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Commento solo alcuni spunti offerti ieri dalla trasmissione. Una è l'ondivaga filosofia del bonus. In questi mesi il bonus è stato spiegato alternativamente almeno in due modi. A volte come strumento di politica economica. Si immetteva una liquidità di 10 miliardi annui per stimolare consumi e domanda. Per ottenere l'effetto non si sceglieva di far cadere dal cielo banconote nelle città o introdurre gratuiti gratta e vinci. Non ci si affidava cioè alla casualità dei “funzionari della domanda”, cittadini indotti al consumo dalla insperata regalia e da ringraziare come nel vecchio spot berlusconiano di pubblicità progresso in cui si diceva “grazie” al patriottico consumatore. Si sceglieva invece di favorire i non ricchi ma neanche troppo poveri: quelli che comunque hanno uno (o due, se sposati) stipendi. Perché quelli avrebbero facilmente consumato pizze o comprato scarpe nuove ai figli. Infatti si escludevano i poveri veri: pensionati (poveri e no, per la verità), partite iva, inoccupati e incapienti . Perché loro non si sarebbero prestati al sacrificio di consumare per la patria. Si diceva che la povertà avrebbe loro suggerito di mettere gli 80 euro sotto il mattone, in attesa del peggio. Altre volte però si diceva che la filosofia del bonus era quella della giustizia sociale: restituire a chi ha dato troppo o avuto troppo poco. A me è sempre parso che i due obiettivi fossero abbastanza divergenti. Non sarebbe stato così se si fosse deciso semplicemente di elargire 80 euro ai più poveri. Dal primo bonus di maggio si aspetta il benefico effetto del bonus. Gli oppositori di Renzi umanamente (si fa per dire...) sperando che ci fosse effetto benefico alcuno. Perché – sapete? - la nostra è una democrazia saldamente fondata sul “tanto peggio, tanto meglio”. Invece capivo benissimo anche io (che poco so di economia) che gli effetti sarebbero stati visibili a distanza di mesi. Quindi giudicavo severamente i “gufi” e la loro esultanza per il mancato effetto a giugno e poi a luglio e poi anche ad agosto. Anzi avrei voluto suggerire a Renzi di spiegare non solo che gli effetti sarebbero stati tardivi. Ma che forse sarebbero stati invisibili. Come fare ad escludere, ad esempio, che l'effetto benefico degli 80 euro sulla domanda fosse negativamente compensato da altri fattori deprimenti? Bisognava cioè dire che gli 80 euro stavano svolgendo il loro compito frenando un tantino la corsa verso il calo precipitoso dei consumi. Ieri, a Porta a Porta, Renzi non ha detto proprio questo. Anzi, quasi avesse ascoltato le mie critiche (scherzo, ovviamente) alla funzione meramente di politica economica del bonus, ha recuperato la funzione sociale (di giustizia distributiva) del provvedimento. Ha pure ironizzato quasi con le mie parole (scherzo, scherzo) sulla pretesa di imporre ai percettori del bonus di consumare patriotticamente. Purtroppo lasciando così senza risposta la domanda: “Perché non ai più poveri?” A loro dopo, se possibile, ha detto. Così non capisco ancora perché non a loro prima e agli stipendiati dopo. Altra cosa che mi ha colpito nell'incontro a Porta a Porta è la questione incremento del Pil grazie alla rilevazione dell'economia criminale nelle statistiche nazionali, come voluto o permesso dall'Europa. Prima la domanda di Vespa. Poi il nuovo entrato Sallusti dà per scontato che il nuovo sistema di rilevazione ci giovi notevolmente. Senza cattiveria dico che Renzi e Sallusti fanno la figura di scolaretti. Renzi infatti nega i salvifici effetti. E sinceramente (ingenuamente) ammette che si è fatta spiegare la cosa tre volte da Padoan. Ogni tanto (o sempre) i professori servono a qualcosa. E Sallusti incassa, compìto, come mai l'ho visto fare. Insomma, mi dichiaro soddisfatto di essere ignorante come il famoso giornalista e come il premier. Per la verità Renzi (Padoan?) dice che un effetto positivo sui conti c'è ma che è trascurabilissimo. Questa non la capisco proprio. Ma pazienza. Capisco solo un tantino di più Tito Boeri che oggi su Repubblica stronca il nuovo calcolo con l'articolo dal titolo chiarissimo “Perché non siamo diventati più ricchi”. Spero ardentemente che abbia ragione Boeri. Perché sennò, come lui stesso afferma, un'attività repressiva sull'attività criminale (droga, contrabbando, prostituzione) avrebbe un effetto depressivo sulla nostra economia. Resto confuso. E se lo avesse? O si può dire che avrebbe un effetto positivo sul Pil ma non sull'economia?
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