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Ricetta per un bestseller. Invettiva.

Creato il 31 maggio 2013 da Unarosaverde

Frequenza: sforna un libro all’anno, o anche due, e sommergi il mercato oppure fatti desiderare e pubblicane uno ogni tre, quattro anni, facendolo precedere da una campagna pubblicitaria costosissima ed efficace.

Canovaccio: copia-incolla la trama da uno dei libri precedenti, meglio se da quello che ha avuto più successo. Cambia il nome e l’aspetto fisico dei protagonisti principali, ambienta le vicende in quei luoghi che tutti vorrebbero vedere almeno una volta nella vita, utilizza come pretesto per innescare le azioni un quadro famoso, un libro famoso, un nome famoso di artista e ricamagli intorno un misteruccio, leggi tante guide di viaggio alla ricerca di particolari curiosi e meno noti ai più ma comunque risaputi, in modo che si possano verificare in loco. Lavora con i colpi di scena: uno per ogni capitolo almeno. E non dimenticarti di infilare qua e là qualche idea pseudo-ecoambientale o catastrofica, che va sempre di moda. Non svelare tutte le ragioni e le connessioni tra gli episodi: lascia che il lettore si ponga dei dubbi così magari non glieli potrai risolvere nemmeno in una prossima opera.

Personaggi: non caratterizzarli troppo, stai sul vago. Fai in modo che il cattivo diventi buono, che il buono ceda alle lusinghe della cattiveria, che le figure secondarie spuntino dal nulla, senza avere troppo senso, come se appartenessero ad un altro libro e che, alla fine del racconto, ci si possa dimenticare di loro. Infila qua e là gente che si comporta come tutti si aspettano che si debba comportare: una zingara che prende soldi per aiutarti, un custode di monumento che prende soldi per aiutarti…non è difficile trovare altri esempi.

Stile: usa tutti i clichè possibili ed immaginabili. Abbonda con la paratassi, con i luoghi comuni, con i particolari tecnici sugli oggetti in modo da catturare l’attenzione del lettore con queste minuzie cosicché non si accorga che hai fatto il copia-incolla di cui dicevamo prima. Utilizza traduttori pagati per rendere ancora più sciatta la tua prosa. Ad esempio puoi utilizzare un “drone” che ci sta bene di questi tempi, meglio ancora della playstation, oppure puoi scrivere:

Parecchi pedoni lanciarono una seconda occhiata al passaggio del trike, perplessi nel vedere un uomo alto più di un metro e ottanta in abito Brioni seduto in sella dietro una donna minuta” : nota l’effetto della parola trike, del riferimento ad un abito sartoriale di un taglio che tutti gli italiani dovrebbero riconoscere a prima vista e dell’inversione del ruolo machista. Tre piccioni con una fava.

Oppure pui dire: “Devo smetterla di avere un atteggiamento così snob a favore dei libri rilegati in pelle” si disse. “Gli e-book hanno davvero il loro perché.” e guadagnarti un premio per la peggior frase inserita in un libro nel 2013.

Conseguenze: siediti in poltrona e conta i soldi. Il tuo è un best-seller annunciato. E tu ti sei guadagnato a buon titolo un posto in mezzo a tutta la mediocrità che ci circonda, che tanto ci piace e ci fa sentire al sicuro. E per fortuna che, tante volte, gli e-book hanno un altro perchè e arrivano per le magiche vie della rete perché, per lo meno, uno può evitare di spendere 25 euro per questa porcata. Peccato per lo spreco di tempo.

“Inferno” di Dan Brown. Buona lettura a tutti.


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