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Renzi, il Pil? Numeri irrilevanti per gli italiani

Creato il 28 luglio 2014 da Nicola933
di Roberta Miele Renzi, il Pil? Numeri irrilevanti per gli italiani - 28 luglio 2014

RenziDi Roberta Miele. “Che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5% non cambia niente dal punto di vista della vita quotidiana delle persone”… e se lo dice il premier c’è da credergli, forse. Nonostante l’1,5% corrisponda ad un  in denaro di 25 miliardi; di conseguenza, lo 0,4 e lo 0,8 indicano una crescita molto inferiore.

Per Matteo Renzi non c’è da preoccuparsi se il prodotto interno lordo non raggiungerà lo 0,8 previsto dal Def per il 2014. Dati alla mano, il secondo semestre è stato tristemente statico. La crescita si aggira ancora intorno allo zero, altrettanto l’inflazione. Per un miglioramento dell’economia italiana bisogna attendere il 2015.

La notizia arriva dopo le stime al ribasso di Confindustria e soprattutto del Fondo monetario internazionale. Il premier si è trovato costretto a confermare le previsioni, così il 4% per la riduzione del debito pubblico lo si vede solo col binocolo.

Il governo punta tutto sul lavoro: verrà affrontata di nuovo la questione articolo 18. Dopo la criticatissima riforma “lacrime e sangue” Fornero, si tornerà di tornare ancora sullo stesso terreno di scontro.

Entro il 21 settembre la Pubblica Amministrazione pagherà i suoi debiti, la cifra certa è ancora sconosciuta, ma, è sicuro che sarà molto inferiore ai 60 miliardi previsti nei mesi scorsi. Entro 10 giorni avremo numeri certi.

“Su questa realtà deprimente Renzi ha fatto una battuta infelice alla quale non è giusto crocefiggerlo, ma che rivela una certa insicurezza di fondo. Ha detto che le percentuali del Pil, che siano lo 0,4 o lo 0,8 o l’1,5, non cambiano la vita quotidiana delle persone. Purtroppo la verità è un’altra. È la riforma del Senato, a cui si dedica tanta energia o per farla o per sabotarla, che non cambia nel breve termine la vita degli italiani. Proprio perché le vere riforme, quelle che anche in Europa si aspettano dall’Italia, sono più economiche che istituzionali. O meglio, quelle istituzionali sono benvenute purché abbiano effetti immediati sull’economia. Invece si rischia di perdere di vista questo nesso, mentre il temporale è sempre più vicino”, scrive Stefano Folli.

Il Presidente del Consiglio cerca di addolcire la pillola, punta tutto sulle riforme, ma si prevedono tempi lunghi.  I progetti a breve termine fanno accapponare la pelle: se le statistiche non miglioreranno e anche molto velocemente, dopo la pillola agli italiani sarà servita la supposta. L’autunno si avvicina insieme allo spettro di una manovra correttiva.


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