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Renzismo. Solo il fumo di una generazione andata a male

Creato il 04 gennaio 2016 da Postik @postikitalia

Non è più tempo di bilanci e aspettative ma di comprensione. Ogni fine si carica in modo quasi compulsivo di memorie e rendiconti che in modo altrettanto inevitabile vanno a sfociare in propositi e promesse da appioppare a un anno nuovo del tutto innocente, perché – suo malgrado – è ancora da edificare.

Ebbene qui  voglio uscire dalla tradizionale dinamica che ogni fine anno porta con sé. Nessun bilancio quindi né propositi da mantenere. Bensì gradirei comprendere come si è arrivati a questo punto.

Come mai ci ritroviamo una classe dirigente peggiore delle precedenti? Non solo mediocre e incapace, ma addirittura molesta, perché presuntuosa e incurante del corpo sociale, nonostante si vanti -senza alcun merito- di accoglierlo, soddisfarlo e addirittura interpretarlo?

Per arrivare a comprendere il perché di questo triste sfacelo- addobbato di infantile retorica – dobbiamo tornare indietro e guardare quello che lo ha preceduto, solo così il tutto si rivelerà tanto chiaro quanto triste.

Prima di tutto questo c’è stata la cosiddetta “seconda repubblica”, affermazione mutuata tristemente dalla storia francese ma che in Italia si è deformata nel bieco Berlusconismo.

Come è andata a finire la stagione berlusconiana?  Nulla di più semplice: un paese più corrotto di prima: dove l’evasione non è più reato,anzi, è stata quasi incentivata e innalzata a stile politico, dove la criminalità organizzata si è ramificata ovunque e dove alla classe dirigente non sono richiesti né valori o appartenenze, né tantomeno decenza, ma solo un cartellino chiaro e conciso  su cui apporre prezzo e codice a barre.

Berlusconi poi sta marcendo in modo molesto tra scandali sessuali, persino con minorenni, evasioni colossali e … figure di merda a iosa. Chi non ricorda  ben 314 deputati che giurarono in aula che Ruby, all’epoca dei fatti, era maggiorenne così da arrivare a negare persino l’evidenza? Ebbene l’odierno parlamento è ancora composto per buona parte da quelle stesse persone! Quindi andiamo a sfatare un altro mito: noi la classe politica non l’abbiamo rinnovata, visto che non ci fanno neanche più votare.

Con queste basi e questi padri è facile trarre le conclusioni sul presente: Nel “Fotti Fotti” generale dell’epilogo orgiastico del berlusconismo  non poteva  che venire alla luce il Renzismo.

Poco conta se Renzi dice in giro di essere di sinistra; da quando in qua mantiene la parola? E ancor meno conta il fatto che padre e figlio fingano di aver litigato su Mattarella quando in parlamento Forza Italia –alla bisogna- corre puntualmente in soccorso del governo.

Renzi non è Berlusconi ma  solo una semplice evoluzione messa in atto da un sistema duro a morire. Matteo è solo il vestito nuovo di una vecchia – ma coriacea – maîtresse.

E a questo punto due considerazioni: la prima di ordine estetico. Se il vecchio voleva trovare una faccia nuova perché proprio quella di Renzi, che pare abitata a ogni piè sospinto dal tipico ebetismo delle valli? Quello sguardo sornione ma sordo, al limite dell’ottuso, tipico della genìa generatasi dopo una crapula-copula tra consanguinei stretti.

Certo, c’è un minimo di guasconeria di risulta, ma è solo frutto di un copione, il più delle volte la bocca resta ostinatamente semiaperta alla ricerca di un inafferrabile senso per evidenti cortocircuiti sinaptici,  e lo sguardo è abitato dal gelo perenne dell’ interrogativo e dell’ assenza. Saranno state le lezioni di inglese di Rutelli ma è più che palese che un bel trauma ha prodotto evidenti quanto irreparabili danni in quello sguardo paffuto esiliato nel nulla.

Quindi  il primo mistero può sintetizzarsi così: perché il vecchio sistema di corruzioni e clientele, nel cercar facce, nuove si serve dagli stessi stilisti della Santanché?

Ora veniamo alla seconda riflessione. Sia Berlusconi che Renzi non sono proprio delle aquile … ammettiamolo. Nonostante i media per anni li hanno addobbati d’ astuzia e furberia è cosa buona e giusta  non prendere mai la propaganda per oro colato; la realtà è che agli uomini di paglia è richiesta un minimo sindacale di presenza e tanta parlantina ma è altamente controindicata l’intelligenza.

Certo, in Italia si fa fatica a scindere l’astuzia dall’intelligenza, e troppo spesso facciamo il gravissimo errore di identificarle, ma non è così. Noi crediamo che il furbastro del quartierino sia un campione di acume e che nel farsi alla perfezione i fatti suoi ci faccia la grazia di lasciar cadere delle briciole anche per noi (in pieno stile mafioso peraltro), ma l’epoca delle vacche grasse è finita e i nostri odierni furbastri, millantati in giro per grandi statisti, stanno anche loro alla disperazione e non sanno dove andare a parare. Sono talmente alla canna del gas che a noi ci fanno sniffare solo le polveri sottili di questi giorni.

Sogni e polveri

Mario Airaghi, Sogni e Polveri, I Chinson. Clicca per ingrandire

L’intelligenza e lo spirito critico sono i peggiori nemici dello status quo, perché mettono in moto la consapevolezza e autonomia di pensiero. Questi due qualità in via d’estinzione, spiazzano, producono indipendenza e dubbi … dubbi che  hanno il dovere critico di mettere in discussione anche ideologie e convinzioni.

Ovviamente questo mix malefico è da estirpare sul nascere, vedi la riforma della scuola; da indebolire centellinando le risorse e l’autonomie dei singoli, vedi la cancellazione dell’articolo 18 e il jobs act, e, infine, è necessario limitarne voce e capacità d’azione, vedi la riforma elettorale e lo stravolgimento del senato.

Ecco come un sistema che non vuole morire produce pseudo-novità per tenere in piedi il baraccone. Genera nuovi mostri di tanto in tanto per darci un’apparenza di rinnovamento, ma il maquillage serve esclusivamente per lasciare tutto al suo posto. Possono cambiare le persone, i nomi, le facce ma non devono assolutamente mutare gli scopi: tutelare un apparato  di clientele e corruzioni  e far sì che una volta blindato possa gettare le basi per riacquisire sostanza e autorevolezza nonostante gli scandali e la perdita di credibilità.

Poi con la probabile – seppur da queste parti lenta- fine della crisi alle porte sarebbe inaudito lasciare che una nuova classe dirigente ed economica possa prendere piede e affermarsi a discapito del “latifondismo” industriale ed economico che impera in Italia da tempo immemore. Ma come!, ora che l’economia può tornare a girare lasciamo la ripresa in mano a gente nuova? Sarebbe una pazzia. Dopo tanti intrallazzi e concussioni molliamo la presa? Ma neanche per idea!

Ecco a cosa serve la gioventù messa in campo dal Renzismo, e qui risiede la grande colpa di questa generazione ora al potere. La possibilità di poter cambiare realmente delle cose ma di aver preferito ancorarsi al peggio del peggio prodotto dalle generazioni che l’hanno preceduta. Non si tratta di un’occasione mancata, ma di un vero e proprio aborto politico.

Il Renzismo si è generato e muore sul seno avvizzito e arido della vecchia politica e, come chi lo ha preceduto, ha imparato a succhiare avidamente tutto quello che può prima di crepare – ahinoi – lentamente.

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Vignetta di Mario Airaghi


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