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Renzi e le attese Cgil

Da Brunougolini

Renzi e le attese Cgil
Sono in corso in queste settimane decine e decine di congressi della Cgil. Esiste in Italia un’organizzazione (a parte Cisl e UIL, ma con dimensioni inferiori) che esprima una tale mobilitazione, la capacità di ascoltare e farsi ascoltare da tante donne e tanti uomini dei più diversi settori: bancari, autoferrotranvieri, lavoratori della terra, edili, metalmeccanici, insegnanti, poliziotti? È possibile muovere tutte le critiche possibili al sindacato, quel che non si dovrebbe fare é considerare un tale soggetto come una specie di ente inutile. Un'interpretazione che é apparsa far parte dell'impetuosa messa in scena programmatica di Matteo Renzi, quando ha commentato con un irridente "c'è ne faremo una ragione" la possibilità di deludere i sindacati. I quali in sostanza (perlomeno la Cgil) hanno emesso due verdetti sulle scelte governative. Il primo verdetto é improntato dalla soddisfazione per la promessa di un aumento pari a 80 euro mensili in media per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Il secondo di secca bocciatura per una nuova misura destinata a moltiplicare i contratti a tempo determinato, visti come nuove forme di precarietà nonché per la completa assenza di misure per i pensionati a basso reddito.
Il fatto però che in qualche modo la compagine governativa abbia ignorato ogni ipotesi di concertazione con i sindacati ma ne abbia in parte tenuto in conto le opinioni, può dare ai sindacati stessi nuova fiducia e nuova energia. É aperta la speranza di poter incidere su tutte le scelte annunciate. Affinché davvero si concretizzi nelle buste paga, l'aumento promesso e che venga corretta l'impostazione data per precari e pensionati. Il neo ministro del lavoro, Giuliano Poletti, del resto, ha già introdotto una correzione, tenendo conto delle proteste Cgil, ma anche delle pesanti osservazioni avanzate da studiosi come Tito Boeri.
Fatto sta che il tema del rapporto con questo governo sarà, crediamo, uno dei temi della fase finale dei Congressi Cgil. Un motivo in più per cercare di trovare una soluzione alla discussione aperta tra Fiom e le altre categorie, nonchè con la confederazione sull’accordo per la rappresentanza. Molti si stanno muovendo in questa direzione. Così, in un articolo pubblicato su "Rassegna sindacale" due ex segretari, Alfiero Grandi e Paolo Lucchesi, scrivono: "Chi ha a cuore il ruolo della Cgil e del sindacato ha il dovere di ricondurre la discussione entro limiti fisiologici, mentre incoraggiare le rotture sarebbe un comportamento irresponsabile". Viene proposto, rispetto a quel punto dell’intesa che prevede il superamento dei diritti sindacali, per chi non rispetta i contratti, che la Cgil chiarisca che per lei “la Fiom, come qualunque altra categoria, non deve essere esclusa dalle piattaforme, dalle trattative, dai diritti sindacali anche se non intende firmare il contratto".
Anche per quanto riguarda il cosiddetto arbitrato interconfederale, per dirimere i disaccordi e regolare i comportamenti, la Cgil potrebbe affermare che nessuna maggioranza della commissione arbitrale potrà adottare sanzioni verso sue categorie, possibili solo entro i limiti dello statuto della confederazione. Per concludere Grandi e Lucchesi sottolineano come l'accordo del 31 maggio 2013, quello precedente le regole per attuarlo, resti un punto di riferimento positivo e possa aiutare il sindacato ad uscire dalle difficoltà. "Sarebbe un vero peccato che la stesura del regolamento attuativo finisse con il riportare le lancette indietro".
Sarà possibile riflettere su questi suggerimenti? Fatto sta che nelle settimane scorse Susanna Camusso, partecipando a uno dei tanti congressi, quello di Brescia, ha ricordato come da molto tempo le controparti dei metalmeccanici sceglievano con chi dialogare. Così si é assistito a una collezione di accordi separati, contro cui sono stati dichiarati scioperi, indetti referendum e sostenuto battaglie "senza spostare di un millimetro la situazione". Di fronte a questo contesto, la Cgil aveva capito, spiegava la Camusso, che "bisognava giungere a una definizione precisa, stabilire chi rappresentava cosa e in che modo". Certo, in attesa di una legge, ammesso che la promessa fatta da Renzi a Landini, si realizzi.

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