Magazine Diario personale
Silvia, trentanove anni, capelli corti da un pò, sessantaquattro chili che dovrebbero essere sessanta al massimo,una terza coppa C di seno, molta fame, una psicologa di nome Anna con gambe lunghissime.
Detesto le mie gambe, del cappuccino bevo solo la schiuma, non finisco mai una tazzina di caffè, il colore lampone è un bel colore ma non lo uso quasi mai.
Tanti libri fra le mani, la musica ovunque, grande disordine delle cose intorno e dentro me, casa mediamente pulita, desidero tanto una poltrona ed una lampada da terra che la illumini, la dieta la interrompo e riprendo continuamente.
Quarantadue/quarantaquattro la mia taglia di pantalone e gonna ma se li compro da H e M indosso una quaranta, perciò vado sempre lì, quaranta di piedi, per le calze meglio una seconda misura, ma ho sempre usato la terza, effettivamente mi stavano un pò lunghe mi stavano.
Ho la congiuntivite ed una borsa Furla che non desideravo ricevere.
Ho pochissime Amiche, molta rabbia, un polipo alla colecisti ed un calcolo al rene sinistro, mi fa male la schiena, adoro le chupa chups alla ciliegia, dovrei stare ferma invece mi muovo continuamente, la mia psicologa non è affettuosa con me, i miei figli profumano di cloro e shampoo quando escono dalla piscina.
Ogni sera che mi infilo a letto da sola, penso che sia un gran peccato, mi piace tanto fare l'amore e girovagare nei giorni feriali per la città indaffarata, tendo ad andare contromano ma non quando guido, soffro il mal di mare, il mal d'aereo, il mal di macchina, sto piuttosto bene sul treno effettivamente.
Adoro le melanzane grigliate, il pangrattato, la pasta burro e parmigiano, le zuppe.
Dice che cerco di accudire me stessa accudendo gli altri, la risultante è che nessuno mi accudisce, così imparo a farmi i fatti miei.
In Val D'Aosta ed in Sicilia ero così bella che mi emozionavo a guardarmi nello specchio, capelli di whisky, sogni fatti a brandelli come stracci in bocca ad un cane, un seno che puntava dritto.
Cerco sempre una scorciatoia, sto per compiere quarant'anni, volevo una famiglia unita, allegra, un Uomo che insegnasse ai nostri figli l'amore per una donna, semplicemente amandomi.
Devo essere più severa, più granitica, non mi piace fare sempre la stessa strada.
Vorrei ordinare le conoscenze e tornare a studiare, abbandonare definitivamente la macchina, andare a vivere in provincia, stare con i miei figli il più possibile.
Ho due rughe tristi intorno alle labbra, mi gira spesso la testa, troppo spesso.
Vedo una quantità incredibile di film, viaggerei tanto, ho bisogno di viaggiare.
Il mio computer portatile fa un rumore di sassolino che viene da dentro, non è un buon segno mi pare.
Chissà come ci è finito un sassolino dentro al mio pc, chissà chi ce lo ha messo.
La focaccia bianca con il crudo che abbiamo mangiato nella campagna bagnata di Torre Alfina era deliziosa, ma l'ho dilaniata lo stesso.
Ho un lavandino rotto da sempre, un rotolotto sulla pancia, delle ortensie secche e pile di giornali da rileggere.
Non ho ancora finito quasi nulla di ciò che ho cominciato.
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