Renzi e gli 80 euro: non è certo un provvedimento di sinistra
Politica e Attualità
Gli 80 euro vanno ai lavoratori dipendenti, ma sono tagliati fuori disoccupati e pensionati: dov’è la sinistra in tutto questo?
I princìpi (teorici) su cui si fondano gli ideali di sinistra sono noti a tutti: protezione nei confronti dei lavoratori, redistribuzione della ricchezza tra tutto il popolo, tasse più alte per i più abbienti, interventi di tutela per i poveri e per le fasce più a rischio.
Alla luce di questo, ciò che ha fatto Matteo Renzi con i suoi “80 euro al mese”, sembra davvero tutto, tranne che un’idea da politico di sinistra.
Ma a chi è destinata questa così bella somma?
Gli 80 euro sono riservati, come ormai è noto, solo ai lavoratori dipendenti che non superano il reddito annuo di 24mila euro (bonus intero) o 26mila euro (bonus ridotto), un tetto abbastanza alto. Sono quasi 1.000 euro in più all’anno, una sorta di ulteriore stipendio, non male.
Mentre l’Italia è falcidiata dalla disoccupazione e una buona fetta di popolazione arranca vivendo senza prospettiva alcuna, Renzi ha scelto di destinare queste risorse pubbliche a chi un lavoro già lo ha. Magari un lavoro sicuro, statale, a tempo indeterminato, con una retribuzione mensile intorno ai 2.000 euro. Un sussidio di quasi 1.000 euro l’anno indirizzato, dunque, verso i lavoratori più fortunati, quelli che bene o male, alla fine del mese ci arrivano.
E pensionati e disoccupati?
La palese incongruità di questa idea politica, assolutamente unica nel suo genere, è resa ancora più evidente dal fatto che non possono usufruire del bonus anche i pensionati, che in molti casi ricevono dallo Stato delle somme assolutamente esigue e ridicole, e, soprattutto, i disoccupati.