Matteo Renzi inizia il nuovo anno all’attacco e, presa carta e penna, scrive ai partiti per presentare le sue proposte sulle riforme da fare: “da noi i cittadini oggi esigono rapidità di decisione e chiarezza delle posizioni. Oggi, primo giorno lavorativo del 2014, dobbiamo dimostrare di aver chiaro che non possiamo perdere neanche un secondo”.
E sulla legge elettorale Renzi, nella lettera agli altri partiti, illustra le tre possibili opzioni sa mettere in campo: il ritorno al Mattarellum, ma con modifiche, ovvero 475 collegi uninominali e il 25% dei collegi rimanenti assegnati con il premio di maggioranza fissato al 15%, un modello simile a quello della legge elettorale spagnola, con la suddivisione del territorio italiano in 118 circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15%, oppure, la proposta da sempre caldeggiata dal sindaco di Firenze, ovvero proprio quella “legge dei sindaci” con il doppio turno di coalizione: 60% dei seggi attribuiti al vincitore e i restanti suddivisi in maniera proporzionale tra i partiti all’opposizione. La soglia di sbarramento verrebbe fissata attorno al 5%.
Oltre a questo, Renzi lancia nelle proposte anche l’altro suo cavallo di battaglia enunciato subito dopo l’elezione a segretario del Pd, la diminuzione dei costi della politica tramite “l’abolizione” del Senato tradizionale e la trasformazione di esso in una sorta di “Camera delle autonomie locali” e il conseguente risparmio strutturale calcolato in un miliardo di euro. E proprio agli interlocutori privilegiati sul taglio dei costi della politica, ovvero il Movimento Cinque Stelle, Renzi lancia ancora la proposta di accordi mirati per far giungere in porto le riforme: “anche le migliori battaglie dei Cinque Stelle ottengono risultati solo se c’è la sponda dei democratici. Alcune battaglie, anche sacrosante, del M5S, possono essere portate a termine solo se i cittadini pentastellati fanno accordi”, ha sottolineato il sindaco di Firenze.
Anche sul rapporto deficit-pil, al 3% come da vincolo europeo Renzi si sbilancia, asserendo che “se all’Europa proponi riforme strutturali e un Jobs Act che attiri investimenti stranieri, allora in Europa ti applaudono anche se scori il 3%”. E sul fatto che il discorso di fine anno del capo dello Stato Giorgio Napolitano potesse essere l’ultimo, Renzi sostiene: “non credo, ma deciderà lui, non altri”.