Buon giorno, amici guerrieri spirituali.
Oggi mi va di parlare di moralità.Ne parlo perché mi va, e anche perché ogni giorno di più noto come un vortice di immoralità risucchiare quel che resta dell’umanità per le strade.
Ne parlo, come sempre, per dare una mano ai miei simili, ai miei gemelli spirituali, intellettuali e, appunto, morali. Persone diverse e distinte da me, unite dall’umile ma inarrestabile voglia di non smettere mai di chiedersi il “perché” di quanto accade.
E’ appunto il caparbio, inarrestabile continuare a chiedersi il perchè, di quanto avviene, dentro e fuori di noi, a renderci autenticamente umani. Ovvero, l’intelligenza, il coraggio, il cuore, di una persona che non vuole abdicare alla sua facoltà di porsi interrogativi, e di perseguire risposte, a costituire il NUCLEO vibrante, il cuore, il centro, e la sorgente energetica, della sua MORALITA’.
L’intelligenza di un essere morale, non può di questi tempi che farlo prima o poi scontrare con l’ovvietà pià grande di tutti. Una sorta di “elefante nel salotto”, talmente grande, ingombrante e continuamente in vista, che la maggior parte delle persone, smette semplicemente di vederlo….E la più ovvia delle considerazioni, in ambito di moralità, è : “Ma perché si fa un così gran parlare di moralità, o di perdita della moralità, o di auspicabile ritorno a una moralità, quando a solo riflettere un istante, ci rendiamo conto che non abbiamo la minima idea di cosa sia, o di che “materia” possa esser fatta, una moralità?” Proprio così: gli esseri umani, oggi, si gettano per voli pindarici, sfidano la gravità e la logica alla ricerca di chissà quali problemi nascosti nel nostri bisogno di essere “morali”…quando in realtà non hanno mai investigato un solo attimo, in prima persona, né il campo di indagine, né gli assiomi di base, né le regole. Non è forse così? Dunque, esaminiamo i fatti: quello che sappiamo, riguardo alla morale, è un’accozzaglia grottesca di credi ideologici, religiosi o non, alcuni orientaleggianti, altri “di casa”, comunque dogmatici, tutti d’accordo nell’assumere che l’essere umano è “cattivo” quando pensa ai suoi propri interessi (ovvero è egoista); mentre è “buono”, quando pensa agli interessi degli altri (ovvero è altruista). Potrà sembrare riduttivo, ma questa semplice assunzione di base, indipendente dal credo religioso, o peggio ancora politico, dal quale viene estratta e distillata, E’ la radice di quasi ogni male, e certamente di ogni stallo ideologico, intellettuale, spirituale, tecnologico, INDUSTRIALE ed economico, del mondo… Ovvero: non sappiamo neppure chiaramente, e con “chiaramente”vado parlando di RAZIONALITA’ (non certo di misticismo) a cosa diavolo ci riferiamo, con i termini “egoista” e “altruista”, “buono” e cattivo”…naufraghiamo in una nebulosa densa come una nebbia soffocante di sensi di colpa, blocchi psicologici ed emozionali, ogni qualvolta cerchiamo di occuparci efficacemente di noi stessi, del nostro avvenire e della nostra realizzazione in ogni campo, mentre ci sentiamo “buoni” allorché svendiamo i nostri talenti e valori, le nostre virtù e le nostre capacità, le nostre “unicità” per qualcun altro…e con questo paurosamente penalizzante bagaglio di convinzioni culturali, vorremmo saper parlare efficacemente di ETICA, per il nostro comune e individuale FUTURO? Vagamente, per sentito dire, più o meno…Dal passante che incrocio la mattina per arco riflesso, al borioso professore universitario di filosofia, tutti “sanno”(indottrinamento) che chi pensa a se stesso, nella vita, è presuntivamente egoista (cosa brutta). Chi invece pensa agli altri, è, sempre presuntivamente BUONO; altruista. Scusate un attimo, abbiamo mai controllato, personalmente, che questo assunto di base non fosse una “bufala”? No? Allora, mi dispiace, ma non possiamo dirci ancora ESSERI UMANI. Non in senso autentico…. I sensi di colpa e le inadeguatezze, che straziano l’animo dei fanciulli ogni qualvolta vorrebbero dar retta a loro stessi, invece che alle regole genitoriali, sono appunto sensi di colpa e inadeguatezze. Sanzioni per aver voluto pensare a loro stessi…invece che a quello che da loro si aspettano gli altri. Può essere in qualche modo morale, un assenso ottenuto per via di paura e di angoscia? E dalla famiglia di origine, su su tra i micro e macro gruppi del mondo là fuori, la vita del singolo è scandita da continue scelte dolorose, tra affrontare la solitudine, però essere se stesso….ed abdicare alla propria integrità, e però ricevere in cambio protezione e CONSENSO! Come i topolini di laboratorio….Eppure, a quanto sembra la maggior parte delle persone reagiscono, e compiono scelte, rispondendo a questi stimoli di base: ovvero, scelgono PIU’ per evitare un dolore, che per perseguire un piacere. Su questa base può costruirsi una società morale, forse? In poche parole; se pensare a se stessi è ritenuto immorale, mentre sacrificarsi per altri, è ritenuto “virtù”, in una società IMMOLATRICE di INDIVIDUI e di INDIVIDUALITA’ è tecnicamente possibile una qualsivoglia MORALITA’? Non è che stiamo assistendo, piuttosto che a un decadimento di sacri valori, all’inevitabile crollo di un edificio dalle fondamenta marce? “Buono e cattivo”, sono tali per l’individuo? L’individuo li possiede, o ne è posseduto? Non è, che il “Buono” e il “cattivo”, con il quale siamo cresciuti, sono degli ignobili impostori del nostro autentico, personale, senso del bene, del giusto, del vero ( e delle loro negazioni), che hanno sostituito la nostra indelegabile, INDIVIDUALE ricerca della felicità, con la ricerca dell’accettazione e della protezione, dal parte del mondo umano-inumano che ci circonda? Premesso che quando parlo di egoismo sano, mi riferisco alla dimensione della razionalità, del singolo, e non certo ai suoi capricci; e premesso che non sono certo il primo, o il migliore, ad aver comunicato il sospetto, il tarlo che criticare in termini di moralità “ufficiale” quello che ci circonda e compenetra è inutile, o peggio ancora, in quanto risultato ineluttabile ed esito proprio di quel tipo di moralità, vorrei solo aggiungere quanto segue, e poi chiudo. Come facciamo, a prenderci efficacemente cura degli altri, quando siamo stati fin dalla più tenera età inoculati di odio verso noi stessi? Ricordate il discorso che sempre menziono, l’identità sostanziale di micro, e Macro-cosmo? Come facciamo, a dare e ricevere amore agli e dagli altri, quando ci è stato insegnato che siamo, in mille forme diverse ( ma il disegno di fondo è sempre identico) ignobili, peccatori, difettosi e immeritevoli, e lo siamo quando e perché usiamo la nostra testa, unicamente la nostra; e la usiamo per compiere scelte a beneficio di noi stessi; unicamente di noi stessi? Il mondo va male. L’amore per se stessi, proibito per invisibili e inviolabili editti millenari, nelle menti più deboli e perverse, che pure sono tantissime, ha lasciato un vuoto che è stato colmato da un agente dello pseudo-sé: il narcisismo. Troppa gente, anche quando dice che vuole fare il bene degli altri, e si fa porta bandiera e stendardo di una qualche causa, insegue in realtà il miraggio di una pseudo-gloria, i suoi 5 minuti di notorietà. Il gioco è sempre lo stesso: soppesarsi sulle spalle degli altri, sprofondarli nella melma, per sentirsi superiori. Comportamenti narcisisti, di persone vuote e vacue, d’accordo. Eppure…siamo proprio sicuri, che con alle spalle una maggior chiarezza, e una visione più decente, di cosa rende un uomo veramente virtuoso o veramente vizioso, le cose non potrebbero andar diversamente, anche per quel tipo di alienati che cercano “a discapito degli altri”, inutilmente, di raggiungere un proprio “centro”? Anche perché, e qui davvero concludo: Per quello che, alla mia età, ho potuto dedurre, la maggior parte delle persone che si becca dell’ “egoista!”, a questo mondo, sono persone virtuose e piene di doti creative.Mentre la maggior parte di quelle alle quali la società da il via libera per muovere solennemente tali accuse, sono degli ipocriti incapaci di reggersi sulle proprie gambe; ma capacissimi di pretendere ogni sorta di dedizione, da parte di ogni qualsiasi essere umano con il quale riescano a instaurare un rapporto di potere.
Allora, forse, il problema MORALE da discutere, oggi, non è tanto o non solo, un egoismo le cui reali potenzialità e virtù, ci restano ad oggi ignote…. Quanto piuttosto il parassitismo. Un atteggiamento di fronte alla vita, talmente diffuso, ramificato e onnipervasivo, che zitto zitto sta contribuendo, e in larga misura, a portare il mondo e la nostra civiltà sull’orlo di un baratro. E lo sapete, che la maggior parte dei parassiti energetici di oggi, si guadagnano in “società” la fama e la nomina di persone eccezionalmente affabili, umanitarie, altruiste? Per esperienza di vita, ho conosciuto ogni sorta di parassiti e vampiri energetici, nascondere i propri reali moventi dietro la bandiera, lo stendardo, del più sfacciato “Ciò che faccio, lo faccio unicamente per il bene degli altri!” Solo le persone veramente intelligenti, esitano e si chiedono cosa sia veramente”morale”, nell’interagire con gli altri. I parassiti, come gli idioti, per converso sanno sempre cosa è “meglio”, per gli altri. Sarà per questo, forse, che così di frequente raggiungono posizioni di potere…. E pensare che, sotto la maschera, non hanno neppure la minima idea, di come maneggiare loro stessi!!! La realtà rimane, ed è un fatto: La maggior parte degli esseri umani, ha solo un vago concetto, del significato dei concetti chiave per un’ESISTENZA veramente morale. Per questa ragione, non sanno che cavolo fare della propria, e con la propria esistenza. Ogni essere umano, se ne renda conto o meno, elabora prima o poi una propria filosofia di vita (e ogni filosofia che si rispetti include un’ETICA).Chi affronta questo processo in prima persona, può essere definito un essere umano in senso proprio. Gli altri, non si preoccupino…per quelli che non elaborano un bel niente, ecco pronti sistemi di credenze secolari o millenari, preconfezionati per l’indistinzione delle folle… Io credo, in realtà, che non faccia mai tanti danni nel mondo l’ODIO, quanti ne fa invece il FALSO AMORE. E credo fermamente che cercare di fare del bene agli altri, come proiezione e ripiego, alle sensazioni di inadeguatezza, impotenza e frustrazione, che in troppi provano al solo mettere loro stessi in cima alle proprie priorità di vita, sia un po’ come giocare a freccette con una benda davanti agli occhi: se becchi il bersaglio, è più “culo”, che anima… Fare del bene agli altri, presuppone che prima sappiamo e agiamo per il bene di noi stessi. Può sembrare una banalità. Ma se su un tema del genere riflettessero seriamente un numero sufficiente di persone ( non occorre neppure che siano poi tantissime), il mondo cambierebbe con una radicalità mai conosciuta nella storia dell’uomo. Il mondo è sempre cambiato per l’intensità dei pochi, piuttosto che per la “zombifera”inerzia dei molti. E cambierebbe in meglio; straordinariamente in meglio. Come un seme piantato in un terreno fertile e ricco, l’uomo che assume di avere il diritto a una felicità in questo mondo, PROPRIA, personale ed egoistica, fiorisce e sboccia a un’esistenza autentica. FOrse, allora, può anche capire cosa significhi un rapporto “morale”con gli altri. Ma prima, a monte, bisogna imparare ad essere,ed agire, MORALI, verso se stessi. P.s Sarebbe i primi passi, probabilmente, verso un mondo migliore per tutti. Naturalmente, con l’eccezione delle forme di vita parassitarie, e dei sensi di inadeguatezza e di colpa, con i quali da sempre nutrono indirettamente le proprie smanie di potere SUGLI altri. Un abbraccio controcorrente David The Hurricane Di Bella