Ancora fibrillazioni all’interno del Pd nazionale. Dopo la battuta del segretario Matteo Renzi sul viceministro all’economia Fassina (“Fassina chi?”), lo stesso Fassina aveva minacciato le dimissioni irrevocabili consegnate nelle mani del premier Enrico Letta. Fassina aveva mandato un sms al premier per annunciare le dimissioni. Le tensioni tra il viceministro dell’Economia, eletto in quota Bersani e sostenitore di Cuperlo alle ultime primarie e il sindaco di Firenze è sempre stata palpabile. Ultimamente la tensione era cresciuta per le voci che si rincorrevano su di un possibile rimpasto di governo, con l’introduzione di elementi più vicini nelle idee e nelle politiche a Matteo Renzi, proposta avallata dallo stesso Fassina ieri.
Ma Renzi non ci sta e rilancia la sua “libertà di fare battute”, al di là della volontà di non chiedere rimpasti al governo Letta. Alle accuse di “avere una visione padronale del partito” mossegli da Fassina, Renzi replica con la sua apertura dal subito sulla riconferma dei capigruppo e sull’elezione del presidente del partito (lo sfidante Gianni Cuperlo).
Le polemiche intanto minacciano comunque la visione di stabilità del partito che Renzi si sta sforzando di mantenere. Con nodi aperti come la candidatura alle elezioni regionali sarde e il difficile equilibrio nel governo di coalizione, con distanze sempre più nette dal vicepremier e leader di Nuovo Centrodestra Angelino Alfano e dallo stesso premier e compagno di partito Enrico Letta, Renzi cerca da una parte di sdrammatizzare e dall’altra di ribadire la sua leadership forte e quindi la sua autonomia di opinione e di decisione.