Delle vicende politiche italiane degli ultimi giorni si possono fare molte analisi. Uno dei temi, uno soltanto ma importante, è quella relativo alla virilità. Un elemento che come sempre i media replicano, moltiplicano, rendono epidemico senza analizzarlo davvero. Provo a cogliere qualche indizio, qualche segnale che hanno, spero, urtato tante come hanno urtato me.
Già il linguaggio con cui si stanno raccontando questi giorni è quello della lotta e degli ambienti maschili (il "fratricidio", le "coltellate", l'"ammutinamento") ma in generale tutto il rapporto tra Letta e Renzi - fino ad arrivare alla scelta finale di ieri da parte della direzione Pd - hanno l'atmosfera intollerabile di una lotta muscolare tra due maschi in rivalità. E due maschi in competizione si danno spesso colpi sotto la cintura femminilizzandosi l'un l'altro (massimo dell'umiliazione!). Renzi non ha dato del frocio a Enrico Letta, questo no, ma il palesemente minaccioso hashtag #enricostaisereno, lanciato da Renzi in diretta tv, riecheggia le raccomandazioni irritanti e umilianti che si è soliti rivolgere alle donne: non ti preoccupare, stai calma. Non a caso Gramellini oggi nel suo Buongiorno scrive una finta lettera di Matteo Renzi: "Cara, ti scrivo nel giorno degli innamorati perché è arrivato il momento di uscire dalla palude e aprire una pagina nuova. [...] Buon San Valentino e mi raccomando, Enrica: stai serena". Anche il padre di Matteo Renzi gli infonde genealogicamente audacia calcistica, alla Nino-non-aver-paura, un audere semper: "Anche se fossi ciecamente convinto che mio figlio stesse assumendosi un rischio elevatissimo, mai e poi mai suggerirei di rifiutarsi di battere un calcio di rigore per paura di sbagliarlo". Un anziano papà sugli spalti dello stadio fiero del suo campioncino in procinto di diventare un valoroso goleador. Renzi sfida la sorte, guida il cambiamento, si affida alla sua natura di maschio velocista su cui si innesta anche tutta la sua retorica dei "giovani", della "rottamazione", del "cambiamento": "il rischio si assume con il vento in faccia", ah, "l'ambizione smisurata" ah-ah, che lui stesso si attribuisce, il sintomo inequivocabile dell'eroe giovane e forte. E maschio. Quanto maschio. Stiamo assistendo a "una partita tra uomini e per uomini" ( Lea Melandri) in "un clima da ragazzi del muretto" ( Lucia Annunziata), è vero, ma è anche una seduzione collettiva, "qualcosa di biologico, di pre-politico, di naturale", intuisce oggi Ezio Mauro su Repubblica - e le donne? le donne aspettano: sono già informato che saranno "molte" nei ministeri e intanto ricordano a tutti di essere donne, di essere rosa, di avere una dignità da difendere "contando meticolosamente di quante parolacce sono vittime" ( Ida Dominijanni). Questa lista abbozzata temo potrà diventare molto lunga nel prossimo futuro. Al linguaggio pubblico della sessualità maschile viagra-soldi-bunga-bunga abbiamo sostituito quello della sessualità vincente-macha-bulla. Il giochino è il solito: se fosse stata una donna a fare quello che ha fatto Renzi in questi ultimi giorni? Ma impossibile. Il marchio di virilità è assoluto, il giudizio politico sarebbe stato implacabile.