Libia :::: Human Rights Investigations :::: 7 novembre, 2011 ::::
Fonte: “Global Research”
Secondo i calcoli della NATO la forza aerea alleata ha assestato 415 attacchi sulla città di Sirte tra sabato 28 Agosto e martedì 20 Ottobre. Abbiamo comparato questi attacchi con i bombardamenti di Guernica e altre comparazioni sono state fatte con le ampiamente condannate operazioni di pulizia di Grozny.
Inoltre, i ribelli, descritti nei circoli della Nato come una “proxy army” , erano autorizzati dalla NATO ad attaccare la città con carri armati, mortai e artiglieria. Ecco alcuni video dimostrativi provenienti dall’ “Ufficio informazioni del Battaglione Misrata Mujahid”:
Ed ecco altri video, girati a settembre, che mostrano cannoni pesanti e missili nella città. È chiarissimo che la NATO, che stava perlustrando i cieli e bombardando la città, a quanto si dice per proteggere i civili, non stava facendo alcuno sforzo per proteggere gli abitanti di Sirte da questo uso indiscriminato di armi pesanti.
La NATO si è rifiutata di spiegare le ragioni della mancata protezione di civili a Sirte e il perché si sia resa complice di questi crimini di guerra.
Il video qui sotto mostra che quando la fanteria è entrata nel centro di Sirte le infrastrutture della città, inclusi i suoi edifici, il sistema idrico e sanitario, erano state completamente distrutte:
Ed ecco un altro video della città che mostra l’estensione dei danni; in questo video è chiaro che ogni edificio è stato oggetto di un attacco sistematico per assicurarsi che la città fosse inabitabile:
Atrocità a Sirte
In questo dovrebbe vedersi il colpo mortale all’assunto che la forza aerea NATO, combinata con forze indisciplinate e in alcuni casi genocide, fornite di armi Nato sul campo possa effettivamente “proteggere” la popolazione civile. È chiaro che 53 persone sono state sommariamente giustiziate dai ribelli nel giardino dell’hotel Mahari a Sirte.
È paradossale che i corpi siano stati trovati da Peter Bouckaert, direttore del dipartimento emergenze allo Human Right Watch. Alcuni corpi hanno le mani legate dietro la schiena quando sono stati colpiti. Inoltre, alcuni di essi hanno fasce su ferite gravi, ciò suggerisce che sono stati curati per altre ferite prima di essere giustiziati, un cocente ricordo della precedente violenza assassina dei ribelli all’ospedale Abu Saleem di Tripoli.
Gli abitanti di Sirte hanno identificato quattro dei morti come abitanti di Sirte: Ezzidin al-Hinsheri (un funzionario del governo), Muftah Dabroun (un funzionario militare), Amar Mahmoud Saleh e Muftah al-Deley (entrambi civili).
Alcune delle vittime sono state all’ospedale Ibn Sina di Sirte, dopo essere state curate – lo stesso ospedale che curava bambini con orribili ferite, di cui abbiamo parlato in un’altra inchiesta.
Sulle pareti dell’albergo c’erano i nomi delle brigate di Misrata: la “brigata tigre”, la “brigata supporto”, la “brigata giaguaro”, la “brigata leone”, la “brigata cittadella”. Le brigate di Misrata si sono già rese responsabili della pulizia etnica di Misrata e del genocidio di Tawergha.
Nel frattempo i funzionari della Croce Rossa hanno riferito di aver trovato 267 morti a Sirte, la maggior parte dei quali si pensa esser stati uccisi giovedì, giorno della liberazione.
Come spiega HRW, la violenza e gli omicidi, inflitti durante un conflitto a combattenti che hanno deposto le armi o si trovano in stato di detenzione costituiscono un crimine di guerra secondo lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. La Corte ha giurisdizione in Libia per tutti i crimini compresi nel suo mandato commessi a partire da febbraio 2011. Secondo il trattato, le responsabilità penali si estendono sia a quelli che fisicamente commettono il crimine sia agli ufficiali più alti in grado, inclusi quelli che danno gli ordini e quelli in una posizione di comando che avrebbero dovuto aver conoscenza degli abusi ma che non hanno saputo prevenirli o denunciarli o perseguire i loro responsabili.
Come dice Peter Bouckaert:
L’ultimo massacro sembra essere parte di una tendenza all’omicidio, al saccheggio e ad altri abusi commessi da combattenti anti-Gheddafi che considerano loro stessi al di sopra della legge.
Il procuratore della Corte Penale Internazionale non ha intrapreso azioni contro le forze pro-NATO, infatti è stato coinvolto nella diffusione di propaganda e nell’incitazione all’odio razziale durante il conflitto. Per di più, i leader del Consiglio di Transizione (NTC) sono fortemente implicati negli attacchi alla popolazione civile di Sirte. Mustafa Abdel Jalil ha visitato le brigate assediando la città l’11 Ottobre e dichiarò:
“Voi avete il sostegno di tutti i membri del Consiglio di Transizione”.
Oltre a questo, Mahmoud Jibril ha dato il via libera alla pulizia etnica permanente dei Tawergha da parte delle brigate di Misrata durante un incontro al Misrata Town Hall
Quello che ora resta di Sirte è stato compleatamente saccheggiato, con camion che caricano auto e beni personali da riportare a Misrata.
Nel frattempo, secondo l’inchiesta di Wyre Davies della BBC da Sirte, la città sarà l’ultima ad essere ricostruita o potrebbe non essere ricostruita affatto “sarà lasciata invece nel suo stato fatiscente, in segno di commemorazione delle vittime del Colonnello Gheddafi.”
La responsabilità di protezione
È chiaro che la dottrina della “responsabilità per la protezione” (R2P) è stata manipolata dalla NATO e dai suoi sostenitori come giustificazione per le sue campagne militari e ha perso il suo contenuto umanitario, divenendo poco più che un’arma nella guerra di propaganda per estorcere consensi sulle azioni militari ai cittadini poco informati.
Una autentica responsabilità per la protezione (GR2P) deve proteggere le persone dalle devastazioni della guerra, durante la quale si verificano le violazioni dei fondamentali diritti umani, e deve considerare la R2P come la reincarnazione del peso dell’uomo bianco e come giustificazione dell’imperialismo e avventurismo militare della NATO.
(Traduzione di Lomé Galliano)