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Nella penombra di quella stanza con le tende rosse io ti ascolto. Tendo l'orecchio per cogliere anche il sibilo più impercettibile; mi concentro sui due nostri respiri: sembrano davvero perfetti, anche se siamo due entità separate, generate da due differenti mitosi in un alito cellulare veloce e incredibilmente evanescente.
Sembra impossibile che il nostro meccanismo sia così uguale, e noi così diversi. Eppure, respiri con me, mi segui, e ancora danziamo: prima, sulla pista da ballo, dopo, avvinghiati nel sonno chimico.
Tu mi guidi, e andiamo nella stessa direzione, altrimenti non potremmo completarci così bene in quei passi a volte automatici, a volte studiati, a volte improvvisati. Eppure i nostri respiri non li possiamo improvvisare se non con una ferrea volontà. Di solito, quindi, seguono il loro istinto primordiale, quello che abbassa ed alza ritmicamente le nostre casse toraciche.
Sei così bravo a seguire il tempo di quel ritmo, e così poco capace a sentire il mio respiro un po' più corto, mentre ti sdrai vicino a me.
Sei solito sibilare. Alcune volte ci differenziamo, nei nostri silenzi, e noi nostri russamenti. Eppure mi piace anche quello di te, che se anche sei già bello, quel lieve russare non lo scalfisce.
Mangi, ti lavi, prepari il caffè, apri la scatola del cibo per gatti, usando una forbice per rompere il pezzo più duro della carta, prendi una ciotola e abbassandoti lentamente, sapendo che gli scatti non giovano alla schiena, la riempi, amorevolmente.
Sono gesti automatici ed istintivi, ed io li amo, tutti in sequenza; li amo perché almeno in questi momenti siamo così sincronizzati, facciamo le stesse cose, ci tocchiamo anche da lontano.
E' nel mezzo di tutto il resto che sono basita e ancora non conosco le tue espressioni quando sei da solo senza me e vedi un tramonto da fotografare. Lì la gamma di espressioni e sfumature sarebbe così ampia da capire ed interpretare che nemmeno se stessi per una settimana seduta su una seggiola davanti a te potrei imparare a cogliere.
E' per questo che amo dormire con te. Non per tenerti la mano tra la mia, intrecciata come la migliore paglia per il cestino che hai nella tua cucina, né per sentire il tuo odore. Mi piace sentirlo mentre ti muovi contro di me.
Ma perché so che ascoltandoti respirare, ti sento davvero vicino.
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