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“Ricci” (Italic, 2011).

Creato il 06 settembre 2011 da Fabry2010

“Ricci” (Italic, 2011).Nella sua prima prova narrativa, Linnio Accorroni propone l’itinerario intimo di un rapporto fra un padre e un figlio. Una sorta di diario doppio che indaga la dimensione umana con estrema intensità verbale e descrittiva. Un realismo semplice e diretto rende la naturalezza del rapporto fra i due e il modo di confrontarsi con se stessi e con le prove della vita. Nessuna retorica compare fra le pagine di Ricci, dove occorre la narrazione sa farsi cruda esplorazione delle difficoltà e del dolore, senza cedere però al patetismo. Una prosa elegante e gentile mitiga un racconto che arriva ad esplorare in profondità le dimensioni più intime della sofferenza e della malattia, sempre però con un’ironia che manifesta nel narrare il coraggio dei protagonisti e il permanere della speranza. Il titolo dell’opera si riferisce agli animali che talvolta restano privi di vita sul bordo della strada vittime della fretta degli uomini. L’autore invita ad una pausa, una riflessione sull’ansia che talvolta arriva a rendere superficiale persino il rapporto più stretto, quello di un padre con il figlio. Così, riflettendo sulle piccole morti che ognuno porta con sé nell’agitazione quotidiana, si può riscoprire un legame autentico, capace di trovare una risposta alle prove che impone il dolore.

Linnio Accorroni ( Offagna, 1959) ha pubblicato: “69 posizioni Cronache Interviste Letture”(Cattedrale, 2009).
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Inizia con un fuoco di epigrafi “Ricci” di Linnio Accorroni, a segnalare appartenenza e rotte culturali. Poi, appena dopo, ecco il primo dei molti scorci, delle cose naturali. Subito a seguire viene il padre ammalato e anziano, ha un brutto tumore. Ti prego solo di questo – gli sta dicendo il figlio – qualsiasi cosa accada, anche se a te pare stupida ed insignificante, devi farmelo sapere. Subito. […] Io sono tuo figlio e tu sei mio padre. Poi tutto prenderà a squilibrarsi, in un senso di disappartenenza, di s-possesso, di alienazione, in una cappa opprimente che sa di chiuso, di aria consumata, con le resurrezioni momentanee dei giorni in cui i disturbi sembrano più sopportabili. E intanto che tutto questo accade e tutto viene fedelmente e dettagliatamente registrato, intreccio e insieme sommario, la comunicazione fra i due prende a farsi autentica e sincera: due universi che erano quasi incompatibili cominciano a trasfondersi l’uno nell’altro, fino all’insospettato e profondo epilogo, come inattese e profonde sono le pagine di questo quaderno del dolore intitolato “Ricci”.

Adelelmo Ruggieri



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