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Sembrava impossibile fare di un fumetto di Warren Ellis un film che potesse soddisfare un'aspettativa commerciale tanto larga e con una spontaneità semplice, non aggrovigliata nella necessità di targettizzare l'opera. "Red", invece, è una boccata d'aria nel panorama dei film tratti da "graphic novel", perchè ha un impianto classico, tradizionale, corale, con il consueto retrogusto (ma parlerei proprio di un gusto a tutti gli effetti) per il sarcasmo e la capacità ironica. E' una pellicola che non mira a creare una nuova prospettiva, ma semplicemente ad intrattenere con gusto. La storia di un gruppo di ex-agenti della CIA, minacciati dalla politica ed inseriti in un blacklist da eliminare, è accattivante di per sè. Ma è la scrittura dei fratelli Hoeber a metterne in risalto i lati brillanti. In questo senso, la Mary-Louise Parker, suo malgrado integrata nella narrazione, è, con la lettura dei suoi libri da spy-story come massimo dell'adrenalina, il vero pesce fuor d'acqua, ma è inserito alla grande nella storia e il personaggio convince. Il resto del cast è fortemente personalizzato, con ruoli accattivanti e affiatamento visibile. Mai come in questo caso il film aveva bisogno di veterani della vecchia guarda cinematografica, e Morgan Freeman, Helen Mirren, John Malkovich e Bruce Willis sono perfetti. Ma ci sono anche Brian Cox e Richard Dreyfuss, altrettanto validi. Il film sembra una sorta di grande ritrovo, una gita scolastica di attori che mettono molto in gioco il loro lavoro e fanno della classe e dell'immediatezza comunicativa il tramite per raggiungere il pubblico. E' il cast, più che la regia di Robert Schwentke, il vero motore di un film che decolla. Non è perfetto, ma apprezzabile di certo.