Pubblicato da lapoesiaelospirito su ottobre 18, 2011
di Guido Michelone
La memoria del grandissimo poeta veneto, morto a Conegliano da pochissimo novantenne il 18 ottobre scorso (era nato il 10 ottobre 1921 a Pieve di Soligo e lì era sempre vissuto), può essere altresì onorata, al di là di un’imminente ripubblicazione di un corpus lirico notevole o degli eventuali inediti, da quello che è forse l’ultimo libro pubblicato in vita, uscito nel settembre 2011 con il titolo Il cinema brucia e illumina, sottotitolo Intorno a Fellini e altri rari per le edizioni Marsilio di Venezia. Si tratta di un’antologia curata dall’esperto Luciano De Giusti che contiene tutti ma proprio tutti gli scritti riguardanti il cinema che il poeta ha disseminato lungo una carriera letteraria intensa e aperta a diversi linguaggi estetici, come la musica, la pittura e appunto le immagini in movimento. Il rapporto tra Zanzotto e gli audiovisivi, come ben documentato dal libro stesso (che ha la sola pecca di non citare lo splendido reportage Possible Meetings. Two poets two voices girato da Nelo Risi, regista ma anch’egli eccellente poeta nel 2009, in un confronto serrato ma pacatissimo tra due grandi vecchi), può diversi in quattro diversi momenti spesso sovrimpressi e comunque dialoganti: le singole liriche di Zanzotto che citano direttamente il cinema; la poetica zanzottiana che sinestesicamente usa un linguaggio filmico; i saggi sugli interventi critici su tematiche del cinema (perlopiù registi e lungometraggi); e la collaborazione con il geniale cineasta Federico Fellini; quest’ultima resta di certo la più nota e diffusa, anche perché riguarda un caso più unico che raro di inserimento di testi declamati e scritti appositamente per un film, nell’occasione Il Casanova (1977), al quale fan seguito i suggerimenti (non accreditati nei titoli di testa e coda) per E la nave va, La città delle donne, l’incompiuto Viaggio di Mastorna e altri progetti minori. Sarebbe troppo lungo e faticoso addentrarsi nei dettagli del libro, anche perché ogni scritto sul cinema di Zanzotto, talvolta brevissimo e occasionale (come lettere e appunti) meriterebbe comunque chiose serissime per l’intelligenza delle osservazioni, così come il modo in cui egli interiorizza il cinematografo nella propria versificazione è estremamente vitale e creativo. E proprio per questo è bello ricordare questo immenso scrittore, appartato intellettuale, fra tradizione e avanguardia, fra dialetto e sperimentalismo, attraverso una delle sue poesie migliori, in veneto, Sarlòt e Jijeto, ovvero, in traduzione, Charlot e Gigetto: che fra l’altro, oggi, suona come un dolce epitaffio: E così te ne sei andato anche tu, Charlot, / poiché nessuno resta qui per semenza, / ma sei andato nel modo più giusto / come avviene per l’Assunzione e l’Ascensione – / Che di più bello spegnersi / così vecchio che sei tornato bambino / anzi ancora più indietro / per svignartela quatto / in una bolla leggera, la notte di Natale. Grazie, Andrea Zanzotto
Non ho mai conosciuto di persona Andrea Zanzotto, anche se un anno e mezzo fa ci sono andato vicino, quando al VAM Fest (Vercelli Art Movie Festival), da me codiretto assieme ai critici Luca Bandirali ed Enrico Terrone, la giuria premiò il documentario Possible Meetings. Two poets two voices con l’idea della poetessa Francesca Tino Brunozzi di riproiettarlo alla locale Casa della Poesia alla presenza dei due poeti, anche se poi l’iniziativa non andò in porto per lo scarso aiuto (per non dire nullo) dell’Assessorato alla Cultura del Comune, sensibile soltanto alle lusinghe dei grossi numeri e degli eventi spettacolari (ovvero l’esatto opposto di quel film e della poetica dei due Autori). Bisognerebbe che ogni scuola, università, o associazione culturale dotata di lettore DVD proiettasse in questi giorni Possible Meetings. Two poets two voices forse il modo migliore, assieme ai suoi libri, per conoscere larte poetica di Andrea Zanzotto.