Magazine Cinema
4,0 su 10
Beh, "Ho perso le parole", dice il Liga nazionale, non muovendosi da decenni dal suo rock da parrocchia che tanto piace alle mamme, a cui fa eco un fresco "Eh già" proveniente dal rocker esistenzialista Vasco Rossi, un lamento inascoltabile di suoni vocali senza nè capo nè coda, con un testo da quattro soldi. Siate consapevoli che questa ruffianata in 3D, è un misto di "Ho perso le parole" ed "Eh già" tenute insieme dal denominatore comune (che, per chi non avesse inteso è la stanca ripetizione di qualcosa già in origine brutta, tanto brutta , ma che con l'andare del tempo è diventata ancora più insopportabile). In ogni fenomeno, artistico o meno, c'è lo stallo che chiamiamo "blocco dello scrittore", "pausa di riflessione", "campar di rendita acquisita". Nell'arte figurativa c'è la copia, che può essere omaggio, citazione, ma sempre copia rimane. L'arte, d'altronde, è una copia di sè stessa dalla notte dei tempi (e infatti la sua è un'origine mimetica, come mimesi della realtà) e la cosa non va che accettata. Ora se il discorso vi sembra sghembo, beh lo è. "Space Dogs" è una copia di un archetipo. Come lo sono Ligabue e Vasco Rossi. Il denominatore è la volontà di riprodurre, in serie, con una sistematicità imbarazzante, qualcosa di già diventato "patrimonio comune". Quindi Ligabue non sogna nemmeno di spostarsi da Mario, Vasco Rossi è da un decennio nella fase "voglio trovare un senso", Space Dogs è l'ennesimo cartone (passatemi il termine) con animali parlanti, senza anima alcuna (animali e anima non vanno proprio a braccetto nel senso etimologico), inserito in quel lungo filone di film spaziali di serie b, in cui anche gli elementi fisiognomici non sono che la mescolanza di altre copie recenti o passate (e da Bolt in avanti o viceversa ci sarebbe da scriverne un libro), con un'unica "finta" novità, la produzione russa e il riferimento ai cani inviati nello spazio, appunto. Ed eccolo l'elemento che fa quadrare il cerchio. Nella ricerca dell'archetipo, l'unica scelta è di un soggetto che abbia che fare con l' elemento spiccatamente "da cinema" della storia russa recente, appetibile e un pò banalotto, e non c'è nulla di meglio che riaprire la lacerante "rincorsa allo spazio" della cagnolina Laika e affini. A questo punto, però , in netto legame con l'occidentalizzazione di massa, il film diventa un ovvio percorso basilare, che deve essere di vittoria e di felice riuscita, con tanto di soundtrack occidentale country-pop (per nulla legata al film e brutta di suo), uso del 3D e personaggi facili facili, che ragionano come "uomini in provetta", lieto fine da far venire il latte alle ginocchia e qualche storiella strappalacrime interna, magari basata sul difficile trascorso di un protagonista e sull'attrazione latente che si manifesta nella lotta/contrapposizione. Cosa rimane? Nulla, anche perchè il carattere visionario di un cinema "europeo" o comunque d'avanguardia viene completamente avvolto dalla dimensione filo-americana, senza averne però un briciolo di qualità. Guarda caso, l'animazione è ormai anch'essa inglobata in un sistema artistico anglofilo spesso di estrema qualità, mentre il cinema russo che scimmiotta quello occidentale non è altro che è una pessima copia, di discutibile valore, in cui non appare nemmeno un elemento caratterizzante. Non funziona, e la resa tecnica piuttosto scarsa non aiuta a ridurre l'effetto "film-tv" del sabato pomeriggio. Bocciato e non aggiungo altro. "Ho perso le parole", vi dico soltanto. Mi potete rispondere con un laconico "Eh già".
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