La pars construens
di Paola Pluchino
Lo Zeitgeist contemporaneo, servo della società dell’immagine comincia a risvegliarsi, guardando con occhi nuovi alla possibilità che non nel detto e non nel palese si debba cercare la verità, la risposta a quel sentimento, a quello spirito in divenire che lega i fili della nostra comunione.
Nel terreno che scopre i colori del mondo, nell’occhio che riverbera le onde cromatiche della percezione, nell’energia dei corpi in scontro e sfida, nel minuto identico del qui e ora, ricolleghiamo le nostre esperienze, nel godimento, cogliendo l’occasione per dirsi io sono, esisto.
L’estetica e l’etica coordinano così il passo solcando l’orma della bellezza, del sublime spirituale che in principio di necessità interiore dice di usare l’arte come mezzo, di riflessione e di ascensione del pensiero, verità celata e solo imperfetta nel suo compiuto.
Lo spazio del pensiero, lo spazio dello spirito, lo spirituale dell’arte è in sintesi allora il luogo in cui si congiungono la mia e la tua riflessione, trasparenze di un mondo altro, rispetto al muscoloso e saccente prevaricarsi.
Nella gentilezza della riflessione, oltre la patina amena e vuota della celebrità lo studio delle armonie rivela che non è possibile dirsi senza riconoscere il proprio vicino, conversando con il canto interiore della comunità.
L’ esprit géométrique così fonde i suoi intenti con il magnetismo della finesse, permettendo all’occhio del virtuoso di svelare l’Efesto della conoscenza, scoprendo uno spazio nuovo, fiore all’occhiello della giovane prospettiva di rinascita culturale.