Magazine Libri

Ricordi di scuola – 2

Creato il 03 luglio 2014 da Albix

Ricordi di scuola – 2In seconda elementare ci aspettava il fiocco celeste.

Invece a novembre arrivò la piena del fiume Mannu.

La nostra casa, con negozio annesso, fatto di mattoni crudi (il famoso mattone di  ”ladri” o “ladiri”, un composto a crudo  di argilla frammista a paglia),  fu invasa dall’acqua.

Tutta la popolazione che abitava nei quartieri  a ridosso del fiume, venne fatta sfollare. Ho impressa nella mente una scena quasi biblica: una notte, sotto l’acqua, una fila sterminata di persone, per lo più vecchi, donne e bambini, si snodava verso i quartieri alti del paese, oltre la chiesa parrocchiale; alcuni vecchi cercavano di farsi luce e coraggio con una stearica dalla fiamma tremolante stretta in mano , invocando in un lamento disperato “Santu Brai” (il patrono del mio paese), mentre le pie donne intonavano in processione l’Ave Maria in Sardo (Santa Maria, mamma de Deusu, prega po nosatrus peccadoris……).

Io ricordo mia mamma, che allora era incinta di Stefano e aveva in braccio Damiano, che guidava i più piccoli di noi verso l’asilo (uno dei ricoveri allestiti per gli sfollati, che si trovava appena sopra il cinema di Vittorio, dove la domenica gli uomini, con 100 lire e i ragazzi con sole 50 lire potevano assistere alla proiezione dei films di Ursus, di Ercole o di Ringo prodotti a Cinecittà; oppure a quelli di Joselito o di Cantinflas, freschi dal Messico, ma doppiati in lingua italiana).

Mio padre, come tutti gli uomini, era rimasto indietro, aiutato dai figli più grandi, per salvare il salvabile. Tra il salvabile mio padre aveva incluso, oltre alla merce e agli attrezzi da lavoro, messi al sicuro nel piano superiore della casa,  anche le galline, che allora erano ospitate nel pollaio dello sterminato  orto che si estendeva dietro la nostra casa (cinque dei miei fratelli vi hanno in seguito  edificato ampie case singole,   con annesso giardino di 300 mq ; ed esiste ancora la vecchia casa padronale, con 400 mq di giardino annesso);.

Ma purtroppo le galline morirono tutte; mio padre tentò di cucinarle, spacciandole per galline di macelleria, ma il loro sapore era così disgustoso che dovette mangiarsele praticamente da solo, perchè tutti ci rifiutammo di mangiarle; per punizione ci cucinò le fave ” a macco”, delle orribili fave secche, cucinate con bietola selvatica che a me non piacevano per niente (solo venti anni dopo scoprii di essere carente di un enzima, il G6PD  mi pare, che praticamente mi rendeva fabico, intollerante alle fave, con pericolo di morte in caso di consumo).

A salvarmi dalla carne delle galline morte annegate e dalle fave a macco ci pensò il Comune, che organizzò una colonia invernale a Giorgino (all’epoca la più rinomata località balneare di Cagliari) onde alleviare le famiglie alluvionate dal carico dei figli in età scolare; fu così che frequentai a Giorgino la mia seconda elementare.

Del mio maestro di allora non ricordo il nome; ricordo però che metteva in palio delle caramelle di anice e di menta  per chi avesse svolto il tema migliore; erano delle caramelle rettangolari,gustosissime, avvolte nella carta trasparente;  con un cuore di liquido che ti rinfrescava la  bocca; ricordo che vinsi il premio in più di una occasione, perché sin da allora mi piaceva scrivere con passione.

Ricordo anche che il mio maestro una volta mi portò nelle altre classi per farmi disegnare alla lavagna la lettera “f” minuscola, che io all’epoca trascrivevo con la parte inferiore così ampia, da farla sembrare il ventre di una vespa. Io mi sentivo orgoglioso di questa mia originalità, anche se, a ripensarci bene, forse il mio maestro voleva mostrare agli altri come NON si dovesse scrivere la “f”.

Mio padre ricostruì la casa quasi subito. E anche se lui era siciliano, conosceva bene il proverbio dei Sardi e dei somari sardi (che proverbialmente si fanno fregare una volta soltanto nella vita.

Infatti ricostruì la casa elevandola di ben 50 centimetri sopra il piano di calpestio, e interamente in blocchetti di cemento. La casa, come ho già detto,  esiste ancora e l’acqua non vi è mai più entrata da quella volta.

Credo che per ragioni didattiche, la famiglia si ricompose però  soltanto in estate, dopo la fine dell’anno scolastico.

Di quell’anno scolastico 1961-1962 ricordo le canzoni di Mina,  di Celentano, di Rita Pavone e di Fred Bongusto.

A Giorgino, a chiusura della colonia estiva, vennero organizzati una partita di calcio e un concorso canoro. Al concorso canoro arrivai secondo cantando la canzone “Una rotonda sul mare” di Fred Bongusto (il primo premio me lo strappò un ragazzo che cantava “Viva la pappa” di Rita Pavone, che allora spopolava in TV con Gian Burrasca); mentre alla partita di calcio la mia squadra perse perché “Truciolo” (purtroppo ricordo solo il suo soprannome), all’ultimo minuto, mi fregò la palla che stavo per infilare in rete e segnò dall’altra parte; ho dalla mia la scusante che giocavamo a piedi nudi e sulla sabbia.

Fine parte seconda- continua


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :