Un giorno il navigatore smise di funzionare. Senza nessun motivo valido, la signorina delle indicazioni se ne andò; tempo pochi minuti ed ero perso. Girando per strade e stradine con indicazioni contraddittorie, arrivai in un paesello. Bene, pensai, potrò fermarmi a chiedere indicazioni. Cercando parcheggio incontrai uno strano cartello.
Un parcheggio per benedire, senza navigatore ero finito in un posto dove si benedice nei parcheggi. Il cosa venisse benedetto diventò l’informazione principale da chiedere al primo passante. Cosa si può benedire in un parcheggio? Le auto? Gli scambi di coppia? Forse in quel paese avevano il culto dell’automobile col sedile reclinabile, il loro messia era una Uno diesel.
Passa un tizio con un cesto in mano, una sorta di cappuccetto rosso con camicia e cappotto.
–Scusi, cosa si benedice in questo parcheggio?
–Dove? No, nel parcheggio niente. Andiamo a benedire le torte su in chiesa e lasciamo le macchine qui.
Mi ero sbagliato, sono adoratori della Farina evidentemente, il loro Dio è una mietibatte.
–Torte? Scusi ma non sono del posto.
–Ecco vede questo cesto? Ora lo porto in chiesa e il prete lo benedice.
Il cesto, religione dei vimini dunque.
–E poi cosa succede?
–Riporto il cesto benedetto a casa e domani, a pranzo con tutta la famiglia, mangiamo il cibo benedetto. Qua è una tradizione, forse più una scusa per mangiare tutti insieme che altro.
–Ma è fantastico! Quanta umanità si riesce a ritrovare in questi angoli sperduti ma al tempo stesso piccoli scrigni d’Italia! Ci tornerò sicuramente, porterò anche il mio cibo da benedire!
Notato il mio entusiasmo di turista, un operaio si affrettò a cambiare il cartello del parcheggio.