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Repubblica Centrafricana / Garambò e la truffa del cotone

Creato il 22 ottobre 2012 da Marianna06

 

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La mia amica Anna, alcuni anni fa,  quando c’incontrammo per la prima volta a Roma, parlando della sua esperienza di animatrice rurale in Centrafrica, mi raccontò  subito, quasi a mo’di biglietto da visita, di Garambò, un saggio uomo africano, un contadino, a suo dire, molto creativo e della sua disavventura, risolta poi ,coraggiosamente in finale  e anche con esito positivo.

Ma andiamo con ordine.

I contadini, amici di Anna, al villaggio tiravano a campare con la propria famiglia,quasi sempre troppo numerosa, esclusivamente grazie al ricavato della vendita del loro cotone al mercato.

 E, soprattutto, dopo un anno di faticoso e duro lavoro,che lasciava spesso  pure i segni sulla persona fisica.

Ma gli acquirenti al mercato , per conto del governo locale, erano i classici imbroglioni pronti a speculare, sapendo analfabeti e incapaci di contare, tanto i contadini che le loro donne.

Così, un giorno, Garambò, imbattendosi in uno di quei momenti felici di Anna , dà inizio con lei un discorso, partendo alla lontana e parlando della sua bilancia.

Il contadino, infatti, chiede ad Anna,  di pesargli sulla sua bilancia la cesta, in cui solitamente egli ripone il cotone,che poi va a vendere al mercato.

Noi diremmo che intendeva verificarne la tara.

Anna,dopo un po’ di resistenza e dinieghi,trattandosi di una bilancia pesa-neonati, lo accontenta comunque.

 E Garambò si allontana, soddisfatto, con la sua informazione.

Ma dopo una ventina di giorni,Garambò, rincontrando Anna  le dice ,senza neanche troppi giri di parole, che la sua bilancia, cioè quella di Anna, non pesa giusto.

E spiega alla nostra amica come gli sia stato possibile verificarlo.

Garambò è andato nella piantagione, ha tagliato un grosso ramo e lo ha infisso nel terreno, legandolo ad un grosso sasso. Poi ha contato dalle due parti tre volte la sua mano e ha fatto un taglio .Da una parte dice di avere legato la cesta pesata da Anna e dall’altra la cesta che gradualmente andava riempendo di cotone raccolto. Quando, parole sue, le due ceste cominciano a danzare a misura (la bilancia è in perfetto equilibrio), mette il cotone in una altra cesta distante ma ancora più grande e depone ogni volta lì vicino un sasso,che sta a indicare il numero di chili, uno dopo l’altro.

Un sistema, quello di Garambò, decisamente ingegnoso e che stupisce profondamente Anna.

Ma in Africa è quasi sempre così.

Le cose più semplici sono le più autentiche e le più funzionali al momento del bisogno.

E non è raro che certe soluzioni di problemi, per quanto all’apparenza ingenue, stupiscano.

Ma il bello di Garambò e dei suoi compagni, contadini e raccoglitori come lui, giunge , com’era prevedibile, nel giorno del mercato quando tutti, avvertita con certezza la “puzza” di truffa, Anna compresa, si rifiutano di vendere ai governativi il proprio cotone se non pesato con le giuste bilance.

La cosa, inaspettata, lascia molto sorpresi gli acquirenti che, non sapendo c come regolarsi, minacciano il carcere per gli scioperanti.

Ma Garambò e gli altri, con molta calma e pacatezza, resistono. E poi, con voce stentorea, il “nostro” ribatte a chiare lettere che è solo la bilancia del mercato quella che deve andare in prigione, perché truffaldina.

Infatti un successivo controllo  dimostra che Garambò e i suoi hanno ragione.

La bilancia del mercato, affossata nel terreno, non pesa bene.

Chiuso l’episodio,qualche giorno dopo, gli stessi contadini e raccoglitori della resistenza ai governativi si quotano a testa e acquistano un sacco di cemento, con cui andare a cementare la superficie su cui poggia la bilancia “truffaldina”.

Tutto è bene quel che finisce bene. Ma  da rimarcare c’ è che, grazie a  Garambò e alla sua intelligenza e creatività , inaspettatamente c’è stata per tutti i raccoglitori di cotone di quel villaggio una presa di coscienza collettiva circa il giusto e l’ingiusto e, di conseguenza, è stata cercata e trovata poi anche la modalità perché  la compravendita avvenisse possibilmente, da allora in avanti, sempre con maggiore  giustizia.

E certo  non è poca cosa.

  

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

(ndr.) Altre storie come questa di Garambò è possibile leggerle in “La moglie del sole” di Anna Piatti.EMI-editrice-Bologna.

Sono racconti di trent’anni di volontariato, di una donna carismatica e particolarmente impavida, trascorsi nella Repubblica Centrafricana.


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