Una delle notizie dell’ultimo mese riguarda la “Jihad sessuale” in corso in Siria. Andando al sodo, sebbene gli elementi in gioco siano tutt’altro che semplici e facili da sintetizzare in poche parole, negli ultimi tempi masse di ragazze e donne tunisine sono state spedite in Siria per alleviare i momenti vuoti dei ribelli in lotta contro Assad.
Scusate, ho sbagliato verbo: le giovani jihadiste non sono state mandate a prestare i loro servizi ai combattenti, ma ci sono andate volontariamente. Qualcosa non torna: nessuna donna vorrebbe svendere il proprio corpo e la propria dignita’ a sconosciuti, per di piu’ in guerra e dunque in uno stato ormonale sicuramente da evitare! Ma queste ragazze sono state spinte da una fatwa (ordine religioso), attribuita allo sceicco saudita Mohamed Al Arifi, il quale in nome di Allah le invitava a “dare sostegno” ai ribelli durante la loro lotta.
La jihad, secondo il Corano, e’ intesa come uno sforzo attivo e serio che ogni credente deve compiere per conformare il proprio comportamento alla volonta’ di Dio, nell’ambito personale e in quello sociale, per eliminare il male e l’ingiustizia dalla societa’. Che leva e’ stata dunque usata per convincere queste giovani a partire? Chiedendo loro uno “sforzo” in nome di Allah e barattando il loro corpo con un futuro paradiso, la fatwa ha convinto le ragazze a partire volontariamente verso la Siria.
Ecco un estratto (piu’ che eloquente) dell’ordine religioso giunto alle ragazze: “However, jihad comes first, for it is the pinnacle of Islam, and if the pinnacle of Islam can only be achieved through sodomy, then there is no wrong in it. For the overarching rule of [Islamic] jurisprudence asserts that “necessity makes permissible the prohibited.” And if obligatory matters can only be achieved by performing the prohibited, then it becomes obligatory to perform the prohibited, and there is no greater duty than jihad. After he sodomizes you, you must ask Allah for forgiveness and praise him all the more. And know that Allah will reward the jihadis on the Day of Resurrection, according to their intentions—and your intention, Allah willing, is for the victory of Islam, and we ask that Allah accept it of you.”
Al di la’ delle condizioni disumane in cui queste donne sono state trovate, al di la’ del loro futuro segnato da gravidanze senza padre, al di la’ di tutto, cio’ che risulta inaccettabile e’ il menage a trois tra queste donne, Allah e l’isitituzione religiosa: quando si parla di fede (cristiana, islamica che sia) ci si riferisce a un rapporto diretto tra il credente e Dio; nel momento in cui la volonta’ del secondo, in questo caso espressa nel Corano, viene interpretata e manipolata per fini totalmente terreni, qualcosa non va. Nella sua religione Allah accetta la poligamia, accetta la jihad come lotta difensiva, attribuisce al matrimonio espliciti riferimenti sessuali, ma vieta la prostituzione e in particolare la sodomia. L’interpretazione che in questo caso, come in molti altri, e’ stata data ha semplicemente sfruttato l’ignoranza e la devozione di queste giovani, enfatizzando ancora di piu’ la bassa considerazione della figura femminile, il cui ruolo solo e unico e’ quello di risollevare (in tutti i sensi) uomini impegnati a portare avanti la causa islamica.
Costanza Gristina