Il RFF2014, per la prima volta, ha ospitato uno spazio dedicato ai videogame, sezione che sarà stata accolta con un po’ di scetticismo da parte di qualcuno ma, ve lo garantiamo, ha aperto degli scenari inaspettati, come l’incredibile qualità animata e il doppiaggio affidato a delle voci note al pubblico delle serie tv. Stiamo parlando dei doppiatori Gaetano Varcasia e Roberto Pedicini.
La sezione è stata chiamata Giochi Seriali ed è stato organizzato un incontro con Activision e i suoi titoli di punta: Destiny e Call of Dusty: Advanced Warfare. Destiny è un videogioco sviluppato da Bungie ed è ambientato in un mondo “connesso e condiviso”, come hanno affermato gli sviluppatori. Come nel mondo cinematografico, anche il gioco ha un genere, e questo appartiene allo sci-fi e per lo sviluppo sono stati spesi circa 500 milioni di dollari. Il doppiatore di uno dei personaggi, è Gaetano Varcasia, noto soprattutto per aver doppiato Topolino dal 1988 al 1996. dal 2007 al 2012 ha doppiato l’attore Peter Jacobson in Dr. House e dal 2011 è la voce di Peter Dinklage nella leggendaria serie Il trono di Spade.
Roberto Pedicini invece è la voce celebre di Kevin Spacey, oltre ad aver dato voce a Jim Carrey, Woody Harrelson, Rupert Everett e Vincent Cassel e tanti altri ancora. Il gioco, in cui Pedicini ha lavorato, è Call of duty: Advance Warfare, appartenente al genere sparatutto in prima persona. È l’undicesimo capito della celebre serie Call od Duty, sviluppato da Sledgehammer Games e High Monn Studios e pubblicato da Activision. Proprio un videogioco vanta la partecipazione di Kevin Spacey in cui interpreta John Irons, uno spietato presidente di una milizia militare privata. L’attore ha lavorato attraverso il motion captures, ovvero la registrazione dei movimenti del corpo che, grazie alla riproduzione digitale, si ha un’analisi immediata.
L’incontro, oltre ad essere uno spazio di presentazione dei due videogiochi, è stato anche caratterizzato dalle curiosità da parte del pubblico sul lavoro del doppiaggio. Negli ultimi anni, soprattutto per le generazioni più giovani, c’è la tendenza a guardare in lingua originale i film, perché spesso il doppiaggio italiano non rispecchia le sfumature e le intenzioni degli attori originali. Ma Varcasia ha affermato: «quando mi si dice che il doppiaggio è il male, io penso che se se voglio leggere un’opera di Shakespeare, e non riesco a leggerlo in lingua originale, leggo un’edizione tradotta». In fondo, ha proseguito Pecidini: «la voce è un risultato di un pentagramma musicale» quindi, diventa necessario il doppiaggio, se non si conosce una lingua straniera in modo fluente, perché si rischia di perdere il ritmo e, a volte, le stesse battute, andando a leggere la traduzione che non sarà mai come la messa in scena recitata attraverso il doppiaggio.
Di Maria Giorgia Vitale per Oggialcinema.net