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Repubblica Democratica del Congo. Kinshasa, ‘vittoria totale su Movimento 23 marzo’, espugnate le ultime roccaforti ribelli

Creato il 05 novembre 2013 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

M23_sconfittadi Giacomo Dolzani

È giunto oggi, dopo mesi di sanguinoso conflitto, l’annuncio del governo della Repubblica Democratica del Congo con il quale viene proclama la “vittoria totale” dell’esercito di Kinshasa sui ribelli del Movimento 23 marzo. Dopo oltre un anno di guerra, cominciata nella regione orientale del Nord Kivu ma che in poco tempo ha coinvolto ampie aree del paese africano, le truppe regolari hanno sbaragliato i guerriglieri assediati da più di una settimana nelle ultime roccaforti situate sugli altopiani di Chanzu e Runyonyi e sulle colline di Mbuzi, nel Congo orientale, queste ultime già cadute il giorno prima sotto i colpi delle truppe governative.
Il Movimento 23 marzo (M23) è nato come branca ribelle del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (Cndp), ex milizia armata costituitasi partito in seguito agli accordi di pace siglati con il governo di Kinshasa appunto il 23 marzo 2009, e i cui membri sono entrati a far parte dell’esercito regolare.
La ribellione e la nascita del Movimento si sono verificate il 4 aprile 2012 in seguito alla defezione di alcune centinaia di soldati ed ufficiali capeggiati dal generale Sultani Makenga, i quali accusavano le pessime condizioni di vita nelle Forze armate e il mancato rispetto delle condizioni pattuite negli accordi di pace firmati tre anni prima, come la liberazione dei guerriglieri imprigionati durante il conflitto; in seguito all’occupazione di alcune regioni nord-orientali del paese, come il Nord Kivu, e al rafforzamento della loro organizzazione con ulteriori defezioni registrate nell’esercito regolare, si è scatenata l’offensiva contro il governo del presidente Kabila, anche accusato di aver truccato le elezioni.
Il lungo conflitto ha visto fasi alterne, da periodi in cui i ribelli trattavano con il governo da una posizione di superiorità, minacciando di conquistare città assediate dai loro uomini ed in cui si assisteva alla diserzione di centinaia di soldati di Kinshasa, sottopagati e malnutriti, a momenti in cui l’esercito regolare avanzava piegando la resistenza avversaria.
Non sono mancate le accuse del governo congolese nei confronti di altri paesi, come il Ruanda, sospettato di essere coinvolto in un piano di sostegno degli M23 in cambio di contratti per lo sfruttamento delle risorse minerarie di cui sono ricche le regioni che si trovavano sotto il controllo dei ribelli.
Si è anche assistiti ad episodi a dir poco grotteschi come quello che ha visto coinvolto lo stesso Capo di Stato Maggiore, dell’Esercito generale Gabriel Amisi, sospeso dalle sue funzioni il 23 novembre scorso perché accusato in un dossier delle Nazioni Unite recapitato a Kinshasa di aver venduto armi a quei guerriglieri che il suo esercito, in quel momento allo sbando, stava combattendo.
Nonostante la sconfitta, a quanto sembra definitiva, dei rivoltosi e la fine di questa guerra civile il prezzo pagato, soprattutto dalla popolazione civile, è comunque alto: interi centri abitati sono stati rasi al suolo, le poche infrastrutture distrutte e la piaga dei bambini usati come soldati, denunciata da molte Ong durante tutta la durata di un conflitto le cui conseguenze si faranno sentire per molti anni a venire.

da Notizie Geopolitiche



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