaggi legati all’ambiente e al sociale. Il tutto con la collaborazione dell’Università. Il Politecnico di Torino mi ha fornito un rilevatore di smog che mi sono portata durante il mio viaggio. Ho fatto una mappatura dei paesi che ho attraversato, cercando di tracciare una situazione globale. E’ come aver fatto un po’ da cavia. Ora i dati sono nelle loro mani e saranno verificati. Un bel progetto per far capire alle persone quanto è importante l’aria che respiriamo. Quasi più importante di tutto il resto.»
Paola e i corsi di formazione. L’esperienza a servizio altrui
«L’obiettivo della mia vita: formare la gente e fare da mental coach. Aiutare tutti coloro che hanno bisogno di una piccola spinta per andare oltre, anche nei piccoli gesti quotidiani»
Il blog: un diario da marzo a novembre
«Ho sempre provato ad aggiornare attraverso il blog tutte le esperienze delle giornate che vivevo. Ho cercato di scrivere più possibile e sto lavorando sul mio nuovo libro che uscirà a settembre. Parlerà del mio viaggio, ma anche delle vicende relative agli ultimi anni della mia vita.»
Prima del libro di settembre: Mosca, 15 luglio. La tua nuova sfida
«Si, partirò il 15 luglio da Mosca, attraversando tutta la Russia. Siamo in un contesto un po’ diverso, non contemplato dal giro del mondo dello scorso anno. E’ una parte che non ho ancora visto e non sarà semplice. Sono certa del fatto che troverò dei paesaggi bellissimi. Ho 21 giorni per giungere al traguardo prestabilito: i 10000 km.»
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