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All’indomani del confronto tra i candidati alla segreteria del Pd, Matteo Renzi torna all’attacco della politica del governo Letta e parla delle sue proposte a Pesaro. Il sindaco di Firenze ha di nuovo puntato l’attenzione sul ruolo del Pd nel governo all’indomani delle primarie dell’8 dicembre. Il Pd nella visione di Renzi, se vincerà le primarie, dovrà “iniziare a dire le cose che secondo noi servono e su questo essere molto duro”, ha detto Renzi.
Renzi ha poi illustrato i punti principali di cambiamento della sua segreteria, punto sottolineati anche durante il dibattito su Sky e ripetuti anche questa volta. E lo fa partendo dalla sua visione di legge elettorale e di riforme costituzionali, che dovranno essere portato con decisione al tavolo del governo. “Se vinciamo noi, l’otto dicembre andiamo dal governo e gli diciamo: ‘Caro governo, sono 2,5 miliardi di euro i costi della politica? In un anno noi possiamo arrivare ad un miliardo in meno”, ha detto Renzi.
Il sindaco di Firenze spiega come questo possa essere possibile: innanzitutto basta bicameralismo perfetto, perché “che senso ha che la Camera prende una decisione, poi la manda al Senato, e il Senato la rimanda alla Camera”. La soluzione per Renzi è un Senato trasformato in una “Camera delle Autonomie”, senza indennità ed espressione del territorio, senza essere la copia della Camera.
Altro affondo sui possibili risparmi con un annuncio: “chi vota per noi riduce di un miliardo i costi diretti della politica: mezzo miliardo lo mettiamo a servizio del sostegno alla disabilità e facciamo la pace con gli italiani, mentre altri 500 milioni li mettiamo a disposizione di chi ha bisogno sul territorio”.
Sul tema centrale del lavoro, Renzi propone al governo “un pacchetto di misure” da prendere subito. E qui un altro affondo alla visione “tradizionale” del Pd: “i lavoratori autonomi, i precari, gli operai, i disoccupati ci considerano ormai il terzo partito, dopo il Movimento 5 Stelle e Forza Italia. O prendiamo atto di questo e ci facciamo qualche domanda, oppure la parola sinistra continuerà a risuonare solo nei convegni”.
Il sindaco di Firenze si affretta ad aggiungere che questo non vorrà dire la fine delle larghe intese, ma la capacità di fare “cose giuste e banali che da 20 anni in Italia non si fanno”.