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Renato Nicassio – “Un moderato delirio. Sopravvivere a Bari”

Creato il 03 dicembre 2013 da Temperamente

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Le pagine sono 94, i capitoli 13, le citazioni 17. I protagonisti: infiniti.

L’autore di questo libro, pubblicato nel 2013, è uno e si chiama Renato Nicassio, nato nel 1987 e ancora incerto su quello che sarà il suo futuro. Quello che racconta è il suo presente, o meglio il presente di tutti quei ragazzi che, come lui, vivono a Bari ma che, soprattutto, escono a Bari. Il giovanissimo autore di questa raccolta di serate racconta le classiche uscite che i baresi devono “affrontare”, pur di trascorrere delle ore di piacevole svago, che possano distrarre le loro menti dalla nuvola di punti interrogativi che aleggia sul futuro. Punto. Si potrebbe dire soltanto questo del primogenito di carta di un ragazzo di 26 anni, eppure c’è qualcosa di più che ribolle sotto l’inchiostro.

Torniamo indietro. Renato Nicassio apre un blog nel giugno 2013 (www.ilblogstruggentediunformidabilegenio.wordpress.com) e, dopo la pubblicazione di un post intitolato L’etica barese e lo spirito del chiringuito, il numero dei suoi lettori aumenta esponenzialmente. Nicassio inizia a capire quali tasti toccare per smuovere l’interesse dei ragazzi baresi, per portarli a cliccare su un link e a leggere un testo anche piuttosto lungo sullo schermo di un pc, un tablet o uno smartophone, e non è una cosa così facile.

La domanda è: come?

La prima risposta è anche la più semplice: Renato Nicassio, ricolmo di un sarcasmo ai limiti del cinismo, racconta cose vere, riesce a condensare in un post tutte le caratteristiche tipiche di una tipica serata trascorsa in un tipico luogo di ritrovo barese. Questa è la forza motrice delle riflessioni di Nicassio. In una frase: fa ridere perché è vero.

La secondo risposta è anche la più importante: Renato Nicassio scrive bene. Punto. Non c’è nient’altro da aggiungere. Non basta essere un grande osservatore se non si hanno le parole giuste per descrivere cosa si è visto: Nicassio possiede queste parole, le stringe in pugno, le colleziona negli scoparti della sua mente, preparandole ad essere legate le une alle altre sulla pagina bianca.

È così che nascono gli scrittori: l’osservatore si fonde con il paroliere e le sensazioni, le immagini, i sapori, i suoni, gli odori, gli orrori si spalmano sul foglio, facendo sì che il lettore esclami: “cavolo, l’ha detto proprio come avrei voluto dirlo io”.

 Oltre a questo c’è molto altro ancora: quel molto altro che soltanto chi ha passato anni a cercare posto in centro a Bari può capire, quel molto altro che può far sorridere solo chi ha preso almeno una volta nella vita un panzerotto “al cofano”, che può intristire esclusivamente i coraggiosi dell’ultimo cornetto delle 3 al cornettaro sotto i portici. C’è molto altro che è tanto barese ma che, estraniandosi per un attimo, può diventano romano, fiorentino, milanese: cambiano i cibi mangiati in piedi, i nomi dei locali (forse anche il numero dei locali, il numero dei concerti, il numero degli eventi, il numero degli spettacoli), le inflessioni e gli scenari, ma non cambiano i protagonisti.

Siamo sempre noi, i ragazzi del XXI secolo che hanno tutto, eppure non hanno niente su cui poter puntare tranne che le proprie forze, che a volte non bastano e quindi si cerca di vivere quello che non cambia mai: l’amicizia. E allora ci si ritrova a cambiare la ruota della macchina di un amico che ha forato alla zona industriale;  allora si va ogni 6 mesi ad una rimpatriata di classe, che ha sempre i contorni di una foto color seppia in cui tutti sorridono, perché ci si sente di nuovo vivi, completamente spensierati; allora si accetta di ascoltare un genere musicale che si odia, solo per accontentare chi siede sui sedili posteriori della tua auto, la quale viaggia verso l’ennesima serata al solito posto. C’è molta rassegnazione in questa registrazione di realtà compiuta da Renato Nicassio, una rassegnazione dettata dai sogni che ci hanno portato via con un goccio di raccomandazione, una manciata di crediti formativi e un pugno di “no” che ha il suono di un “Salve, chiamo per proporle un vantaggioso contratto con la nostra linea telefonica”.

Eppure, in fondo,  c’è anche quel germe di vitalità che serpeggia sotto le spallucce che facciamo ogni volta che ci chiedono come vanno gli studi, cosa abbiamo intenzione di fare dopo la laurea o se stiamo già lavorando: perché la frustrazione, la rabbia, la voglia di dimostrare che sappiamo, che vogliamo, si stanno preparando ad entrare in scena. Lo stesso sta facendo Renato Nicassio, il quale speriamo possa dedicarsi ad un vero e proprio romanzo, perché lui sa scrivere anche in questo moderato delirio.

 

Glenda Gurrado

 

Renato Nicassio, Un moderato delirio, WIP edizioni, 94 pp., euro10


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