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Rende (CS): annullato il procedimento per lo scioglimento del Comune per ‘ndrangheta

Creato il 27 settembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante
Posted by   27 settembre 2013  

Dopo gli arresti dell’ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, e dell’ex assessore all’urbanistica, Pietro Ruffolo, avvenuti nel novembre 2012, la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro aveva avviato la procedura per lo scioglimento del comune al Consiglio dei Ministri. Ieri con il decreto del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la richiesta è stata respinta ed è stato annullato il provvedimento della magistratura per infiltrazioni mafiose nel comune cosentino.

Il Museo Civico della cittadina cosentina di Rende

Il Museo Civico della cittadina cosentina di Rende

Non sarà sciolto per presunte infiltrazioni mafiose il Comune di Rende. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha firmato un decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, con il quale stabilisce che “il procedimento avviato nei confronti del Comune è concluso”.

Lo scandalo era iniziato il 15 novembre scorso quando sindaco ed assessore di Rende, in area Pd, vengono accusati di corruzione elettorale e voto di scambio. Secondo il Procuratore aggiunto antimafia, Giuseppe Borrelli, e i pm della Dda, Pierpaolo Bruni e Carlo Villani, i due avrebbero consentito ad esponenti del gruppo mafioso Di Puppo – Lanzino di gestire servizi comunali attraverso una società cooperativa, poi divenuta una compagine ad esclusiva partecipazione comunale, nella quale lavoravano come dipendenti e venivano stipendiati con soldi pubblici esponenti della ‘ndrangheta del calibro di Michele Di Puppo di Rende, del superboss latitante Ettore Lanzino, capo supremo delle cosche di Cosenza.

Bernaudo e Ruffolo sono finiti nei guai a causa di numerose e compromettenti intercettazioni telefoniche, a causa delle dichiarazioni di alcuni consiglieri comunali e, soprattutto, nel momento in cui gli investigatori hanno trovato le carte che raccontano la storia della società Rende 2000, poi diventata “Rende servizi”. Secondo la Dda di Catanzaro i dipendenti della società Rende Servizi, passati dai 63 del 2000 ai 173 del 2008, sono stati utilizzati come bacino di voti in favore di Bernaudo e Ruffolo.

Il 15 gennaio scorso, però, il tribunale del riesame di Catanzaro aveva respinto il ricorso presentato dalla procura distrettuale antimafia contro la decisione del gip distrettuale, Livio Sabatini, di non riconoscere l’aggravante delle modalità mafiose e il concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti dei due ex consiglieri provinciali di Cosenza Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo.

Ora Rende, dopo aver scongiurato lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose, tornerà alle urne dopo le dimissioni dell’ex sindaco piddino Cavalcanti nel mese di luglio. Da allora, comunque, l’amministrazione comunale è stata affidata al commissario prefettizio Maurizio Valiante.

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