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Quel giorno facemmo l'amore. Avevo diciassette anni. Troppo piccola per capire certe cose, certe situazioni più grandi di me. Ero innamorata, almeno, sembrava che lo fossi. Come tutte le adolescenti sognavo di vivere una relazione perfetta accanto ad una persona che sapevo benissimo non essere così perfetta come appariva.
Era strano, diverso dal solito. Freddo e distaccato come non lo era stato mai.
Io, tremendamente gelosa, cercavo di non essere troppo possessiva per la paura di perderlo. Mi sentivo come un burattino tra le sue mani: usata. A volte percepivo il suo amore verso di me, altre decisamente no.
Soffrivo da morire nell'incertezza della solitudine. Perché più di ogni altra cosa temevo di restare sola, e questo timore mi spingeva a restargli accanto più dell'amore stesso. Avrei fatto di tutto per lui, anche soffrire in silenzio.
Quel giorno feci una cosa che forse non avrei dovuto fare, ma che ora sono sicura sia stata la cosa giusta per me; altrimenti non avrei mai scoperto il velo di bugie che stava lentamente soffocando i battiti del mio cuore.
Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di dirmelo e avrebbe semplicemente fatto finta di niente. Il solo pensiero che avrei potuto non scoprire il male che mi stava facendo alle spalle, mi fa venire i brividi ancora oggi.
Restai per qualche minuto impietrita. Immobile. Non vedevo più niente, ero cieca.
Le lacrime invasero i miei occhi, le mie guance, la mia bocca. Mi mancò il respiro.
Il cuore mi scoppiava in petto eppure allo stesso tempo non riuscivo più a sentirlo battere. Ero contemporaneamente viva e morta.
Sentivo che la mia vita, in un colpo solo, stava affondando. Tutto cominciò a crollare.
Da quel giorno pian piano cominciai a svuotarmi di ogni sentimento, finché dentro di me non rimase più nulla. Ero un corpo senz'anima.
Tanto forte fu il dolore che subito non mi accorsi dell'enorme sbaglio che feci nel perdonarlo. In quel momento la mia paura sembrò avere la meglio, perfino paragonata a quell'immensa sofferenza che mi stava divorando.
Non avevo altro al di fuori di lui. Così mi sembrava. Non riuscivo a percepire tutta la vita che in realtà mi stava circondando e preferii restare accanto ad una persona che fingeva di amarmi piuttosto che restare sola.
Ero una ragazza piena di paure e insicurezze. Una ragazza che crescendo diventò sempre più forte. Una ragazza che col tempo capì i suoi sbagli. Una ragazza che decise di prendere in mano la sua vita e dare una svolta a tutto.
Diventai donna il giorno in cui cominciai a rispettarmi. Diventai donna quando finalmente trovai il coraggio di chiedermi cosa veramente volessi da questo mondo. Diventai donna nel preciso istante in cui decisi che non avrei più accettato quel tradimento che mi distrusse l'anima. Meritavo molto di più. Pezzo dopo pezzo ricostruii quel che rimaneva di me.
Diventai donna nel momento in cui capii che essere sola era decisamente meglio che restare avvinghiati ad un passato morto e sepolto. Lui non avrebbe mai più toccato il mio corpo, non avrebbe più annusato il mio profumo, non avrebbe più accarezzato i miei capelli. Era sporco di un'altra donna che non ero io.
Dopo troppo tempo mi resi conto era che arrivato il giorno di crescere e decidere cosa fosse meglio per me.
Fu in quei giorni di rinascita che lo incontrai. Nel momento più difficile della mia vita lui bussò alla mia porta e dolcemente s'insinuò nella mia esistenza.
Come un fulmine a ciel sereno, come un arcobaleno dopo la tempesta, come l'ultimo raggio di sole alla fine di una giornata, lui sconvolse le mie priorità. Capii che stavo cominciando a vivere solo adesso che finalmente l'avevo incontrato.
Lui mi diede la possibilità di riscattarmi. Lui capì il mio dolore e mi aiutò a superarlo. Lui mi donò la fiducia che avevo perso. Lui mi diede la protezione che da sempre stavo cercando. Era esattamente la persona che desideravo avere al mio fianco. Un uomo sincero.
Ero una donna quando incontrai l'Amore vero.
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