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Renzi versus Berlusconi: chi vincerà?

Creato il 16 gennaio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Sono sicuramente molti  gli aspetti che uniscono Matteo Renzi a Berlusconi, nonostante tutti gli sforzi del primo nello scarso tentativo di dissimularli. Molto si è già scritto sul tema e pertanto sarebbe superfluo, oltre che noioso per chi legge e per chi scrive, ripassarli in rassegna.

Molto più interessante è invece provare a prevedere le strategie dei due leader in merito alla fatidica legge elettorale: non soffermandosi sui cavilli tecnici, ma piuttosto  ragionando sulle prospettive e gli orizzonti che essa cela.

Andiamo con ordine: sembra ormai praticamente certo un incontro tra i nostri due domani o al massimo il giorno successivo. Se l’Italia non fosse l’Italia,  se Berlusconi non fosse la volpe che tutti riconoscono essere, se il rapporto di Renzi con l’alleato Alfano non fosse più freddo di quello  con il compagno Letta, la visita del segretario del maggior partito di maggioranza al leader del maggior partito di opposizione non desterebbe poi così tanto clamore, o forse, sarebbe meglio dire, preoccupazione. Come lo stesso Renzi ha più volte dichiarato, le regole del gioco, in una democrazia matura, si fanno insieme, con la più ampia maggioranza possibile. Tuttavia la storia della cronaca politica degli ultimi anni deve, perlomeno, averci insegnato ad essere un pochino meno ingenui, a cercare il pelo nell’uovo, anche con il rischio di essere considerati  ostaggi di quella malizia, che preferirei denominare perspicacia.

Silvio e Matteo bramano la stessa cosa: elezioni nel più breve tempo possibile. Il Cavaliere ha anche già suggerito di celebrarle in concomitanza con le elezioni europee primaverili. I loro due peggior nemici, rispettivamente, Angelino ed Enrico, non hanno al contrario nessuna fretta. Per ragioni diverse, hanno tutto l’interesse di rimanere sulle loro comode poltrone per almeno un altro annetto.

Ci troviamo pertanto nella paradossale situazione in cui i due potenti generali dei due opposti schieramenti  si alleino contro i loro rispettivi colonnelli che soffrono del dramma dell’eterno secondo.

Sul tavolo il sindaco di Firenze ha posto uno scambio: riforma elettorale, sul modello spagnolo,  contro abolizione del Senato. Renzi ha bisogno dei voti della pattuglia forzista per potere approvare la revisione costituzionale, senza incorrere nell’ipotesi di referendum abrogativo, che potrebbe essere indetto qualora non ottenesse il quorum dei 2/3. In questo modo rispetterebbe uno degli impegni principali della sua segreteria e ipotecherebbe lo scranno di Palazzo Chigi nel 2015.

Ma siamo sicuri che Berlusconi si lasci fare le scarpe dal giovane democratico? Invocando la perspicacia di cui sopra, provo a dare una lettura personale dei piani del Cavaliere.

Sicuramente l’approvazione di una legge elettorale sul modello spagnolo agiterebbe il Nuovo Centro Destra di Alfano (e questo Berlusconi lo sa bene), il quale minaccia, nel caso si presenti l’eventualità, di abbandonare l’esperienza di governo, determinandone la conseguente crisi.

La situazione a quel punto precipiterebbe (probabilmente Napolitano si dimetterebbe), Alfano,stando così le cose tornerebbe con il cappello in mano alla corte di Silvio, e  Renzi, non solo verrebbe indicato quale responsabile della fine della legislatura da NCD, ma accoltellato anche dal fuoco “amico” del PD, perderebbe la flebile fiducia dell’opinione pubblica. Berlusconi, galvanizzato,  reciterebbe a suo modo la parabola de “il  figliol prodigo” con Alfano e i suoi, e potrebbe giocarsi, per interposta persona, la rielezione.

In politica in poche ore tutto può cambiare ed orizzonti che, sembravano chiarissimi, diventare assai sfocati. Tuttavia, fossi in Letta ed Alfano, inizierei comunque a preparare le valigie.


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