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Reyhaneh. femminicidio di stato

Creato il 29 ottobre 2014 da Barbaragiorgi @gattabarbara
Mia dolce madre, cara Sholeh, l'unica che mi è più cara della vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventino polvere. Prega perché venga disposto che, non appena sarò stata impiccata il mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le ossa e qualunque altra cosa che possa essere trapiantata venga presa dal mio corpo e data a qualcuno che ne ha bisogno, come un dono. Non voglio che il destinatario conosca il mio nome, compratemi un mazzo di fiori, oppure pregate per me. Te lo dico dal profondo del mio cuore che non voglio avere una tomba dove tu andrai a piangere e a soffrire. Non voglio che tu ti vesta di nero per me. Fai di tutto per dimenticare i miei giorni difficili. Dammi al vento perché mi porti via...”

Mia dolce madre, cara Sholeh, l’unica che mi è più cara della vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventino polvere. Prega perché venga disposto che, non appena sarò stata impiccata il mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le ossa e qualunque altra cosa che possa essere trapiantata venga presa dal mio corpo e data a qualcuno che ne ha bisogno, come un dono. Non voglio che il destinatario conosca il mio nome, compratemi un mazzo di fiori, oppure pregate per me. Te lo dico dal profondo del mio cuore che non voglio avere una tomba dove tu andrai a piangere e a soffrire. Non voglio che tu ti vesta di nero per me. Fai di tutto per dimenticare i miei giorni difficili. Dammi al vento perché mi porti via…”

Ho iniziato ad interessarmi di streghe durante la lettura del libro “Osservazioni sulla tortura” di Pietro Verri (1777). Nel libro  si parla di torture, di ingiustizie attuate nei processi, per ottenere ammissioni di colpe (inesistenti) tramite l’utilizzo di un dolore fisico insopportabile, inumano, pianificato e sadico.

Anche le streghe, le c.d. streghe, hanno subito queste pratiche violente e pensate ad hoc, per ottenere confessioni di atti mai commessi: unioni carnali con i demoni, partecipazione a sabba nei boschi, infanticidi e omicidi in nome di satana.

Streghe:  donne sottoposte a torture e uccise sui roghi, in quanto libere e ribelli, fuori dagli schemi.

Herbarie e levatrici che invadevano la sfera di azione della medicina (territorio maschile) o delle scienze in genere.

Zingare che camminavano scalze e vivevano leggendo la mano, senza fissa dimora.

Donne che parlavano, dicevano la loro, esprimevano opinioni, sfuggendo al controllo sociale.

Streghe, cioè donne che tentavano di spezzare catene mentali e fisiche.

Oggi le streghe non esistono più, perché non ci sono donne “perseguitate”. O forse sì. E se esistono, chi sono oggi le streghe?

Sono le donne libere di testa, quelle che non vogliono vivere in modo ipocrita e falso, quelle che gridano la loro libertà e la pretendono, quelle che vogliono vedere riconosciuti e affermati i loro diritti e la loro tutela di fronte alla legge. Vengono criticate, condannate, perseguitate: perché è troppo complicato aver a che fare con loro, con la loro forza interiore, con la loro dignità, con il valore delle loro battaglie.

Donne come REYHANEH  JABBARI.  Come lei.

Per sette anni, ha vissuto in prigione, soggetta a chissà quali torture per farle ritrattare la sua accusa di tentato stupro nei confronti di un uomo (agente dell’intelligence iraniano), che è stata costretta ad uccidere per difendersi dalla violenza.

Reyhaneh non ha voluto ritrattare la sua accusa di tentato stupro: ha agito contro il sistema. Si è ribellata e ha mantenuto la sua dignità.

Così è stata punita: è stata IMPICCATA.

Una volta le streghe erano bruciate sui roghi dalla Santa Inquisizione. Oggi sono impiccate o lapidate in nome di Allah.

Ma il “problema”, per questi ASSASSINI DI STATO,  è che Reyhaneh non ha “solo” ucciso un uomo (per legittima difesa): lei ha osato porsi contro gli uomini, tutti.

Lei ha attuato un attentato ad  un sistema di pensiero.

Lei si è ribellata alla violenza istituzionalizzata del mondo maschile.

Lei ha osato ribellarsi ad uno stupro, uccidendo: come farebbe un uomo.

Lei ha minato tutto un sistema di libertà di azione e di uso-consumo della donna.

Lei ha detto alle altre donne, con il suo sacrificio: ribellatevi.

Lei era pericolosa. No, mi correggo: LEI E’ PERICOLOSA, ORA PIU’ CHE MAI.

REYANEH ORA NON E PIU’ “SOLO” UNA DONNA: E’ UN SIMBOLO.

E voi che l’avete uccisa, voi che avete compiuto un FEMMINICIDIO DI STATO, ne avete amplificato l’immagine e il valore, di fronte a tutto il mondo.

REYHANEH  NON E’ MORTA.  VIVE.   PIU’ CHE MAI.

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