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Richiesta di solidarieta’ con l’egitto: difendi la rivoluzione!

Creato il 21 novembre 2011 da Nineteeneightyfour

L’appello disperato di piazza Tahrir: combattiamo insieme!

( Si combatte al Cairo. Si muore ancora in piazzaTahrir.)
Qualche giorno fa diversi movimenti egiziani hanno lanciato unappellorivolto al mondo intero. Pubblichiamo la versione italiana,

RICHIESTA DI SOLIDARIETA’ CON L’EGITTO: DIFENDI LA RIVOLUZIONE!

LETTERA DAL CAIRO A TUTTI I MOVIMENTI DI OCCUPAZIONE/DECOLONIZZAZIONE E RESISTENZA.

Dopo tre decadi di vita sotto una dittatura gli Egiziani hanno iniziato una rivoluzione chiedendo pane, libertà e giustizia sociale. Dopo l’occupazione quasi utopica di piazza Tahrir, durata diciotto giorni, ci siamo liberati di Mubarak e abbiamo iniziato il secondo più difficile compito di rimuovere i suoi apparati di controllo. Mubarak è finito, ma il regime militare vive ancora. Per questo la rivoluzione continua – con azioni di pressione, scendendo in strada per reclamare il diritto di riappropriarci del controllo delle nostre vite, e del loro sostentamento, contro il sistema di repressione e gli abusi che da anni perpetra. Oggi, però così presto dopo la sua nascita, la rivoluzione è in stato di minaccia. Vi scriviamo questa lettera per raccontarvi quello che vediamo, come resisteremo a questa nuova repressione e per chiedervi la vostra solidarietà.

Il 25 e il 28 di Gennaio, l’11 Febbraio, avete visto i nostri giorni, li avete vissuto con noi, attraverso la televisione e internet. Abbiamo combattuto ognuno di questi giorni, il 25 Febbraio, il 9 Marzo, il 9 Aprile, il 15 di Maggio, il 28 di Giugno, il 23 di Luglio, il 1 di Agosto, il 9 Settembre, il 9 Ottobre. Ogni volta l’esercito e la polizia ci ha attaccati, massacrati, arrestati, uccisi. E noi abbiamo resistito, abbiamo continuato, in alcune di questi giornate abbiamo vinto, in altre abbiamo perso, ma mai senza un costo. Più di 1000 persone hanno dato la vita per cacciare Mubarak. Da allora molti altri si sono aggiunti. Noi continuiamo la nostra lotta per far si che le loro morti non siano state invano. Nomi come Ali Maher (15 anni, ucciso dai militari in Tahrir, 9 Aprile), Atef Yehia (Colpito alla testa da un proiettile sparato dalle forze di sicurezza durante una manifestazione in solidarietà con la causa Palestinese, 15 Maggio), Mina Daniel (Ucciso dai militari con un colpo d’arma da fuoco durante la manifestazione davanti a Maspero, il 9 Ottobre).

Il ricordo di Mina Daniel, dopo la morte, è umiliato dalla perversione di aver inserito il suo nome nella lista accusati del procuratore militare.

Da quando la giunta militare ha preso il potere, più di12000dei nostri compagni sono stati giudicati da un tribunale militare, senza la possibilità di chiamare testimoni, a porte chiuse, e con accesso limitato solo agli avvocati. Ci sono minori in prigioni per adulti, sentenze di morte, e l’uso della tortura è tornato ad essere la norma. Le manifestazioni delle donne sono state attaccate e le molestie sessuali si sono spinte fino ai “test della verginità” sulle manifestanti da parte dell’esercito.

Il 9 Ottobre, l’Esercito ha massacrato 28 compagni a Maspero [Gli edifici della televisione pubblica, quello che è passato, in occidente, come il massacro dei Copti data la maggioranza cristiana in quella manifestazione N.d.t.]; Ci hanno investiti con i carri armati e ci hanno sparato per le strade, mentre, tramite i media di stato, hanno cercato di incitare violenze di tipo settario [ad ex. Mandando per televisione l’avviso che “I Cristiani” stavano attaccando l’esercito presso Maspero N.d.T]. I fatti di Maspero sono stati censurati. È solo l’esercito stesso che sta indagando su quei fatti. Coloro che ne parlano apertamente sono sistematicamente presi di mira. Questa domenica il nostro compagno e Blogger Alaa Abd EL Fattah è stato arrestato sulla base di accuse inconsistenti. Stasera passerà un’altra notte in una cella senza luce.

Tutto questo è messo in atto dallo stesso esercito che in teoria dovrebbe assicurare la transizione democratica, che ha dichiarato di voler difendere la rivoluzione, e che sembra aver convinto molti, in Egitto e all’estero. La linea ufficiale è stata quella di assicurare “Stabilità”, con vuote rassicurazioni sul fatto che l’Arma starebbe solo creando l’ambiente appropriato per le imminenti elezioni. Ma anche quando un nuovo parlamento sarà eletto, vivremo ancora sotto una giunta che ha potere legislativo, e si costituisce autorità giudiziaria, senza garanzie che tutto questo giunga mai ad una fine. Coloro che sfidano questo schema, sono perseguiti, arrestati e torturati; i processi militari ai civili sono il primo strumento di questa repressione. Le prigioni sono piene di incidenti di questa “transizione”.

Ci rifiutiamo di cooperare con i tribunali militari e le cause da essi intentate. Non ci costituiremo, non ci sottoporremo volontariamente agli interrogatori. Se ci vogliono ci dovranno prelevare con la forza dalle nostre case e dai nostri posti di lavoro.

Nove mesi dopo l’inizio di questa nuova repressione militare, stiamo ancora lottando per la nostra rivoluzione. Marciamo, occupiamo, scioperiamo, fermiamo e blocchiamo la città. Anche voi, lo sappiamo, fate cortei, occupate, scioperate, e fermate le città. Sappiamo della partecipazione fluviale con cui ci avete supportato a Gennaio, sappiamo che il mondo ci guarda da vicino, e che trae persino ispirazione dalla nostra rivoluzione. Ci siamo sentiti nella stessa lotta, come mai prima d’ora. Adesso siete voi a ad ispirarci mentre guardiamo le lotte dei vostri movimenti. Abbiamo sfilato in corteo davanti all’ambasciata Americana al Cairo, per protestare contro la rimozione violenta dell’occupazione di Piazza Oscar Grant ad Oakland. La nostra forza è nella lotta comune. Se fermeranno le nostre lotte, l’ 1% vincerà – Al Cairo come a New York, Londra o Roma – Ovunque. Ma finché la rivoluzione vive, non c’è limite alla nostra immaginazione. Siamo ancora in grado di creare un mondo in cui valga la pena di vivere.

Potete aiutarci a difendere la rivoluzione!

Il G8, l’FMI, e gli stati del Golfo, hanno promesso al regime prestiti per 35 miliardi di dollari. Il governo degli stati uniti elargisce 1,3 miliardi di dollari in aiuto all’esercito ogni anno. I governi del mondo continuano nel loro supporto e intessono alleanze con i governatori militari in Egitto. Le pallottole con cui ci uccidono sono prodotte in America. I gas lacrimogeni, che bruciano I nostri occhi da Oakland alla Palestina sono fabbricati in Wyoming. La prima visita di David Cameron all’Egitto postrivoluzionario era intesa a chiudere un affare relativo agli armamenti. Questi sono solo alcuni esempi. Bisogna far sì che le vite delle persone, il loro futuro e le loro libertà non siano utilizzati per gli assetti strategici. Dobbiamo unirci contro quei governi che non condividono gli interessi dei cittadini.

Vi chiediamo di intraprendere azioni di solidarietà per aiutarci a contrastare questo ennesimo giro di vite.

Abbiamo suggerito una Giornata Nazionale per la Difesa della rivoluzione egiziana, con lo slogan “ Difendiamo la Rivoluzione Egiziana –Stop ai processi militari ai civili

Proposte di Lotta:

•Azioni contro le Ambasciate egiziane o I consolati con la richiesta del rilascio immediato dei civili giudicati in Tribunali military. Se Alaa, viene rilasciato, chiedete il rilascio delle migliaia ancora in carcere.
• Azioni volte a criticare l’appoggio del vostro governo all’Egitto .
• Proiettate video informative sulla repressione cui siamo sottoposti ogni giorno, e la nostra resistenza, scriveteci una mail per avere link al nostro materiale.
• Videoconferenze con attivisti egiziani, scriveteci per contatti.
• Ogni modo creativo di mostrarci solidarietà e che mostri agli egiziani che hanno alleati all’estero.

Se risponderete al nostro appello, scrivetecelo in modo da poterlo comunicare, ci piacerebbe anche avere foto e video degli eventi che riuscirete a organizzare.

[email protected].

“Campagna per la fine dei processi Militari ai Civili.”
“Campagna Alaa Libero.”
“Mosireen ( I determinati )”
“Compagni dal Cairo.”


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