“Ciao, che fai nella vita? Io mi annoio…”. Basta una semplice risposta, una battuta in più, e sei in trappola. La trappola online delle “camgirl”, le adescatrici via chat che in un battibaleno possono incastrare professionisti, studenti, pensionati. Ne sanno qualcosa, ad esempio, le vittime di recenti ricatti on line a Castel di Sangro o Valle Peligna (leggi l’articolo).
La giovane Manuela Tubiana (il nome naturalmente è inventato) nella foto del profilo si regge i capelli con una mano, lasciando scoperta una spalla. E’ ammiccante e incoraggiante. Oggi ha 27 anni, ieri diceva di averne 23. Accetti di conversare e di “passare del tempo” (lei si “annoia”) con uno scambio via Skype. Nel giro di pochi istanti ha già confezionato un video e lo sta diffondendo sulla tua pagina Facebook e su Youtube prima ancora che tu ti renda conto. Facile farsi prendere dal panico. E’ uno dei tanti casi di ricatti a sfondo sessuale, con vittime costrette a pagare anche migliaia di euro pur di impedire la diffusione di video compromettenti e imbarazzanti. Situazioni capaci di creare terremoti nelle vite private degli utenti del web e che danno filo da torcere e lavoro alla Polizia Postale. Nel caso dell’Alto Sangro, i due giovani si sono ritrovati attori di video hot quasi sicuramente realizzati con l’ausilio di tecniche artificiose.
TUTTO PARTE DA FACEBOOK. Tutto comincia con un approccio via Facebook. A lanciare l’allarme su questo tipo di attività criminale, che cresce con l’evolversi della tecnologia e non conosce confini, è l’associazione “Sulla buona strada” che si occupa di legalità e sicurezza. La ragazza su Skype (qui si chiama “Manuela single”) manda qualche bacio, poi va dritto al sodo, inscena una performance erotica chiedendo all’adescato di spogliarsi e mostrare le sue parti intime. Nel frattempo confeziona un video mettendo insieme immagini reali con fotomontaggi che rappresentanto scene di masturbazione fittizie (parti intime di dimensioni da entrare in concorrenza con Rocco Siffredi), per cui anche se non ti sei spogliato e sei rimasto immobile al tuo posto sembra che l’abbia fatto. A tale scopo, la giovane Manuela (o chi per lei) si prende qualche istante, approfittando di momenti morti, o invitando ad aspettare in chat.
IL RICATTO. Nel giro di una manciata di minuti il ricatto è pronto. La ragazza (ma a questo punto potrebbe anche non trattarsi di un persona reale, ma di un’organizzazione criminale) tempesta l’adescato con una serie di ricatti tendenti a provocare panico. Se non hai fegato e conoscenza di questo tipo di situazioni, cadi nella rete. A dare il colpo basso è la pubblicazione contemporanea di decine di post sulla pagina Facebook della vittima, ovviamente visibili a tutti i contatti, oltre che alla pubblicazione di un video su Youtube e su una serie di siti e social forum. Cancellarli tutti è una corsa contro il tempo. Su Skype il ricatto esplicito. “Mi dispiacerebbe rovinare una vita giovane come la tua”, scrive lei, “si sa bene che questo atto da me mostrato è un crimine, perché le molestie sessuali e fatti relativi alle molestie sessuali sono punibili da due anni di reclusione e una multa 30mila euro, legge del 6 agosto 2012″. La ricattatrice non si blocca nemmeno di fronte alla fermezza dell’utente: “Sei stata appena denunciata allo polizia postale. Alla mia reputazione online ci penso io”.
E infatti prosegue: “Avvertendo la polizia rischiate solo di peggiorare la situazione”.
Nel frattempo contatti la la Polizia Postale. Che la domenica non lavora.
di Fabio Iuliano – Fonte il Centro